TAIBON
di Alessandro Savio.
Mauthausen, piccolo villaggio di cinquemila abitanti sulle rive del Danubio in alta Austria vicino a Linz, fu tristemente noto per il campo di concentramento allestito ancora nella prima guerra mondiale, fatto costruire dalle alte gerarchie militari Austriache per ospitare i numerosi prigionieri del primo conflitto mondiale. Nei vari campi presenti in Austria furono internati circa 600.000 soldati italiani , dei quali 100.000 non fecero più ritorno poiché perirono di stenti e malattie subiti nei lager. infatti anche se i prigionieri dovevano essere trattati secondo la convenzione dell’Aja del 1907, a causa della scarsità di viveri che colpì l’Impero Austriaco verso la fine del conflitto, gli internati vennero abbandonati al loro destino, soprattutto anche da parte del Governo Italiano che li considerò ingiustamente dei codardi o addirittura dei disertori per essersi arresi all’avversario. Indicati dalle autorità e dagli alti vertici militari italiani come traditori della Patria , catturati per la maggior parte dopo la disfatta di Caporetto, e quindi lasciati in condizioni precarie e di malnutrizione, inviati nei campi di lavoro , sfruttati fino alla morte dall’Austria e abbandonati dal proprio Governo. Essi ricevettero aiuto solo dai propri famigliari e dalle organizzazioni umanitarie , ma la maggior parte delle volte i pacchi con i viveri non arrivavano a destinazione , oppure arrivavano manomessi. Fu così che la CROCE ROSSA organizzò un servizio postale di corrispondenza fra i prigionieri e le proprie famiglie , in accordo con i due eserciti per favorire la richiesta e la spedizione dei pacchi con abiti e cibo. Una grande opera meritoria per i prigionieri e per i soldati al fronte fu la istituzione delle cosiddette “ MADRINE DI GUERRA” , signore o signorine messe in contatto epistolare con un soldato povero o senza famiglia , adottato come figlioccio e quindi offrivano loro assistenza morale e patriottica , secondo le proprie possibilità sia al fonte che nei campi di prigionia inviando dei pacchi con vestiti di lana, viveri, tabacco ecc.. Per i soldati era un modo efficace di non sentirsi abbandonati ed un vero conforto morale . In genere i nominativi e gli indirizzi dei più bisognosi venivano forniti dai cappellani militari, dagli ufficiali ma anche dai sindaci e dai parroci. Le madrine , erano maestre o signore o signorine istruite e di buona famiglia , in questa fitta corrispondenza informavano anche i famigliari sulla salute dei soldati con notizie veritiere e rassicuranti. Queste iniziative umanitarie si rilevarono importantissime per i soldati che non ricevevano lettere dai famigliari per molteplici ragioni anche di analfabetismo e quindi cadevano in profonde crisi di depressione , in effetti questa corrispondenza contribuì in modo efficace a sostenere il morale della truppa inviando loro le lettere di conforto. E’ il caso del soldato LORENZO SONEGO matricola n.68126 internato nel Kriegsgefangenlager (Campo di prigionia) di Mauthausen (Austria) il quale in data 18.11.1917 ha inviato la cartolina postale alla sua Madrina di Guerra FAVRETTI MARIA – Farmacia Favretti- Agordo – Belluno . Il tenore della missiva è il seguente :
Dist.ma Signorina Madrina di guerra
Favretti Maria Farmacia – Agordo –
Spero essere perdonato se lungo fu il mio silenzio ma come vedrà dal giorno 25-10 mi trovo prigioniero in Austria. La mia salute è buona quanto desidero e spero di lei e famiglia . Mi vorrà perdonare se esagero con sfacciata confidenza ma il bisogno mi costringe di chiedere del pane. Di nuovo le chiedo perdono. Infinitivamente vi auguro ogni bene . Soldato SONEGO 18.11.1917.
La lettera evidenzia lo stato di indigenza che versava il soldato LORENZO SONEGO , proveniente da Vittorio Veneto o da uno dei paesi della alta Marca Trevigiana , ove questo cognome risulta molto diffuso , oppure può essere stato di istanza nella Caserma degli Alpini di Agordo , egli oltre che chiedere aiuto , indica non a caso di essere stato internato in Austria dal 25 ottobre del “17 , il giorno successivo della battaglia di Caporetto o dodicesima battaglia dell’Isonzo , più conosciuta nell’uso comune come disfatta di Caporetto in quanto lo scontro iniziò alle ore 2,oo del 24 ottobre del “ 17 ed il nostro esercito patì la più grande sconfitta del primo conflitto mondiale con 300.000 prigionieri e 350.000 sbandati costretti ad una pesante ritirata fino al fiume Piave. Linea difensiva dove un anno dopo esatto partì l’offensiva che portò l’Italia verso la ritirata dell’esercito Austroungarico ed al successivo armistizio di Villa Giusti (Padova) dove i Generali dei due eserciti si incontrarono per discutere le condizioni della Pace e sancirono la fine della Guerra che avvenne ufficialmente alle ore 15,oo del 04 Novembre 1918. Chissà se il soldato Sonego fece in seguito rientro a casa dal campo di prigionia. Da ricerche effettuate la Madrina di Guerra Favretti Maria Teresa era la figlia del dottor Luigi Favretti titolare della omonima farmacia sita in Piazza Libertà nel centro di Agordo e attualmente di proprietà del nipote dottor Giorgio Favretti. Un interessante aneddoto riguardante questa vicenda viene raccontato dal signor MICHIELI GIANNANTONIO classe 1931 residente a Milano ma originario di Agordo da parte della madre Favretti Maria Teresa , dopo aver visionato la cartolina postale , afferma che la propria madre non ebbe la possibilità di leggere tale corrispondenza in quanto in quel periodo era sfollata con tutta la famiglia a Bologna in seguito agli eventi bellici che colpirono la zona dell’Agordino dopo la disfatta di Caporetto. In quel periodo molte famiglie furono costrette ad abbandonare per lungo tempo il proprio paese come profughi con notevoli sacrifici dovuti per cause della guerra, per poi fare rientro a conflitto finito. Per curiosità la cartolina postale in questione è stata recuperata in un mercatino dell’antiquariato ed ha contribuito al racconto di queste tristi vicende storiche realmente accadute, dove si intrecciano con il filo rosso dei ricordi, la Grande Storia raccontata nei libri, e le piccole storie sconosciute dei nostri paesi di montagna , ma non per questo meno importanti.