Il “bellissimo esempio” di un muratore ventenne, domestico a Belluno per poter andare alla scuola serale Nel bel libro “Ricordando. Storia e immagini del comune di Sedico” in copertina il disegno di Sandra Rossa Argenti “Villa Rudio a Landris) edito dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali con la collaborazione di Comune e Biblioteca civica (Tipografia Piave di Belluno, marzo 1986) il capitolo dal titolo “Aspetti economici e culturali del tessuto sociale di Sedico”, curato con maestria da Gianni De Vecchi, dedica largo spazio, fra l’altro, a: Le scuole nel comune di Sedico dal 1800 al 1943, L’asilo di Sedico, L’asilo di Bribano, La “schola cantorum” della Parrocchia. Scuole. Il problema dell’istruzione – scriveva De Vecchi – fu, in genere, sempre particolarmente sentito tra la nostra gente anche se, fin verso il 1920, il numero degli analfabeti si mantenne elevato in quanto alcuni lasciavano giovanissimi la scuola per aiutare la famiglia nei lavori agricoli o per andare a ‘past co le vache’ (al pascolo con le mucche), altri, più grandicelli, interrompevano gli studi per andare a Trento ‘a servir’ ( i ragazzi), a ‘far le serve’ in famiglie borghesi o benestanti il più delle volte lontano da casa (le ragazze). Come che sia, le prime notizie certe sull’intervento dello Stato e degli enti locali nel campo dell’istruzione popolare si hanno all’epoca della dominazione napoleonica in Italia, come conferma una lettera del 16 maggio 1813 (conservata negli archivi comunali di Sedico) in cui il Prefetto della Piave, vale a dire di Belluno, scrive al sindaco di Sedico informandolo di approvare la decisione di sistemare definitivamente le scuole normali del Comune e si dice d’accordo “che venga aperta una trattativa con qualche proprietario per l’affitto di una stanza in cui attivare la scuola in Sedico”. Quindi autorizza a “convocare il Consiglio comunale per fissare l’annuo stipendio ai maestri”. A proposito dei quali si riserva di dare l’approvazione sulle nomine. Da un altro documento consultato da De Vecchi, pure datato 1813, di apprende che “le scuole saranno tre: una a Sedico (anche per Bribano), una a Libano, una a Gron”. Si deve arrivare al 1866, con la ritrovata libertà dopo che ai francesi erano subentrati gli austriaci, perché la gente “reclami per sé e per i propri figli maggiore istruzione” e lo Stato, anche se alle prese con difficoltà di ordine finanziario, andò incontro alle richieste fra l’altro istituendo per gli adulti analfabeti o semianalfabeti scuole serali e festive. Ma… “In un giornale del 1867 si legge che il Comune di Sedico ha scuole elementari pubbliche maschili… e a Bribano una privata femminile” il che comporta – come giustamente annotava l’autore della ricerca – che le femmine, non avendo l’opportunità di farsi istruire, son per la più parte analfabete: in complesso tra maschi e femmine 66 per cento di analfabeti”! Tuttavia si registravano anche note liete come quella riportata dal giornale “La Voce delle Alpi” del 2 gennaio 1868 in cui sotto il titolo “Un bellissimo esempio” si diceva del “giovane ventenne Giuseppe Sabbedotti, di Sedico, di condizione muratore, premuroso di approfittare della gratuita istruzione che si offre a Belluno, si partiva appositamente ogni festa da Sedico per due anni continui, facendo circa 13 miglia fra l’andata e il ritorno, ed ora che la cattiva stagione e le brevi giornate gli sarebbero d’ostacolo d’intervenire alle nuove scuole serali, ebbe l’idea di allogarsi come domestico in questa città, a condizione che gli fossero lasciate libere le ore in cui viene tenuta la scuola. Egli interviene quindi ad ogni lezione col consenso del padrone. E’ da sperarsi che in questo stato di cose e con un esempio così luminoso di abnegazione, il di lui Comune vorrà ben comprendere il compito che gli incombe di assistere per la sua parte e favorire quei buoni e volonterosi giovani che mostrano tanto amore allo studio”. Ed il Comune rispose quando nella seduta del 2 marzo 1868 fissò un sussidio per qualche allievo che frequenta la scuola festiva di Belluno senza essere distolto dalla distanza che ha pure da percorrere di 20 chilometri fra andata e ritorno”. Ma non mancheranno momenti difficili come quando la Giunta municipale il 18 aprile 1875 respinse la richiesta del Maestro di Sedico per la provvista di cinque dizionari della lingua italiana ad uso della propria scuola, e quella del maestro della scuola maschile di Bribano per la provvista della legna, “per non dover adottare una misura uguale per le altre scuole del Comune, per modo che il bilancio comunale sarebbe aggravato da un’ingente spesa”. Gli asili. Quello di Sedico, inteso soltanto come custodia dei bambini, fu probabilmente il primo e funzionò durante la Grande Guerra. Voluto dal parroco, era ospitato in una stanza della vecchia canonica, frequentato da bambini di tutte le età custoditi dalla signorina Clorinda che “si prestava gratuitamente per tale incombenza”. In seguito, ad iniziativa di monsignor Luigi Fiori, il 19 agosto 1921 un gruppo di persone costituì un Comitato per l’istituzione dell’Asilo infantile “di cui era sentita la necessità dato che la maggioranza della popolazione, occupata nei lavori agricoli, aveva ben poco tempo per badare durante la giornata ai figli piccoli”. Quello di Bribano. La prima a custodire dei bambini a Bribano fu Maria Gentile Giuntini, nativa della Corsica, sposata Trevissoi: ospitò dal 1913-14 in due stanze del piano terra a casa sua, vicino alla chiesa, in cambio di una modica retta che le serviva per arrotondare il bilancio familiare, i piccoli delle famiglie più agiate di Bribano (Buzzatti, Testolini eccetera). L’Asilo infantile, che avrebbe ospitato bambini di Bribano e Longano, fu costruito grazie ad una donazione nel 1923 e venne affidato alle suore che si occupavano anche di una scuola di cucito, taglio e ricamo per le ragazze. E concludiamo con la “Schola cantorum” parrocchiale, chiamata familiarmente dai coristi “La Cantoria”. De Vecchi scriveva che: “… da innumerevoli anni, probabilmente oltre cento, accompagna le più solenni celebrazioni liturgiche e vanta una gloriosa tradizione. Composta da una ventina di persone (in genere contadini) appassionate del canto sacro, fu diretta negli anni fra le due guerre da Modesto Comin che in gioventù aveva studiato musica. Tappezziere, era anche il ‘nonzol’ cioè il sacrestano della parrocchiale. I coristi erano tutti maschi. Dopo la seconda guerra direttore divenne Mario Sossai con Toni Carlin quale organista. Più avanti vennero fatti entrare nel coro i bambini (le voci bianche) e, in seguito, dopo il 1970, anche le ragazze.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Ricordando. Storia e immagini del comune di Sedico): allievi del maestro Pietro De Mozzi visitano una piantagione del vivaio Frescura, è l’anno 1922; scolaresca di Carmegn con la maestra Zoe Mancuso: è il 1929 ed anche i bambini indossano le divise del fascismo; scolari del Peron agli inizi del 1900; alunni della quinta classe di Sedico, anno 1924, posano con attrezzi agricoli; 1920: scolari del Peron; 1915-18 circa: i bambini del primo “asilo” allestito in una stanza della vecchia canonica di Sedico.