GOSALDO Un altro incidente nel bosco, in provincia, a pochi giorni da quello mortale di Mustapha Manneh in Val Visdende. Ieri è rimasto schiacciato da una pianta un 35enne romeno alle dipendente di una ditta di Brunico, fortunatamente non è in pericolo di vita, resta il fatto dell’ennesimo infortunio legato ai lavori di esbosco post Vaia. Il settore è sicuramente già di per sé esposto ad alti rischi, anche quando si opera in condizioni normali, figuriamoci quando si parla di un bosco schiantato dove, come è evidente a chiunque, lo shangai di alberi abbattuti determina una alta imprevedibilità della reazione al taglio dei tronchi. Sull’argomento interviene Sebastiano Grosselle, segretario generale della Flai Cgil Belluno.
L’AUDIO ALLA RADIO
di Sebastiano Grosselle _ Cgil Belluno
“Se già normalmente l’organizzazione del lavoro al fine di garantire la sicurezza degli operatori nel settore è estremamente complessa e richiede oltre che una formazione specifica ed una rigorosa applicazione di procedure anche l’utilizzo delle migliori tecnologie a disposizione, in un contesto di bosco schiantato le attenzioni e le precauzioni si devono moltiplicare! Ancora una volta saranno gli organi ispettivi, ovviamente, a determinare le responsabilità in quello che è accaduto, ma sembra evidente che è quanto mai opportuno prevedere degli strumenti aggiuntivi rispetto a quanto si è fatto fino ad ora per mettere in sicurezza questo tipo di lavorazioni che nella nostra provincia si stanno svolgendo massicciamente da dopo il passaggio di Vaia. La realtà dei fatti è che i controlli sono pressoché nulli per la difficoltà ad intercettare le lavorazioni che, ovviamente, si svolgono in luoghi difficilmente accessibili e, dunque, ’applicazione delle norme sulla sicurezza e di tutti gli accorgimenti necessari sono di fatto completamente demandati alle stesse Aziende quando sarebbe invece necessario costituire forme di controllo a monte, prima e durante lo svolgimento dei lavori, che mettano in condizione di controllare quali sono le reali condizioni di sicurezza di questi cantieri. Il fatto che non esista un albo regionale delle imprese boschive con una serie minima di requisiti richiesti cui sia obbligatorio essere iscritti per poter operare è, come già denunciato dalla nostra organizzazione, un problema aperto, così come resta ancora lettera morta l’attivazione della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità prevista dalla Legge 199/16, entrambi strumenti che permetterebbero di avere quantomeno il controllo circa elementi fondamentali per la sicurezza come lo svolgimento della formazione obbligatoria o le dotazioni tecnologiche utilizzate. Ancora, riteniamo sia necessario ampliare gli organici degli enti preposti e, di conseguenza, il numero di controlli svolti su questi cantieri anche andando a istituire reti di collaborazione tra lo SPISAL e gli organi ispettivi di altri enti o organi di polizia. Per questo chiederemo un incontro in Prefettura per capire quali strumenti straordinari possono essere messi in campo per fermare questa emorragia sia in termini di maggiori controlli sia in termini di “filtri amonte” come ad esempio la definizione di specifici requisiti di impresa (non ultime le dotazioni tecnologiche a disposizione) da inserire da parte degli appaltanti (spesso Enti Locali) all’interno dei capitolati di appalto. Non è accettabile che si arrivi “a cose fatte” quando ormai è tardi! Se questavolta sembra che non sia successo l’irreparabile, questo non può farci fare sonni tranquilli, tanto più che questo ennesimo infortunio arriva a pochi giorni, appunto, da un caso in cui tragicamente per il lavoratore non c’è stato più nulla da fare”