di Renato Bona
Per il coordinamento della Comunità montana Agordina, la bellunese tipografia Piave stampava nel settembre del 2006 la guida storico-escursionistica ai luoghi della Grande Guerra “Seconda linea. Monte Rite-Valle Imperina” (all’epoca distribuita gratuitamente) redatta dalla famosa coppia Giovanni De Donà-Walter Musizza, contenente proposte di interventi di recupero e valorizzazione nei territori di quello che è definito il “Parco della memoria” nell’ambito del progetto cofinanziato dall’Unione Europea mediante il Fondo europeo di sviluppo regionale con l’iniziativa comunitaria Interreg IIIA Italia-Austria 2000-2006. La pubblicazione si articola nei seguenti capitoli: “Le fortificazioni della Val Cordevole e della Val Maè”, “Alla Batteria Listolade”, “Alla Tagliata di San Martino”; “Alla Casermetta di Forcella Moschesin”; “Malga Foca-Forc. Pongol-Forc. Folega-Malga Foca”, “Da Torner alla sella di Col dei Ciot”, “Alla postazione di Col Pradamio”, “Alle postazioni di Col de Salera e Monte Punta”, “Alle postazioni dello Spiz Zuel”. Vediamo, in sintesi, il primo. Secolari vicende storiche – scrivono gli autori – dimostrano come le valli del Mis, del Cordevole e del Maè, con i sovrastanti, poderosi contrafforti dolomitici, siano state più volte utilizzate in epoca medievale e moderna come giganteschi bastioni difensivi contro invasioni provenienti da nord” e puntualizzano: “La valle del Cordevole forma nel tratto Mezzocanale-Listolade una stretta chiamata Chiusa di Listolade, a sud della quale la valle si allarga per formare, oltre Taibon, la conca di Agordo. Più avanti ancora la valle si restringe e viene chiamata Canale d’Agordo, formando ad est di Fucine e fino a ovest di La Muda una nuova stretta, con spiccate caratteristiche di gola alpina… Il luogo detto Castel Agordino o semplicemente I Castei, costituì un’ottima posizione naturale per contrastare le invasioni da nord… col controllo delle provenienze dalle valli di Fassa, Gardena e Badia, da Cortina oltre il Passo del Falzarego, nonché della stessa conca di Fiera di Primiero”. Le fortificazioni più importanti – spiegano De Donà-Musizza – erano costituite dalla Batteria Col Piagher, a sud-ovest di Gosaldo, dalla Batteria Listolade colle soprastanti postazioni di Costa Bortolot, dalla Tagliata del Sasso di S. Martino, con le relative opere complementari. Successivamente, grazie anche ad un certo miglioramento delle condizioni economiche italiane, che rese possibile tre l’altro il potenziamento della rete ferroviaria, si assistette alla ripresa di importanti lavori fortificatori, imperniati soprattutto sui moderni forti corazzati di alta quota, come quelli realizzati in Cadore a Col Piccolo, Col Vidal, M. Tudaio e M. Rite. “E proprio con quest’ultimo, completato solo quando Italia e Austria erano già in guerra, le opere di Agordo avrebbero dovuto agire in speciale sinergia, nonché con l’estrema propaggine che la Fortezza Cadore-Maè distendeva verso sud-ovest nella Val Maè (Col Pradamio ed altre opere minori)”. I due bravi autori sono prodighi di particolare nel richiamare l’evoluzione dell’apparato di fortificazione e non omettono in questo contesto di ricordare che “Per tutta la durata del conflitto e fino ai convulsi giorni della ritirata di Caporetto, tale apparato difensivo venne ulteriormente potenziato con tutta una serie di postazioni in caverna e in barbetta, osservatori e riservette. Per assicurare efficaci collegamenti soprattutto alla batteria della Sella del Col dei Ciot, destinata a battere le provenienze da Passo Duran, furono realizzate su M. Zelo e M. Valaraz delle ardite mulattiere, in grado di venir utilizzate eventualmente anche in funzione di arroccamento, cui andava ad aggiungersi un’ulteriore batteria di cannoni in caverna presso Forcella Folega. Il fiancheggiamento della struttura difensiva, conosciuta anche come Ridotto Agordino, era assicurato pure dalle postazioni di Pianaz, sopra Val Imperina, e di F.lla Moschesi. Tutte queste opere, rimaste talvolta incompiute, facevano parte della Linea gialla, ovvero della linea di estrema resistenza, che avrebbe dovuto assicurare il collegamento tra le valli del Cordevole, del Maè e del Boite, snodandosi anche su importanti posizioni dello Zoldano…”.
NELLE FOTORIPRODUZIONI: la copertina della guida storico-naturalistica Monte Rite-Valle Imperina; la Tagliata di San Martino (archivio Musizza-De Donà; Creste del Vallaraz (foto De Col); strada agordina prima della Muda (archivio A. Dal Fabbro); facciata del blockhaus (foto G. Fontanive); strada della Staulanza (Musizza-De Donà); la stazione capolinea di Agordo (archivio G. Fontanive); muraglione di sostegno della strada d’accesso alla batteria Listolade (Musizza-De Donà); Ponte dei Castei dalla mulattiera per il Corpo di Guardia o Forte Alto di San Martino (De Col); Tagliata di S. Martino: particolare di feritoia per fucileria del blockhaus (Musizza-De Donà); il Cordevole con la cima dell’Agner (G. Fontanive); resti della Tagliata di San Martino dopo le distruzioni del novembre 1917 (archivio Marco Rech); i ruderi della casermetta a F.lla Moschesin (De Col); Forcedlla Moschesin, ruderi della caserma (De Col); ultima tratta della strada militare con fontana in una foto del 1917 (archivio A. Alpago Novello):