SEDICO Dopo esserci soffermati sulle sue chiese, torniamo volentieri a Sedico, “guidati” da una pubblicazione, intitolata semplicemente: “Sedico”, che nel novembre 1988 è stata curata dalla benemerita associazione Pro loco (e stampata dalla “Germano Sommavilla Belluno”), per pillole di cultura che trattano “un po’ di storia” e “un po’ di geografia”. Va ricordato che con la Pro Loco avevano all’epoca collaborato il Comune, la Comunità montana Bellunese, Arturo Faganello per la plastigrafia, Carlo Arrigoni per il testo, Doriano Pavei e Foto Charles per le immagini, Gianni De Vecchi per foto e notizie storiche. Partiamo dalla storia ed apprendiamo che “Secondo autorevoli pareri il primo insediamento umano nel comune di Sedico dovrebbe risalire all’età del bronzo (all’incirca 3.000 anni fa). Lo si deduce da una fortificazione (unica nel suo tipo in provincia) situata in cima al colle di Noal, ai Mirabei, luogo dominante la pianura e facilmente difendibile”. Ancora: “Numerose sono le testimonianze di epoca romana in tutto il comune. Nella sua parte meridionale, ad esempio, sono visibili i resti dell’antica centuriazione (suddivisione dei terreni coltivabili in 100 parti) con i vari cippi di confine. Tra il Peron e la Stanga si sono conservati i resti più importanti di quel periodo (un ponte e una strada), ma significativa è anche la lapide dedicata a Giove, murata nella vecchia chiesa parrocchiale di Libano”. Viene quindi aggiunto che secondo la tesi più probabile, Sedico, seguendo la sorte di Belluno, diventò municipio romano sotto Ottaviano Augusto o Diocleziano. Si sa per certo che tutta la zona fu romanizzata come testimoniano tra l’altro i vari nomi dei luoghi che terminano in “ano” (Bribano = terra di Barbius) o quelli in “igo” o “ico” (Sedico = terra di Sediusi). Dal punto di vista della storia, resta da dire che per quanto si riferisce all’epoca medioevale le cronache citano l’edificazione di alcuni castelli tra cui quello di Mirabello (sorto a Noal sopra l’antico castelliere) e quello di Landredo (da cui Landris) distrutto nel 1196 durante le lotte tra Bellunesi e Trevigiani. La pubblicazione della Pro Loco sottolinea poi che “Dal 1404 e fino al 1797, Sedico fece parte della Repubblica veneta e fu durante questo periodo di relativa stabilità che si svilupparono le segherie funzionanti ad acqua e dislocate in gran numero lungo il Cordevole. Da allora – è la conclusione – la storia di Sedico coincise con quella della provincia di Belluno, sottoposta alternativamente al dominio francese con Napoleone e a quello austriaco fino al 1866, quando ci fu l’annessione al Regno d’Italia. Ed eccoci al capitolo della geografia per ricordare che il territorio di Sedico si estende su una superficie di 92,67 chilometri quadrati e presenta un andamento molto vario: a nord è prevalentemente montuoso (quasi il 60 per cento dell’intero comune). Collinoso e pianeggiante al sud. Giustamente si sottolinea che “Quale incomparabile scenario ai paesi ci sono i famosi gruppi montuosi: i selvaggi Monti del Sole, le strapiombanti pareti dolomitiche della Schiara, la cima più alta del Comune coi suoi 2.565 metri, le rocce e i verdi pascoli della Talvena e del Vescovà ove un tempo si udiva l’allegro scampanio di numerosi bovini durante l’alpeggio estivo. Ora al posto delle malghe di Pian dei Gat, a metri 1.250, quasi al termine dell’Alta via n.2 delle Dolomiti, sorge il rifugio Bianchet punto di partenza per interessanti escursioni nei luoghi del futuro Parco delle Dolomiti Bellunesi”. I confini comunali sono segnati dai due corsi d’acqua più grandi della provincia: il Cordevole a ovest, che separa dai territori di Sospirolo e di Santa Giustina, il Piave ad est che segna il confine con Mel e Trichiana. Tra gli affluenti del Piave da ricordare il torrente Gresal che nasce dalla Pala Alta e confluisce nel Piave poco oltre Longano. Va poi detto che”Le caratteristiche del territorio offrono la possibilità di ammirare una grande varietà di piante e fiori come i bellissimi rododendri che a primavera ricoprono il monte Coro o i fiori rari sui prati della Varetta. Di notevole interesse – per aver conservato la struttura di secoli fa – anche i boschi della China e di Landris, località quest’ultima dove vive una rarissima specie di ranuncolo. Non va dimenticato per quanti amano la natura, la possibilità di percorrere il sentiero naturalistico “Zanardo” nella località la Stanga, o le escursioni in sentieri tracciati al monte Peron, alla Pala Alta o alla chiesetta di San Giorgio.Da non trascurare la possibilità, soprattutto per le famiglie, di utilizzare l’area attrezzata per pic-nic nella località Candaten nei pressi de La Stanga, con possibilità di imbattersi nei cervi al pascoolo. Molto ben attrezzata anche l’area di Pian dei Castaldi, poco sopra l’abitato di Barp; è infine consigliato, per quanti desiderano godere di uno splendido panorama, di fare un salto-visita alla località Comui Alti.
NELLE FOTO (riproduzione dalla pubblicazione “Sedico”, della Pro Loco): la “Castela” di Landris; il monte Coro; un giovane camoscio; il giglio rosso; il raponzolo di roccia; l’antico ospizio di Candaten.