di RENATO BONA
Nel precedente servizio dedicato al libro del caro amico e collega prof. don Lorenzo Dell’Andrea: “Selva di Cadore come era” (Selva da nosakàn, in ladino), edito nel novembre 1993 con la tipografia Piave di Belluno ad iniziativa dell’Union de i Ladiñ dopo una mostra di grande successo, ci siamo soffermati sul capitolo “Volti e tradizioni” a proposito del quale l’autore ha scritto fra l’altro che: “Guardando i volti dei nostri vecchi, l’eleganza di qualche loro gesto, la foggia del loro vestire, la fissità perduta di uno sguardo, la nobiltà di una fisionomia, l’intensità di una espressione potremmo forse cogliere tanti aspetti della personalità dei nostri vecchi che hanno costruito il nostro presente e che ci hanno lasciato in eredità questo nostro paese”. Precisando, quanto al termine “tradizioni” che esso “si carica qui di un significato particolare e più ricco: non solamente quello che viene tramandato, ma tutto ciò che ha una particolare valenza sociale, umana, culturale, religiosa”. La prima foto che proponiamo (raccolta Iole Lorenzini Monico) è quella di un bel gruppo che ha dato vita alla mascherata di carnevale del 1923; si riconoscono: Giocondo Torre, Maria Nicolai in Lorenzini, ‘Beloco’, Angela Torre, Oliva Toffoli, Giuseppina Zuliani, Iolanda Lorenzini, Lorenzo Dell’Andrea, Romano Dell’Andrea, Venturina Nicolai, Flora De Mattia, Ettore Lorenzini, Tranquilla Toffoli, Maria Piva, Massimiliano Toffoli, Vito Nicolai, Adelmo Nicolai, Gerardo Dall’Acqua, Alberto Cazzetta ‘de chi de Lader’, Rachele Dell’Andrea ‘de i Trekoi’, Ernesto Toffoli, Elsa Nicolai ‘de ki de de Kolò’, Maria Chizzolin Dell’Andrea ‘Parona’. Da notare, oltre ai costumi, le ‘skarpe de fer’ del primo suonatore a sinistra e le ‘zokole’ del ragazzo seduto a destra. I festeggiamenti di carnevale – ricorda Dell’Andrea – iniziavano il 6 gennaio, festa dell’Epifania, quando tutti andavano a Pescul ‘a tole l karneval’ che – secondo la tradizione – veniva da San Vito di Cadore attraverso la ‘Forada’. Ed ecco (foto Fedele Chizzolin, raccolta Maria Monico) la “Compagnia teatrale di Selva” negli anni 1919-20, vi si riconoscono tra gli altri, in alto Egidio Torre (secondo da sinistra), Maria Berolo (terza), Giobatta Dall’Acqua ‘Pacin’ (quarto), il maestro Antonio Monico (quinto). Segue (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ de Selva) la riproduzione di una scena proposta dalla Compagnia Teatrale selvese, rappresentata nel 1919-20. L’autore si chiede: chi sono gli artisti? E afferma: forse qualcuno li riconosce… L’importante è comunque annotare l’esistenza di un gruppo per il teatro: segno di grande socializzazione e di notevole interesse culturale. A questo punto Dell’Andrea spiega a proposito dei giovani di Selva che quasi tutto il tempo libero lo dovevano dedicare al lavoro. Divertimenti? Ben pochi, qualche festa da ballo in carnevale o in occasione di raduni dei coscritti. Qualcuno andava a caccia, altri facevano escursioni, per lo più a piedi, nei paesi vicini. Quanto allo sport, solo dopo la Grande Guerra si cominciò con gli sci che allora non erano neppure lontani parenti di quelli attuali. Eppure quante sciate negli anni ‘30… Qui (foto F.C. raccolta Union Ladiñ) si vede Marcello Martini in Fertazza nel 1935: niente tuta da sci, niente giacca a vento, e degli scarponi “Nordika” nemmeno l’idea. Ma “ha tutto quello che occorre per uno sportivo, soprattutto grande passione, spirito di sacrificio e tanto amore per la natura oltre che per il suo paese che ammira dall’alto, non ancora contaminato dal progresso. Cambiando argomento: Arcangelo Monico (in basso a sinistra) e accanto Aurelio Angeli con i partecipanti alla processione delle Rogazioni, durante una sosta prima di approdare alla chiesa di San Lorenzo dove si concludeva con il “Fioretto” alla Madonna e il suono dell’organo. Altra processione: quella della ‘Madona d’Aóst, l’Assunta, del 15 agosto, nel primo dopoguerra a Santa Fosca; secondo l’usanza: davanti gli uomini quindi le donne (foto F.C., raccolta Union Ladiñ). C’è poi quella della Madonna del Carmine: è il 16 luglio di un anno attorno al 1930. I coscritti con il tradizionale abito risalente probabilmente al 1600 portano la Madonna, preceduta dal parroco don Luigi Gnech che ha accanto don Giovanni Bedont. La statua, che risalirebbe al 1637 è quella ora conservata nel capitello lungo la Passadora.
Ed ecco (foto e raccolta Lorenzo Dell’Andrea) l’antica immagine della Beata Vergine del Carmelo, probabilmente del 1600, poi trasferita nel capitello. Tocca quindi all’immagine che mostra il caporegola di Pescul, Luigi Bonifacio ‘Gigi Bekèr’, durante la solenne celebrazione in onore di Santa Fosca, patrona della parrocchia. Nei banchi, col tradizionale costume ladino, Renzo Nicolai e Delio Callegari. Concludiamo la rassegna con le due immagini (foto e raccolta L.D’A.) della Processione della Madonna del Carmine nel 1985 a Selva. E quella in cui a proposito della ‘sagra de i Karmeñ’ e della ‘Madona d’Aóst’ si precisa che erano le due più grandi celebrazioni religiose del paese ma vi erano altri appuntamenti tradizionali e di rilievo tra cui San Lorenzo e Santa Fosca. Qui, un momento della sagra di ‘San Svaldo’ ripristinata negli ultimi anni con grande solennità, col parroco don Elio Del Favero.