Il Seminario “1966-2018 Alluvioni a confronto” seguito dalla Tavola Rotonda “Cosa è stato fatto, cosa fare”, si è svolto venerdì 14 Dicembre presso il Dipartimento Geotecnico-Minerario “U. Follador” in Agordo. L’iniziativa è organizzata dall’Università di Camerino in collaborazione con il Dipartimento Geotecnico-Minerario “U. Follador” di Agordo, e il CNR IDPA, con il patrocinio dell’ISPRA.
L’Ateneo Camerte, gravemente colpito dalla sequenza sismica 2016/17, si fa promotore di un progetto, in collaborazione con l’ISPRA, che prevede una serie di attività sperimentali di confronto tra professionisti/ricercatori e società, nelle scuole, sui temi della prevenzione del rischio e della valorizzazione del territorio. A ciascun Seminario, seguirà un successivo convegno, con i politici e le istituzioni. Tutte le aree del nostro Paese caratterizzate da elevati valori di qualità ambientale e di vulnerabilità territoriale saranno raggiunte da tali iniziative nel corso del prossimo anno.
È importante sottolineare che questo primo “tandem” di eventi ha luogo in Agordo, un’area in cui la gestione emergenziale, coordinata dalla Regione Veneto, è stata estremamente efficace, evitando conseguenze più gravi grazie all’allerta, e permettendo un recupero veloce della funzionalità, con particolare riferimento alle strutture dedicate alla fruizione turistica dei luoghi, risorsa rilevante nell’economia locale e nazionale.
Proprio la Regione Veneto sarà protagonista del successivo incontro, previsto in febbraio, nell’ambito del quale verranno illustrate al pubblico, già sensibilizzato grazie al seminario preliminare, le caratteristiche salienti delle operazioni di gestione emergenziale e le attività di gestione e manutenzione del territorio regionale, particolarmente rappresentativo della bellezza e della fragilità che caratterizzano il nostro Paese.
Contenuti
I cambiamenti climatici sono oggetto di dibattito nella comunità scientifica, ma sembra evidente che la frequenza nel manifestarsi di eventi eccezionali sia aumentata negli ultimi decenni, con effetti difficilmente prevedibili nel loro andamento ma dalla gravità riscontrabile.
Accade dunque che anche aree ad elevata naturalità, come l’Agordino, curate e rispettate dagli abitanti, grande risorsa turistica per la bellezza dei paesaggi, subiscano le conseguenze di questi eventi eccezionali.
Come poter prevenire i rischi legati a fenomeni naturali straordinari? Fondamentale è l’informazione: questo incontro si propone di contribuire al dialogo tra società e tecnici del territorio, per cooperare nelle strategie di prevenzione dei rischi e di valorizzazione del luoghi, permettendo una progressione sostenibile dello sviluppo socio economico e scongiurando la sindrome dell’abbandono.
Una componente importante di questo, come dei successivi eventi, è la presenza di un momento culturale dedicato alle tradizioni locali, attraverso la degustazione di prodotti tipici, e grazie ad un concerto di musiche tradizionali, proposto dal musicista/giornalista Guido Foddis, che cura anche la moderazione della tavola rotonda. In questo caso particolare, vengono utilizzati strumenti realizzati con il famoso legno locale.
Seminario “1966-2018 Alluvioni a confronto”
Programma
Ore 9.00: Presentazione del Convegno: 1966-2018 Alluvioni a confronto
e saluti del Dirigente Scolastico Prof. Paolo Giovanni Zannin
Ore 9.10: saluto delle autorità
Ore 9.30: Prof. Carlo Barbante climatologo: Eventi estremi e riscaldamenti climatico
Ore 9.55: dott. Fabrizio Galluzzo ISPRA Dip. Servizio Geologico d’Italia
Ore 10.20: Dott. Anselmo Cagnati ARPA Veneto esperto in meteorologia: 1966 e 2018, eventi metereologici a confronto
Ore 10.45: Prof. Dal Paos Giovanni (prof. Idraulica Università di Padova): Idrologia …
Ore 11.10: pausa caffè
Ore 11.20: Dott. Vittorio Fenti (Libero Professionista in Agordo): 1966-2018 dissesti a confronto
Ore 11.45: Dott.ssa Tatiana Bartolomei, Presidente Ordine dei Geologi del Veneto
Ore 12.10: Dott. Bruno Testa, CNR IDPA Milano
Ore 12.35: Dott. ssa Giovanna Bianco, psicologa Emergency
Moderatrice Dott.ssa Barbara Aldighieri CNR IDPA Milano
Ore 12.50: Conclusione Convegno e pausa pranzo
Tavola Rotonda: Cosa è stato fatto, cosa fare
Ore 14.50 con la partecipazione di tutti i relatori e:
Barbara Aldighieri CNR IDPA Milano
Fabio Luchetta: Presidente Unione Montana
Roberto Padrin: Presidente Provincia di Belluno
Luca Falcone, geologo ENEA
Michele Cassol: Dottore Forestale
Francesca Romana Lugeri, geologo Università di Camerino
Moderatore Guido Foddis: Giornalista
Aperitivo in musica a cura di Guido Foddis: Concerto con strumenti realizzati con legno locale
Sunto seminario
1966-2018 Alluvioni a confronto
Cosa è davvero successo nell’evento alluvionale di fine ottobre è stato dettagliatamente spiegato nel corso del Convegno “1966-2018 Alluvioni a confronto” tenuto venerdì 14 dicembre presso l’Istituto Minerario “U. Follador” di Agordo.
Il convegno è stato organizzato dall’Università di Camerino e dal Dipartimento Geotecnico-Minerario “U. Follador” col patrocinio dell’ISPRA, moderatrice del convegno Barbara Aldighieri CNR IDPA di Milano.
Gli esperti “rigorosamente bellunesi” hanno inquadrato dettagliatamente il fenomeno meteorologico riportando i dati oggettivi che consentono di dire veramente cosa è accaduto.
Jacopo Gabrielli, climatologo bellunese del CNR IDPA di Venezia, ha spiegato la differenza fra variazioni climatiche e meteorologiche. È ormai provato comunque che gli eventi meteorologici catastrofici sono collegati al riscaldamento climatico sia per quanto riguarda la loro la loro virulenza che per la maggior frequenza con la quale si presentano. Ha poi fatto chiaramente capire che se non si interviene sulle emissioni gas serra i mutamenti climatici provocheranno migrazioni epocali.
Anselmo Cagnati, meteorologo agordino, esperto di valanghe dell’ARPAV, ha illustrato dettagliatamente la situazione meteo precedente l’evento, praticamente la fotocopia della situazione del 1966. A differenza del “66 le piogge più intense si sono verificate nella parte mediana della provincia (Agordino-Zoldano), sono stati registrati i record per quanto riguarda le precipitazioni in tre giorni, con massimi a Soffranco (667,4 mm) e a Col di Prà (634 mm stimati, perché la stazione è stata travolta dalla piena). Le raffiche di vento hanno superato ampiamente i 100 km all’ora con record, misurato sul M. Cesen, di 192 km/h. Comunque sia, spiega Cagnati, non si tratta di uragano o tornado, ma di un evento già avvenuto nel passato, anche se non con questa intensità, inquadrabile nei “normali” venti dovuti a elevate differenze di pressione nell’atmosfera. Gli effetti del vento sono stati moltiplicati da situazioni topografiche particolari con disposizioni dei venti oltre che orizzontali anche ascendenti e discendenti, sono proprio queste raffiche che, incanalate hanno prodotto i maggiori danni alla vegetazione.
Cagnati ha posto l’accento sul problema valanghe, la mancata protezione da parte della vegetazione ha creato nuovi siti valanghivi, sarebbe in qualche caso meglio lasciare a terra gli alberi caduti perché riuscirebbero comunque a mitigare il rischio valanghe.
Luigi Dalpaos, alpagoto, uno dei massimi esperti in Italia di idrologia, ha mostrato come ci siano state delle differenze sostanziali fra “66 e 2018. Il vento è stato indiscutibilmente il protagonista di questo evento, per quanto riguarda la pioggia i valori totali sono sostanzialmente molto simili; quello che cambia è stata la loro distribuzione temporale, nel 2018 le precipitazioni hanno interessato 72 ore con tre fasi di massima separate da due periodi di pausa, l’intensità della pioggia è diminuita dall’inizio alla fine dell’evento. Nel “66 le precipitazioni si sono concentrate in 36 ore e hanno raggiunto la massima intensità alla fine dell’evento. Questa è la vera differenza fra le due alluvioni, nel 66 la rete idraulica non è stata in grado di far defluire correttamente acqua e detriti per la maggior concentrazione della piena. Nel 2018 la piena è stata più diluita, le opere eseguite in seguito all’alluvione del “66 hanno svolto l’azione per la quale erano state progettate e il sistema, in sostanza, ha retto all’alluvione. Per quanto riguarda gli alberi invece sarebbe opportuno rimuovere tutti quelli caduti nei corsi d’acqua e nelle loro immediate vicinanze perché costituiscono un rilevante problema per il trasporto solido (fluitazione) dei corsi d’acqua, con conseguente e prevedibili problemi ai ponti.
Vittorio Fenti, agordino, geologo, già docente Follador, ha comunicato con empatia i suoi sentimenti vissuti in prima persona nell’alluvione del 66, concorde sull’efficacia delle opere eseguite sul territorio, ma ha fatto notare che non c’è assolutamente da stare tranquilli, questa è stata solo una prova, un preludio, dobbiamo aspettarci eventi più catastrofici del 1882 e del 1966 e prepararci a gestirli. L’alluvione del 2018 è stata meno distruttiva dei quella del “66 (escludendo i danni al patrimonio boschivo) anche perché le piogge hanno trovato un suolo secco che in parte ha assorbito l’acqua riducendo il deflusso superficiale; nel 66 il mese di ottobre era stato molto piovoso, a terra in montagna c’erano neve e ghiaccio, la mancata infiltrazione aveva provocato un rapido deflusso dell’acqua, incrementato dallo scioglimento della neve. Il numero di frane fu molto più accentuato, con enorme aumento del trasporto solido dei torrenti e conseguenti fenomeni di alluvionamento che hanno interessato vaste aree.
Altri interventi tecnici, non direttamente collegati a i due eventi meteo ma svolti a completamento del convegno, sono stati esposti da Tatiana Bartolomei, presidente geologi del Veneto, Fabrizio Galluzzo dell’ISPRA, e Bruno Testa CNR IDPA Milano che ha parlato degli studi effettuati in sinergia fra CNR e Follador sullo studio delle dinamiche fluviali in Valle di San Lucano, completamente devastata dal vento e acque.
Al convegno è seguita, nel pomeriggio, una tavola rotonda con la partecipazione di Barbara Aldighieri; Fabio Lucchetta, presidente Unione Montana Agordina; Michele Cassol dottore forestale; Roberto Padrin Sindaco di Longarone e Presidente della Provincia di Belluno; Luca Falcone ENEA; Francesca Romana Lugeri ISPRA, anche organizzatrice del convegno per l’università di Camerino; Massimiliano Pianca, Protezione Civile; Daniela Bianco, psicologa di Emergency; moderatore il giornalista e compositore Guido Foddis.
Significativo l’intervento di Roberto Padrin, concorde con Luca Falcone dell’ENEA, il modo in cui è stata condotta e affrontata l’emergenza in provincia di Belluno sia di esempio a tutta l’Italia, è stato solo grazie a questo che ci sono state poche vittime. Eccezionale è stata la gestione del dopo catastrofe grazie alle amministrazioni locali e alla protezione civile, ma grande merito va alla popolazione, un enorme numero di volontari estremamente preparati, talvolta più dei tecnici della protezione civile come spiritosamente ricordato dal moderatore Foddis.
Una virtù della popolazione Bellunese che non si vuole sia dimenticata quando sarà ora di provvedere economicamente ai danni subiti.