Lettera firmata
AGORDO Ricorre ormai periodicamente la crisi dell’Ospedale di Agordo, su cui negli anni sono passate ripetute “nuvole tempestose” che ne hanno via via messo in discussione l’esistenza e depauperato la funzionalità. L’attenzione si è nel tempo focalizzata a problematiche contingenti che spesso non tenevano in considerazione un respiro più ampio di programmazione, nel conflitto ormai ultraventennale tra amministratori di aziende sanitarie succedutesi e, a correnti alterne, comitati cittadini, locali o provinciali, e amministratori locali, per altro con risultati spesso fugaci o non sostanziali. Tra le varie situazioni precarie nel tempo, poco interesse è stato dedicato al servizio di fisioterapia che, posizionato in modo congruo ed adeguato in un padiglione dedicato fino al 2006, da allora sopravvive ancora in attesa del ricollocamento, in situazioni quasi improvvisate e inaccettabili dal punto di vista logistico, diviso in parte in un piccolo padiglione al 3° piano in parte in una stanza adibita a palestra al 1° piano. Stanzette per terapie anguste e poco adeguate con infissi ancora risalenti alla costruzione dell’ospedale degli anni ‘60, palestra con lettini per terapie ravvicinati, senza divisori e con assenza di privacy; “palestrina”, se così si può dire, congesta e poco accogliente, con attrezzature scarse e fatiscenti. Assenza di sale di attesa e qualsiasi minimo confort, tra cui bagni non facilmente raggiungibili ed adeguati all’uso degli utenti. Solo la passione, lo spirito di adattamento e l’impegno del personale sanitario specializzato ha probabilmente mantenuto a buoni livelli l’attività del servizio. Nonostante sia di recente trapelata qualche buona intenzione, resta da capire come sia possibile tollerare ancora e dopo così tanti anni una situazione del genere a fronte della pretesa dell’amministrazione sanitaria bellunese di condurre l’ospedale ad un servizio maggiormente mirato all’età avanzata (lungodegenza e ospedale di comunità) e nel quale l’attività del reparto di ortopedia riluce in provincia, soprattutto nel campo della protesizzazione articolare, per la quale ovviamente è necessaria una riabilitazione di alta qualità per personale e strumentazione.