Ed eccoci alla settima tappa del “viaggio” attraverso i 69 comuni della Provincia di Belluno, sulla base di pillole di storia di Fiorello Zangrando e con la riproduzione degli stemmi delle singole realtà comunali che erano stati realizzati da Massimo Facchin, anch’egli scomparso, e che compaiono sulla superficie interna della Fontana di Piazza dei Martiri del capoluogo. Il tutto è contenuto nella pubblicazione “I Comuni della Provincia di Belluno. Storia e simboli” realizzato nel settembre di trent’anni fa dalla Panfilo Castaldi di Feltre a cura dell’assessorato comunale all’urbanistica che faceva capo all’assessore Edoardo Bristot. L’occasione era data dall’inaugurazione dei lavori di sistemazione della fontana. Sempre in rigoroso ordine alfabetico ci occupiamo oggi di Longarone, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Mel, Ospitale di Cadore e Pedavena. LONGARONE. I ritrovamenti archeologici di Fortogna, Dogna e Longarone dimostrano per Zangrando che l’area è conosciuta dai romani. Il nome Longarone viene da “longaria”, da “longus” nel senso di distesa, striscia di terra. E prosegue: “La sua storia amministrativa fino a Napoleone si confonde con quella di Castellavazzo del cui comune fa parte. Quella politica è la storia stessa di Belluno. Il paese nasce centrato sulla chiesa di San Cristoforo: una lapide ne ricorda la consacrazione nel 1360. Nel 1623 la Repubblica Veneta investe del bosco di Cajada la Regola di Longarone, Igne e Pirago. Il ‘700 porta ricche famiglie, si erigono i Murazzi. Il Risorgimento conta l’eroica figura di Jacopo Tasso. Nel settembre 1917 un’aspra battaglia si combatte tra italiani in ritirata e tedeschi. Il 9 ottobre 1963 duemila persone sono uccise e la cittadina spianata dall’acqua che una frana ha scacciato dal serbatoio artificiale del Vajont”. LORENZAGO DI CADORE. La storia di Lorenzago per il giornalista “è connessa con quella del passo della Mauria, secolare luogo di transito tra Cadore e Friuli, vicino al quale si trova un martello di pietra che fa andare indietro di due o tremila anni le presenze umane. Il primo documento in cui appare il nome riguarda acquisti sui monti con Santo Stefano nel 1213. I Laudi scritti della Regola sono del 1365. Una vertenza per confini tra Lorenzago e Forni di sopra è liquidata nel 1350. Un violento incendio divampa nel 1716. Nel 1855 il fuoco distrugge Villagrande. Per il Mauria entrano nel 1508 le truppe di Tristano Savorgnano e nel 1509 quelle del principe d’Hanhault. Il Passo della Morte ha parte determinante nella resistenza cadorina agli austriaci nel 1848. Il Mauria è anche teatro d’imprese partigiane nel 1944. Nel luglio 1987 e 1988 Lorenzago ospita le vacanze di Papa Giovanni Paolo II (il successore di Albino Luciani il “Papa bellunese del sorriso – ndr.). LOZZO DI CADORE. L’area su cui il paese sorge è colonizzata fino dai tempi dei paleoveneti; il nome è romano… Il più antico documento che si conosce e che riguardi Lozzo è l’atto col quale il 22 agosto 1188 Auronzo scambia con questo villaggio Sovergna contro Larieto. I più antici Laudi della Regola inserita nel centenaro di Domegge, risalgono al 1444. Il testo è documentato fin oltre la dominazione napoleonica e contiene delibere fino al 1821.Lozzo ha nelle vicinanze una chiusa, cioè una fortificazione sulla strada costruita tra il 1409 e il 1500. Sotto il dominio veneto si forma l’attuale patrimonio forestale, soprattutto con l’acquisto del bosco di Valsalega. Arruolatisi nei corpi franchi, gli abitanti di Lozzo combattono nel 1848 a Rindemera di Vigo. Il villaggio è quasi incenerito da un incendio nel 1867. Il 20 settembre 1944 cade in uno scontro con i tedeschi il comandante della brigata partigiana Calvi, Sandro Gallo (Garbin)”. MEL. Una necropoli con tombe a circolo – scrive Fiorello Zangrando – fa risalire al Mille avanti Cristo la presenza dei paleoveneti. La penetrazione romana avviene lungo la via Claudia Augusta che da Altino raggiunge Maia di Merano.Ricorda quindi che “Sorge il Castello di Zumelle protagonista nei tempi seguenti dai bizantini ai longobardi, dai Comuni alle signorie, al centro delle lotte tra Treviso e Belluno. Quando questo si dà alla Serenissima, il contado di Mel ha il suo feudatario nella famiglia Zorzi il cui capo, Jacopo, lo ottiene in premio delle sue virtù militari, con l’obbligo di assegnargli un vicario per l’amministrazione della giustizia. Leggi e politica vengono da Treviso, l’amministrazione è gestita dalla Magnifica comunità. Mel esprime l’anarchico Angelo Sbardellotto che, nel 1932, in procinto di attentare alla vita di Benito Mussolini, è arrestato e fucilato. Nel 1970 l’economia compie un balzo avanti con le industrie Zanussi”. OSPITALE DI CADORE. E’ probabile che le origini di Ospitale siano da fissare attorno al Mille. Se Termine, almeno come punto daziario, può essere romano e fin d’allora segnare il confine tra Cadore e Belluno, Davestra può risalire alle invasioni barbariche ed essere fondato da profughi. Ad Ospitale di sopra, dove corre la via poi divenuta regia, una bifora gotica ricorda l’ospizio per i viandanti da cui il paese trae ragione e che nel 1314 è sorretta da privilegi accordati dai Caminesi. Lungo il Piave fin dal 1400 s’installano segherie. L’impianto più completo, che tuttavia ha breve vita, è quello di Candidopoli, fondato da Candido Coletti nel 1824 e che egli lega ai Comuni facenti parte dell’antica Comunità di Cadore.Termine si dà i Laudi nel 1598, Davestra nel 1794. A Rivalgo e a Termine nel 1848 i rivoltosi cadorini difendono eroicamente contro gli austriaci la riconquistata libertà. PEDAVENA. I resti di un acquedotto e una lapide a Lucio Cesare, figlio di Augusto fanno pensare – secondo Zangrando – a Pedavena come piazzaforte di Feltre e luogo di soggiorno per i patrizi. Sui colli soprastanti, del resto, transita la via Claudia augusta altinate. Carlo Magno, dividendo l’impero in contee e marche, affida il paese ai signori di Pedavena. Il loro castello si eleva dove ora c’è la villa Berton già Pasole. Altri castellieri vengono su a Tornabuolo, Carpene, Coste, Altor, Facen e Buglione. Il castello di Pietro da Pedavena è assediato e distrutto dai soldati di Carlo IV. Gli altri vengono demoliti quando Venezia teme potentati interni. In compenso nel ‘600 e nel ‘700 crescono numerose le ville patrizie. Tra tutte la villa Berton in cui nel secolo XVIII si riunisce l’Accademia degli erranti a disputare in versi. Il nome del paese rimane per lungo tempo legato alla birra prodotta nello stabilimento fondato dai Luciani di Canale d’Agordo.