di Viviana De Rocco, Delegata Uiltec_Uil
Luxottica Agordo
AGORDO Ormai da molte settimane, con l’aggravarsi di questa emergenza sanitaria e le misure di prevenzione sempre più stringenti, il cosiddetto “lavoro agile” è diventato una risorsa indispensabile sia per gli enti pubblici che per le aziende private.
Di smart working in Luxottica si era parlato in fase di trattativa del CIA lo scorso anno ed una volta firmato l’integrativo la sede di Milano era partita a sperimentare questa tipologia di lavoro, sia pure con alcune riserve e limitazioni.
Nello stabilimento di Agordo c’erano i presupposti per partire nel 2020 dopo aver individuato le aree/uffici dove era possibile implementare il lavoro da casa. L’emergenza dovuta al Covid-19 ha dato un’accelerazione esponenziale all’utilizzo del lavoro agile, in quanto tra le misure di prevenzione espressamente suggerite dal Governo vi era appunto il ricorso allo smart working ovunque possibile e senza vincoli.
Diversi colleghi da inizio marzo in poi hanno guardato con una punta di invidia quegli impiegati che lavoravano da casa, qualcuno forse lamentando un diverso trattamento tra dipendenti Luxottica, visto che gli operai erano purtroppo “costretti” ad andare a lavorare in azienda nonostante la preoccupazione per il virus mentre gli impiegati potevano svolgere le loro mansioni da casa. Ovviamente le ragioni di tale differenza sono puramente tecniche, visto che gli strumenti necessari per svolgere un lavoro d’ufficio a casa sono il pc portatile ed una connessione wifi mentre il lavoro in produzione deve materialmente essere svolto in fabbrica con tutte le attrezzature e con l’organizzazione necessaria. Non tutti gli impiegati però hanno avuto la possibilità di passare allo smart working, tra questi vi era chi non ha un computer, una connessione internet in casa oppure svolge una mansione tale da richiedere comunque la presenza in azienda.
Per chi invece ha potuto cimentarsi con il lavoro agile, la novità, seppur arrivata all’improvviso ed in un momento non certo felice visto il propagarsi dell’epidemia, ha presentato dei pro e dei contro.
Per quel che riguarda la mia mansione, io e le mie colleghe eravamo forse facilitate in quanto già in situazioni normali per comunicare con i colleghi di Milano utilizzavamo molto lo strumento di Teams o di Skype sia per delle riunioni che per condividere file ed informazioni. Personalmente durante lo smart ho lavorato molto di più: sarà perché vivo da sola e, causa le restrizioni in atto, non ho figli o parenti che mi vengano a trovare ma in questi giorni ma, nonostante dovessi garantire la presenza nel consueto orario dalle 9 alle 18, già alle 8 ero con il pc acceso per controllare le mail e non lo spegnevo prima delle 18.30/19 senza contare che la pausa pranzo la fai ma sempre con un occhio al monitor del pc e che lo straordinario se sei in smart non ti viene riconosciuto. E’ sicuramente vero che lavori in modo più rilassato, sei a casa, non ti devi spostare quindi risparmi i costi di trasporto ma non hai il pranzo in mensa, devi riscaldarti la casa invece di abbassare il termostato durante il giorno, utilizzare l’energia elettrica di casa e la tua connessione dati. Inoltre una cosa forse banale ma di cui ho sentito la mancanza sono stati i contatti sociali: la battuta tra colleghe, la pausa caffè in compagnia… ci sono state delle mattine che arrivava l’ora della pausa pranzo e mi rendevo conto che non avevo nemmeno scambiato una parola con nessuno (ad eccezione delle mail inviate e ricevute). Alcune persone, in questo caso mi vengono in mente le mamme con i bambini a casa, avranno forse trovato più difficoltà di me lavorando in smart: l’uscire di casa per andare in ufficio ti permette di staccare dalla vita famigliare e concentrarti maggiormente sul lavoro anche se, in questo periodo di scuole chiuse, lo smart working è stato comunque di grande aiuto. Chi invece ha continuato ad andare a lavorare in fabbrica (s’intende fino all’inizio della cassa integrazione che ha poi coinvolto tutti, operai e impiegati) avrà certamente notato che lo smart working per centinaia di impiegati ha avuto l’effetto collaterale di ridurre in parallelo l’affollamento dei parcheggi in Valcozzena come anche le file in mensa, un risultato non da poco.
Sicuramente la fine di questa emergenza sanitaria non è dietro l’angolo, ci vorrà il suo tempo e già si sa che alcune cose difficilmente torneranno come prima. Tra queste, in senso positivo, possiamo mettere il nostro lavoro di impiegati. In questo periodo lo smart working è una necessità inderogabile dovuta all’emergenza ma ha dimostrato di funzionare complessivamente bene pur se introdotto a tappeto praticamente dall’oggi al domani, bypassando di fatto la graduale sperimentazione prevista in origine. Un domani, con più calma, si potrà concordare un giusto equilibrio tra lavoro tradizionale in ufficio e smart working.