“Aumentare la distanza con la società può diventare un problema”
REDAZIONE L’Ente Parco è sulla bocca di molti, soprattutto degli amanti degli eventi, motoristici in particolare, ma non solo visto quanto è stato riportato in questi giorni dalla Valle del Mis (ben documentato con fotografie), oppure dal sito di Valle Imperina, certo di proprietà del Comune di Rivamonte, ma che il Parco in passato ne ha sempre fatto vanto considerandola porta del Parco e costruendovi pure un centro visitatori da 4 anni senza una parte di tetto ed abbandonato al suo destino. Le foto di Giuliano Laveder riportate in questi giorni sui nostri canali ne sono un lampante esempio, se questa è la porta del Parco per cortesia teniamola chiusa. Un invito che RADIOPIU già aveva rinnovato un anno fa con la collaborazione di Moreno Geremetta (vedi link a fondo articolo).
FOTO GIULIANO LAVEDER
Tornando al Parco e al suo direttivo presieduto da Ennio Vigne, anche il Deputato Roger De Menech ha preso la parola, alla luce della dimissioni del sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin, un pessimo segnale verso l’esterno che dovrebbe invitare ad una riflessione generale, non a caso sui nostri social la parola più ripetuta è “dimettetevi” e non è casuale, piuttosto un segnale che parte della popolazione bellunese non si riconosce in questo Ente o in chi è stato chiamato (non eletto) a guidarlo con relativo invidiabile compenso. “L’Ente Parco – dice il deputato del Partito Democratico Roger De Menech – dovrebbe curare e coltivare le relazioni attraverso i sindaci e gli amministratori di quei comuni sul cui territorio insiste. La vicenda della Pedavena Croce d’Aune, al di là di alcuni aspetti grotteschi per cui si preclude la possibilità di svolgere un evento sportivo su una strada aperta al traffico veicolare, ripropone uno scontro tra ambientalismo e il resto della società. Questo atteggiamento è un errore, in primo luogo culturale. Il Parco è una risorsa per tutti. Per la tutela che offre, per i progetti di ricerca che è in grado di sviluppare in connessione con gli atenei italiani ed europei, per le economie che inevitabilmente muove. Le esigenze di tutela del ministero, quindi dello stato e dei Comuni, in realtà coincidono. Proprio per questo è pericoloso oggi spezzare quest’unione e polarizzare l’opinione pubblica. Tuttavia, ricordo che ci sono voluti oltre vent’anni per arrivare alla sua istituzione e gran parte di quei due decenni fu spesa per vincere le resistenze delle popolazioni e delle amministrazioni locali. L’idea che pochi illuminati sono portatori di valore e di verità è purtroppo un problema ricorrente. Non abbiamo alcun bisogno di riproporre contrapposizioni del secolo scorso. Abbiamo necessità di dialogo, non di intransigenza, di capacità di relazionarsi con l’esterno, non di chiusura. Il Parco delle Dolomiti è un asse fondamentale dello sviluppo per il Bellunese e per il Veneto e non può essere bruciato sull’altare dell’intransigenza, lo sforzo deve essere quello di trovare le soluzioni, anche innovando”.