La misura di distanziamento, oggi impostaci dai decreti governativi e dalle ordinanze regionale, … passa per Agordo! Si può dire di più: se nel XVII secolo un geniale agordino, dopo accurati studi e lunghi pensamenti, non avesse messo ordine sul come utilizzare tutti la medesima unità di lunghezza, oggi staremo ancora alla situazione precedente che, rimanendo solo in Italia, era diversificata regione per regione, talvolta anche tra provincia e provincia e addirittura tra comune e comune, tanto adottare termini amministrativi odierni. Sino a quel tempo, ad esempio, nella Serenissima Repubblica di Venezia, pertanto anche nel nostro territorio, se si doveva misurare una stoffa si adottava il braccio mercantile pari a metri 0,64. Oggi tale lunghezza, presa come distanza tra ciascuno di noi, non darebbe adeguate garanzie sanitarie, perciò, forse, ce ne sarebbero voluti due di bracci, così eccedendo di quasi 30 centimetri. Se ci spostiamo ad oriente e andiamo in Friuli troviamo un braccio pari a metri 0,68, mentre in Lombardia il braccio è di metri 0,59 ed in Emilia Romagna di metri 0,64. Pertanto tra Veneto ed Emilia non c’era differenza, ma con Friuli e Lombardia le cose si sarebbero complicate. Forse era la volta buona per lasciare a ciascuna Regione libertà di decisione. Ma sarebbe rimasto sempre il problema di trovare la giusta via per conciliare tutte le misure. Non è il caso di esaminare, però, le diverse unità di misura allora in vigore tra i vari Comuni e Province, poiché ci perderemmo in un ginepraio di soluzioni, fonti certamente di tanta confusione. A parziale giustificazione di tutto ciò si deve anche tenere conto del fatto che lo Stivale fu contenitore di diversi ducati, repubbliche, granducati, regni e Stato pontificio praticamente sino al 1870 e ciascuno era libero di adottare una propria tavola di misure di lunghezza, superficie, peso e via dicendo. Nulla da eccepire. A mettere tutti d’accordo (quasi tutti, perché nell’ex impero britannico a tutt’oggi si parla di yarde, once, scellini, barili ecc.) ci volle l’”invenzione” di quel genio eclettico e giramondo nato ad Agordo l’8 marzo 1617, oggi più famoso in Polonia che non a casa sua e che risponde al nome di Tito Livio Burattini. Egittologo, metrologo, fisico, matematico, tecnologo, architetto, ottico, astronomo, militare, diplomatico, direttore di zecche e miniere di Stato, inventore e quant’altro, l’illustre agordino viaggiò in Egitto e si stabilì in Polonia e lì diresse anche la Zecca di Stato, ma sarebbe morto dimenticato e in miseria nel 1681. Ebbene nel 1675, in un trattato pubblicato dai Padri Francescani di Vilna, Burattini lanciò la sua idea di misura di lunghezza: «doppo havervi molto pensato, è la lunghezza di un pendolo, che fa una vibrazione nel tempo di un minuto secondo, cioè, che faccia in un hora 3600 vibrazioni», ovvero che abbia un periodo di due secondi. A tale lunghezza egli diede il nome di Metro Cattolico che era circa il doppio o il triplo di braccia e piedi in uso in tutta Europa. La sua Misura Universale avrebbe poi conquistato il mondo semplificando le cose anche sulla base del sistema decimale, grazie pure ad ulteriori studi successivi. Inizialmente definita come la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre a fine Settecento, la misura “lanciata” da Burattini fu ridefinita nel 1889 dalla Prima Conferenza Internazionale di Pesi e Misure come la lunghezza di una sbarra di platino-iridio costruita come prototipo. Essa è conservata alla temperatura costante di 0°C nel Bureau International des Poids et Mesures a Sèvres, vicino a Parigi. Su questo metro campione sono stati tarati tutti i campioni delle varie nazioni. La più recente definizione di metro è la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299.792.485-esimo di secondo, adottata nel 1983 dalla XVII Conferenza Internazionale di Pesi e Misure, ma certamente niente può essere efficace per l’uso pratico quotidiano come lo è il metro campione. Ed oggi la genialata dell’agordino Burattini permette agli italiani, e non solo a loro, di distanziarsi allo stesso modo dalle Alpi alle isole. Ecco spiegato perché si può dire l’attuale misura di distanziamento … passa per Agordo e gli agordini possono andarne fieri dicendo: «Grazie, Tito Livio Burattini!».