di RENATO BONA
Concludiamo, e davvero ci rammarica che la narrazione sia conclusa, la “lettura” del libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore” che il dott. Enrico De Lotto realizzò con la bellunese tipografia Benetta, nel 1956, in occasione della “Mostra dell’occhiale attraverso i secoli”, allestita a cura della Camera di commercio di Belluno nella sala della Magnifica comunità cadorina durante la settima edizione dei Giochi olimpici invernali che si tennero a Cortina. Questo capitolo, che precede gli ultimi due, intitolati rispettivamente: “La scuola per ottici in Cadore” e “Elenco degli occhiali antichi esposti alla Mostra dell’occhiale attraverso i secoli” di Pieve di Cadore, è dedicato alla “Storia degli astucci per occhiali. La fabbricazione degli astucci in Cadore”. De Lotto esordisce così: “Probabilmente l’astuccio per occhiali è antico quanto l’occhiale stesso e la prima menzione di un astuccio per conservare questo prezioso e delicato istrumento, credo si possa trovare nelle ‘Collectoriae’ dell’archivio Vaticano, in cui si trova il prezzo di un paio di occhiali con relativo astuccio acquistati da un certo Arnaldo domenicano, vescovo di Bologna, nel 1316. Il documento dice: ‘…Item in oculis (occhiali) de vitro cum capsula (astuccio) s. VI bon’ cioè: “per un paio di occhiali di vetro con astuccio lire 6 bolognesi’”. Ricorda poi che “qualche forma di astuccio per occhiali possiamo intravvederlo in vecchi dipinti sia in Italia che all’estero”. In proposito richiama per esempio un dipinto del volume della ‘Cronaca interna della Confraternita di Mendel a Norimberga’ raffigurante un artigiano di bussole il quale tiene sul tavolo un paio di occhiali (certamente da presbite) con relativo astuccio, con cenno a decorazioni sulla facciata esterna. Nel S. Girolamo del Marinus gli occhiali giacenti sul tavolo sono infilati in un astuccio in due pezzi”. Ed aggiunge che: “Nel periodo del Rinascimento furono fabbricati astucci per occhiali non solo di legno o di cuoio artisticamente lavorati, ma anche di metalli preziosi come oro e argento con figurazioni finemente cesellate. Furono costruiti astucci di osso, tartaruga e legno pregiato”. Secondo l’autore una indagine sarebbe quanto mai interessante per scrivere una vera storia artistico-industriale sulla evoluzione degli astucci per occhiali. Che oltre ad essere un oggetto di protezione per l’occhiale è anche un ornamento per chi lo tiene in mano per cui si è cercato in tutti i secoli di dargli un forma che risponda a determinati requisiti che possano conciliare la praticità con l’eleganza. Ed ecco che si avevano astucci a tabacchiera, a lingua, a soffietto, ad unghia, aperti, a bascule eccetera. Poi, con la scoperta dell’alluminio vengono fabbricati quelli leggeri ed eleganti, con possibilità di rivestirli in pelli lavorate. Altra notevole evoluzione grazie alle materie plastiche con l’industria “che si è sbizzarrita in questi ultimi anni a fabbricare numerose specie di materiale plastico per la confezione di astucci per occhiali di uso comune ed a prezzi modici”. A questo punto De Lotto torna indietro nel tempo per dirci che il primo impianto per la fabbricazione degli astucci per occhiali in Cadore fu fatto da C.E. Ferrari nel 1890 nella vecchia fabbrica del Molinà e fu poi continuata da Ulisse Cargnel che si servì fino al 1914 di un tecnico tedesco. Anche Bonazzola & C. fabbricarono astucci fino al 1915. L’impulso maggiore per la fabbricazione fu comunque quello dato da Giorgio Fedon di Vallesella, classe 1875, “bella figura di lavoratore assiduo e fedele, che per 34 anni ininterrotti lavorò alle dipendenze del Ferrari e del Cargnel come capo del reparto lenti”. Con i sudati risparmi e la collaborazione dei figli, Fedon fondò nel 1920 una piccola fabbrica per astucci in quel di Vallesella ma “il piccolo laboratorio di dimostrò ben tosto insufficiente per il crescendo di richieste sul mercato dei suoi ottimi prodotti”, Nel 1925 ecco la nuova grande fabbrica nella località Crodola, con attrezzatura moderna per la fabbricazione di ogni specie di astucci. Purtroppo, Giorgio Fedon morì a 56 anni di età il 14 novembre 1931 “ma il seme gettato diede i suoi frutti: i figli Berto, Giovanni e Virgilio continuarono con coraggio e con particolare perizia l’opera del padre”: Berto fu un ottimo dirigente dell’azienda, oltre che un appassionato sportivo, e la sua attività fu interrotta dalla morte proprio quando poteva godersi i frutti del suo lavoro; la fabbrica, diretta dal dinamico Virgilio è costruita secondo criteri moderni… e gli astucci della ditta Fedon vengono esportati in tutto il mondo “perché all’eleganza e alla praticità si aggiunge la robustezza e la finezza nella lavorazione”. Alla ditta Fedon è stato attribuito nel 1926 il Gran Premio con medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Roma. Un busto di Giorgio, il fondatore domina la luminosa sala della direzione. Infine va ricordato che la seconda fabbrica per la lavorazione degli astucci sorta in Cadore è quella di Livio Gatto che con Virgilio e Remo De Silvestro si è staccato dalla ditta Fedon Giorgio nel 1937 ed ha fondato la Livio Gatto & C. a Domegge, per la fabbricazione di astucci per occhiali, che sono molto apprezzarti ed esportati in tutto il mondo. Ancora: nel 1946 è stato fondato a Calalzo l’Astuccificio Cadorino ad opera di Antonio Fanton, proveniente dalla ditta Fedon Giorgio mentre Ivo Celotta, proveniente dalla ditta Gatto ha fondato una piccola fabbrica prima a Calalzo e poi a Vallesella. Il libro di Enrico De Lotto si chiude con un giusto riferimento alla Scuola per ottici in Cadore che “scriverà la nuova pagina della storia delle occhialerie cadorine” e richiama la figura dell’ing. Mario Giacobbi, immaturamente scomparso, il quale “ha caldamente propugnato la istituzione di questa scuola professionale con lo scopo di preparare i giovani non solo alla licenza di abilitazione per confezionare, apprestare e vendere al pubblico occhiali e lenti, ma anche per la preparazione dei futuri dirigenti e delle future maestranze delle fiorenti occhialeria cadorine”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore”; Zeiss e raccolta Rathschuller-Ocularium-Genova): visibile sul tavolo dell’artigiano, un paio di occhiali con relativo astuccio (Zeiss); gli occhiali infilati in un astuccio particolare (Museo del Prado di Madrid); nel 1800 gli astucci si fabbricavano in osso, tartaruga, cartone e legno pregiato (raccolta Rathschuller-Ocularium-Genova); astuccio “a Chatelaine” 1900; fattura nordica del ‘500 di astuccio per occhiali in legno di bosso scolpito; Giorgio Fedon fondatore della fabbrica di astucci di Vallesella di Cadore; graziosi tipi di astucci della fine del 1800 (raccolta Rathschuller-Ocularium-Genova); la prima grande fabbrica di astucci per occhiali sorta in Cadore (1920) per opera di Giorgio Fedon di Vallesella; artistici tipi di astucci del 1800; curiosa immagine a corredo del capitolo sulla Scuola per ottici in Cadore.