Sono nove quelle illustrate da Simonetta Chiovaro (introduzione di Adriano Alpago Novello e fotografie di Mauro De Santi) * Introdotto da Adriano Alpago Novello con i capitoletti dedicati a “La vita in villa”, “Il fenomeno della villa veneta”, “I tipi della villa veneta”, “La villa nel Bellunese”, il libro-guida edito nel 1977 dalla milanese Charta – ad iniziativa dell’Amministrazione provinciale bellunese, a cura di Paolo Conte con testi di Simonetta Chiovaro, fotografie di Mauro De Santi – propone dieci itinerari preceduti da “Note sulle ville della Provincia di Belluno fra storia, architettura ed arte” e “Ville e non solo. Consigli per l’uso della guida” rispettivamente della Chiovaro e di Conte. Nel nostro “viaggio” iniziato nelle settimane passate alla scoperta di queste splendide realtà di molte delle quali ignoravamo non solo l’esistenza ma anche la storia, percorriamo l’itinerario numero 7 (l’unico che suggerisce la visita ed il confronto tra le ville localizzate sui due versanti del Piave attraversando il fiume sul ponte di San Felice; un percorso “molto vario con realtà non monumentali ma singolari per qualche particolare architettonico, ambientale o storico”): “Sulle due sponde del Piave”, che comprende: a Pieve di Limana la Casa del Canonico; a Cesa, sempre di Limana, Villa Piloni; nella limanese Centòre la Villa Sacello; a Trichès Villa Tasso; a Frontin Villa Alpago Novello; a Casteldardo Villa Piloni; a Pialdier Villa Montalbàn; a Pasa Villa Zuppani e a Socchièva Villa Gaggia. La Chiovaro richiama il “Particolare rapporto uomo-ambiente che ha sempre caratterizzato nel passato la storia e i costumi di questi luoghi, sempre alla base delle loro caratteristiche paesaggistiche ed anche amministrative. E’ curioso ad esempio constatare che i confini di Limana, piccolo comune istituito solo nel 1871, sono definiti da tre corsi d’acqua, quasi il territorio fosse un’isola: il Piave, il torrente Limana e il torrente Cicogna, I fiumi, e non le montagne costituivano nel passato i veri ostacoli da superare; pertanto, essendo dei limiti imposti dalla natura, fungevano benissimo da confini geografici…”. E non trascura una citazione del passo San Boldo, 706 metri sul livello del mare, “il cui nome deriva da Sant’Ippolito; anche nella sua storia recente ha avuto un ruolo strategico: la strada che attualmente lo valica, infatti, fu aperta al traffico militare nel maggio 1918. Le cronache ricordano che il completamento da parte austriaca fu particolarmente difficoltoso nell’ultimo tratto. Per superare il dislivello fu indispensabile scavare le cinque gallerie elicoidali che caratterizzano questo suggestivo passo di montagna”. Partiamo dunque dalla limanese Pieve dove si conserva ancora la CASA DEL CANONICO, datata 1670, con la precisazione che: “Il termine ‘canonica’ non deve essere inteso con il significato odierno… L’edificio infatti ripropone lo schema della casa rurale ma trasposto in termini architettonici aulici, con portico al pianterreno, doppio ordine di logge sovrapposte nei piani superiori, il tutto disegnato da archi, bifore con colonnine e capitelli nonché grandi lesene. Infine una scala esterna protetta da un alto muro collega i tre livelli di smistamento degli ambienti interni”. Si prosegue e si giunge a Cesa quasi sulla riva del Piave dove, in uno slargo circolare, un cancello segnala il breve viale di accesso a VILLA PILONI, del XVIII secolo, tuttora della famiglia Piloni; la pianta riproduce la Croce di Malta, l’ordine cavalleresco cui appartenevano gli antichi proprietari. E’ formata da un quadrato con saletta ottagonale al centro da cui partono quattro bracci tre dei quali sono altrettanti spazi d’ingresso nelle varie direzioni mentre nel quarto è ricavata un’elegante scala a due rampe. Le facciate sono semplicissime e quasi identiche. Il motivo di maggiore interesse della villa è costituito dal ricco e vasto parco disegnato dall’architetto Alexandre Poiteau Le Terrier, giardiniere di Versailles, giunto nel Bellunese al seguito delle truppe napoleoniche. Centòre, piccolo nucleo di case in piena campagna, leggermente soprelevato su una collina presenta la suggestiva VILLA SACELLO, metà del XVII secolo: edificio caratterizzato da un insolito tetto molto alto che emerge al di sopra dei due grandi alberi. Un’incisione settecentesca conferma una sostanziale conservazione degli elementi architettonici della villa tranne la parte sommitale dove il tetto era più basso, a due falde, invece che quattro, ed erano presenti due camini simmetrici di foggia particolare. Il motivo centrale delle facciate quasi uguali è definito da un portico a tre archi al pianterreno, una doppia trifora con balconi ai piani superiori e timpano conclusivo con altra trifora oggi murata. Approdiamo a Triches, una delle frazioni più alte del territorio ed uno degli ultimi abitati alle falde della catena prealpina che culmina nella cima del Col Visentin dove, in posizione dominante e panoramica, sorge VILLA TASSO, XVII secolo, piccola e piuttosto alta, con sala centrale passante e la scala appena a fianco dell’ingresso, posto sulla fronte sud-est, a livello della corte. Tutte le facciate hanno come caratteristica una grande nitidezza di superfici con aperture piccole, rade e ben ritmate. Il tragitto è breve da Carfagnoi a Frontin, piccolo, caratteristico borgo ricco di edifici particolari, all’inizio del quale si offre al visitatore VILLA ALPAGO NOVELLO, XVIII secolo: l’ingresso è laterale con grande cancellata in ferro tra quattro pilastri sormontati da statue in pietra di Vicenza. Da segnalare che la sala centrale è sostituita da quattro ambienti simmetrici. Caratteristica settecentesca è l’infilata di porte al piano terreno che mette in collegamento tutti gli ambienti rivolti a sud lungo la facciata principale. Nella villa si conserva una notevole biblioteca particolarmente ricca di pubblicazioni locali. In mezzo ad una distesa di verde, a Casteldardo, appare VILLA PILONI, XVI-XVII secolo: ingresso frontale preceduto prima da un lungo viale ghiaioso e poi da quello, monumentale, in lieve salita che giunge alla villa che fu eretta da Odorico Piloni membro di un’antica famiglia cadorina, alla fine del ‘500 anche se l’aspetto attuale è dovuto al profondo restauro avvenuto nel Settecento. Il corpo padronale, alto tre piani, sporge verso nord rispetto alle ali rustiche laterali, più basse e simmetriche; la fronte sud presenta invece diversi edifici allineati tra loro. Al pianterreno grandi finestre dalle caratteristiche inferriate che affiancano il portale d’ingresso. Il piano nobile presenta un’importante trifora con frontoni curvi e spezzati e completata da un poggiolo in pietra a tronco di piramide rovesciata. Da questa villa si torna sulla piazza di Trichiana e si procede in direzione Feltre per raggiungere il piccolo centro di Pialdier dove sorge VILLA MONTALBAN, XVII secolo, completamente inglobata nel centro abitato. La villa è del 1733, con elementi architettonici di pregio del corpo principale: le quattro paraste ioniche che sorreggono il timpano, il poggiolo del primo piano, le finiture in pietra delle finestre a profilo arcuato. Si oltrepassa il ponte di San Felice e si è in territorio di Sedico e si punta su Pasa, piccolissima località posta quasi sulla riva del Piave, in posizione rialzata e dominante: si tratta di un agglomerato di case dipendente dalla vicina Triva sorto come nucleo rurale attorno all’antica VILLA ZUPPANI, XVII-XVIII secolo: l’edificio si presenta oggi come il risultato di successivi interventi avvenuti nel tempo, che hanno creato un singolare ma al tempo stesso anomalo risultato architettonico: la villa è infatti “un edificio di dimensioni ridottissime e di impostazione molto personale, al di fuori della suggestione dei modelli maggiori e dalla tradizione classica”. Lasciata Pasa si avanza in direzione di Belluno dove la stretta strada comunale che collega a San Fermo è bellissima ed ideale per una escursione in bicicletta immersi nella natura. Nella località Socchièva è ben visibile l’ingresso principale di VILLA GAGGIA, XVII-XVIII secolo, che sorge sul margine superiore di un largo terrazzamento naturale sovrastante la destra del Piave. Probabilmente fu eretta ancora nel XVII secolo dalla nobile famiglia Pagani ma fu ampiamente rimaneggiata nel secolo XVIII. Da segnalare che la nuova sistemazione “ha introdotto nel parco una grande varietà nell’ambiente naturale, sfruttando le enormi potenzialità del luogo e costruendo anche con strutture architettoniche, situazioni e soluzioni riferite ai canoni del giardino romantico”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Le ville nel paesaggio prealpino della Provincia di Belluno”): facciata nord di Villa Piloni; Villa Sacello: veduta del complesso dalla strada del Centòre; un particolare della facciata sud della Villa Sacello; facciata sud della Villa Tasso; veduta del complesso di Villa Sacello dal lato del giardino; Villa Alpago Novello; scorcio dell’imponente facciata settecentesca di Villa Piloni; ecco come appare oggi la facciata di Villa Montalban; veduta della facciata principale, dal giardino interno di Villa Zuppani; il complesso visto dal lungo e maestoso viale d’accesso della Villa Gaggia; l’ala di servizio dal giardino della “Gaggia”; particolare di una zona del giardino novecentesco.