Il Castello Agordino La stretta gola che , salendo da Belluno verso Agordo appena passata La Muda, restringe la valle del Cordevole è stata usata storicamente come baluardo per fermare le invasioni da nord verso il Bellunese. Questo stretto passaggio chiamato in dialetto taiada de S.Martin porta anche il nome di Càstei, visto il considerevole numero di fortificazioni che si sono susseguite in questa località. Tali strutture vennero man mano modificate nelle diverse epoche storiche seguendo l’ evoluzione della rete viabile, passata da semplice sentiero a mulattiera , poi a strada carrabile alla quale per un certo numero d’ anni è stata affiancata la ferrovia per poi finalmente trovare soluzione con l’attuale galleria stradale detta dei Càstei che bypassa la zona in questione.
Sulla cima del Sass di S.Martin sorgeva una chiesa citata nel 1414 in un testamento di tale Marsangino Catelani di Agordo che lascia quattro libbre d’olio alla Ecclesia Sancti Martini de Castro Agordino. Nel 1483 Marin Sanudo il Giovane descrivendo il Castello Agordino scriveva: “ Or mia 4 si trova un castello mal conditionato , dove è uno passo forte chiamato Castello Gordino, et qui è una chiesia di San Martin; non si pol andar a cavallo; bisogna dismontar, chome qui è pynto”. Le quattro miglia sono date partendo dalla Muda. Questo castello , secondo lo storico F.Miari, venne edificato intorno al 550 e sempre secondo il Miari il vescovo Ottone di Torino lo fece restaurare dopo la sua nomina avvenuta nel 1225 assieme ad altri castelli bellunesi quali Castione, in Celentino, in Lavazzo e alla Rocca. Secondo lo storico bellunese G.Piloni, nel 1431 “ fu mandato Bartolomeo Miaro alla guardia del Castello Agordino con alcuni soldati forestieri et molti altri del paese. Sendo quel passo importantissimo per preservar la città dell’ insulto degli Ungheri che calavano in Italia con l’ Imperatore”.
Nel 1438, durante la guerra di Venezia contro il Duca di Milano, il Castello Agordino torna alla ribalta e secondo lo storico Don F.Tamis il Maggior Consiglio di Belluno in data 30 Luglio nomina Bartolomeo Miari alla custodia del Castello Agordino fornendolo di un salario, “…… deliberatum fuit quod pro custodia et reparatione castri agurdini mittarum ser Bartholomeus de miliario cum salario librarum trigintasex…..” . Durante la guerra con la Germania nel 1487, – riporta il Tamis -, Venezia impose di rompere la strada del Canale del Mis lungo la quale i nemici avrebbero potuto facilmente scendere dal Primiero a Belluno e contemporaneamente venne deciso di rafforzare il Castello Agordino e lì concentrare la difesa tanto che “…cavalcò il Rettore al Castello Agordino per dar ordine di renderlo in fortezza…..”e “…. furono posti ancora vinti huomini da spada al Castello Agordino per aggiunta alli altri, ch’ erano stati ivi mandati….”. Il 19 ottobre 1499 di fronte ad un pericolo d’ invasione turca da Nord , veniva inviato alla custodia del Castello Agordino certo Cristoforo Gervasi e contemporaneamente si organizzò la difesa anche nel luogo di Ruit sull’ altra sponda del Cordevole. Sempre secondo F.Tamis il Castello fu distrutto nel 1510 dai tedeschi in ritirata e lo stesso autore riporta la decisione del dominio veneto di fortificare vari luoghi tra cui il Castello Agordino. Lo stesso autore riporta una relazione del Podestà di Belluno Francesco Zen del 1609 dove parlando del Castello Agordino diceva: “ ….essendovi il passo del Castello Agordino tre miglia sotto di Agort verso Cividale col quale si potrebbono assicurare per essere quel sito così forte, che con poco contrasteria con ogni grande essercito per l’altezza, et aspezza del monte tutto sasso , che ha da una parte, et il precipitio di più cento passa dall’altra, con stradela stretta,molto ardua, dove apena può andar un cavallo,……”. Queste considerazioni, soprattutto quella dell’ angustità del luogo per cui poche persone potrebbero fermare un esercito, saranno sempre alla base degli studi strategici sul Castello Agordino prima e sulla Tagliata di S.Martino poi.
Il Tamis riporta ancora una relazione del Podestà Giulio Contarini presentata il 20 novembre 1641 dove dice : “…. Tra i medesimi, il Castello Agordino merita maggior riflessione. Ne rappresentai lo stato più precisamente alla Serenità Vostra che si compiaque commettermi il far rifabbricar la casa distrutta, et rimettere a nuovo uso di custodia le porte, ponendovi alcuno con il godimento di essa casa; ma perché non s’è potuto con tutta la industria conseguire di persuader alcuno ad andar ad assistere senza recognitione, o salario in quel luogo lontano da ogni comodo, et molto horrido nel verno, stimai di astenermi da altra della fabbrica commandata. In ogni caso di sospetto necessario sarebbe prevenir tutti gli eventi con assicurar quel posto importante, che superato dà non solo l’ adito facile a quel territorio, ma taglia fuori tutta la parte del Capitaneato d’ Agort, assai importante, et non meno forse invidiata da arciducali per la ricchezza delle miniere del rame, che in esso si vanno sempre, come intendo, avanzando”. Secondo il Tamis il castello si presentava nella forma di una larga e quadrata torre merlata, munita di feritoie; veniva difeso da un capitano e otto guardie in tempo di pericolo , mentre in tempo di pace era sorvegliato da un custode. Nello schizzo del Podestà Giulio Contarini del 1640 ( Archivio di Stato di Venezia-Dispacci Rettori Belluno-busta 9-disegno 1) si delinea il Sass di S.Martin con la Chiesa in cima , alla destra del Sass è disegnato il Cordevole . La strada che sale da Belluno attraversa un primo corpo di guardia posto circa sul sito dell’ attuale corpo di guardia in alto, questa struttura appare nel disegno come formata da due corpi allineati che tagliano il passaggio. Il primo a sud ha le parvenze di un fabbricato che è lungo passa n°4 ed ha un portale che si apre in direzione Agordo, la strada passa attraverso il portale, ad esso fabbricato è collegato un muro che chiude verso il sasso , questo muro è lungo passa n° 20 e su di esso compaiono numerose feritoie. La strada che dal valico tra il Sass ed il monte scende verso Agordo è data lunga passa n° 68. Sulla cartografia storica (E.De Nard – Cartografia Bellunese) il Castello Agordino compare varie volte. Nel 1620 sulla carta Il Bellunese con il Feltrino di Giovanni Antonio Magini il nome C.Agordino è accompagnato da un disegno di torretta stilizzata ed è vicino al nome S.Martino che è nel mezzo tra il castello e le Fucine de vitrioli la stessa posizione è ripresa da Jan Jansson nel 1635 nella sua anch’essa titolata Il Bellunese con il Feltrino, ripresa anche da Joan Blaeu nel 1640. Nel 1713 sulla Carta dell’ Agordino di F.Grandis compare il luogo Castel Agordino con il prospicente luogo di Ruoit (attualmente Ruit o Roit) anch’esso fortificato.
Il C.Agordino compare anche sulla carta di Antonio Zatta del 1783 titolata Il Bellunese. A.De Zach nella sua Rilievo manoscritto del Veneto 1801-1805 cita il luogo con il termine Castello dopodiché scompare dalla cartografia ufficiale a noi conosciuta. Dal 1866 in poi si inizierà a parlare di Forte di S. Martino e non più di Castello Agordino
Forte di S.Martino Chiamato da O.Brentari nel 1887 anche Forte Tagliata del Sasso di S.Martino.
Sempre il Brentari da notizie sulla costruzione del Forte : “…… cominciato nel 1883, finito nel 1887. Il grandioso muraglione di sostegno della strada venne eretto nel 1885.- Dal forte, salendo per un sentieruccio a sinistra, in 5 min. si giunge al Corpo di guardia , piccolo fortino che chiude la stretta gola fra il Sasso ed il monte che s’innalza sulla destra della valle Serrade. Di qui in altri 5 min.per il sentiero che gira prima per il lato Ovest e quindi a Nord del dosso , si giunge alla vetta del Sasso di S. Martino, grossa rupe arrotondata che chiude la valle (……). Esistono ancora i ruderi della cappelletta di S.Martino”. Il 7 Luglio 1909 il Tenente Comandante il Distaccamento Val Cordevole del Gruppo Compagnie d’Artiglieria , distaccamento accantonato alla Tagliata di S.Martino così scriveva al Sindaco di La Valle: “ Si ha il pregio di avvertire la S.V. che il Distaccamento d’Artiglieria accantonata alla Tagliata di S.Martino eseguirà, nei giorni e nelle località sotto indicate, dalle 6 alle 8 alcune esercitazioni di tiro a. proietto. Si pregherebbe pertanto la S.V. a volersi interessare per far conoscere ai propri dipendenti che nei giorni e nelle ore anzidette sarà impedito il transito e la permanenza di persone e di animali nelle zone pericolose sotto segnate. Giorno Posizione della batteria Zone pericolose 9 Tagliata Sasso S.Martino Strade pericolose e vicinanze dal ponte del Castello al ponte della Muda. 13 Cima di Sasso S.Martino Strada provinciale e vicinanze dal ponte del Castello alle Fucine. Piano di Noach. 14 Piano di Noach Strada provinciale dal ponte del Cristo fino a 500 mt oltre le fucine. Valle Imperina fino all’ altezza di Tos. Mezz’ ora prima del tiro a proietto sarà sparato un colpo di avviso a salve. Le norme generali di sicurezza sono le stesse emanate testè dal Comando la 14a Comp. Da Montagna distaccata ad Agordo. (documento proveniente da Archivio Storico Comune di La Valle Agordina).
Possiamo quindi dedurre che i pezzi d’ artiglieria montati alla Tagliata S.Martino (probabilmente cannoni da 75 o max da 120) erano presumibilmente montati all’ interno del Corpo di Guardia in alto viste le grandi aperture quadrate (70 * 80 e 140 *100) fatte nel muro verso la Muda. Risulta difficile comprendere il perché i cannoni fossero puntati in senso inverso a quello dal quale doveva provenire l’ attacco. Deduciamo anche che vi erano dei cannoni (probabilmente da 75 o max 120) posizionati sulla cima del Sasso puntati verso Rivamonte e Noach e questo è il motivo della vasta spianata in cima al Sasso i cui lavori hanno probabilmente distrutto i resti della Chiesa di S.Martino che il Brentari dava come presenti 22 anni prima, nel 1887. La spianata sulla sommità era, prima dei lavori militari di inizio 1900, raggiungibile dal Corpo di guardia posto sulla forcella tramite una stradina che partiva dal lato del forte verso Agordo. Questa, seguendo un’ampia cengia sopra i dirupi, partendo dal forte in direzione ovest , girava sul Sass in senso orario fino a raggiungere la cima e quindi la Chiesa di S.Martino. Le opere belliche per la Grande Guerra utilizzarono il primo tratto di questa stradina come collegamento per una postazione d’ artiglieria in caverna con linea di tiro verso Le Campe e che probabilmente è stata armata con un cannone da 75 o max da 120. L’ingresso della galleria è posto sul Sass sul lato sud e si entra in direzione nord per poi curvare vero ovest dove trova posto la camera di tiro con finestra di circa 80 cm * 100cm di altezza riquadrata in calcestruzzo. Sull’ altro lato del Corpo di guardia venne costruita una mulattiera larga circa 2 metri, completamente intagliata nella roccia ; questa con bei tornanti sale sul lato est del Sass ed arriva sino ad uno spiazzetto appena sotto la cima dove trova posto una casermetta (o deposito munizioni) ancora ben conservata e completamente incassata nella roccia con l’ ingresso verso nord e due finestrelle laterali. Il tetto, ora mancante doveva esser fatto di coppi in terracotta con travatura in legno. Con un ampio tornante la mulattiera ritorna sul versante est e raggiunge in trincea la cima, qui una spianata prima descritta e contornata da un muretto di pietrame a secco con scarpata esterna in funzione di tagliafuoco (fuoco da armi !) proteggeva gli occupanti ed i pezzi d’artiglieria lì piazzati. Durante la seconda guerra mondiale anche il Sass fu oggetto delle attenzioni degli occupanti tedeschi i quali costruirono una galleria che partendo dal primo tornante di questa mulattiera lo collegava tramite una scalinata in roccia con il secondo per poi sbucare poco più in basso della casermetta e collegarsi con un sentiero alla vecchia stradina prima descritta. Ovviamente la funzione attribuita dai teschi nel 1944 al Sass era diametralmente opposta alla funzione storica di questo sito, doveva cioè secondo loro, essere utile per fermare un attacco da sud. Il forte basso o forte della tagliata di S.Martino fu distrutto quasi totalmente il 10 Novembre 1917, durante la ritirata del IV Corpo d’Armata lungo la valle del Cordevole, successivamente alla disfatta di Caporetto. Il geniere Calgaro Adriano (5° Reggimento Genio, Medaglia di bronzo) riuscì a dar fuoco a diverse micce e far quindi saltare la struttura. Da attendibili notizie, sembra esista ancora un piano sotterraneo al piazzale ove si trovano i ruderi del forte. Certa è la presenza di una galleria di testa ad un camino di ventilazione, la cui uscita è posta lungo il valloncello che, da sopra la casa cantoriera scende al piazzale ove si trovano i ruderi.
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