di RENATO BONA
Torniamo con una nuova carrellata di immagini, meglio dire: volti, specialmente di rappresentanti del gentil sesso, sul libro “Selva di Cadore come era (‘Selva da nosakàn’ in ladino)” che il prof. don Lorenzo Dell’Andrea, un caro amico, già, fra l’altro, direttore del settimanale della diocesi “L’Amico del Popolo”, ha realizzato nel novembre 1993 (stampa a cura della bellunese tipografia Piave) grazie all’Union de i Ladiñ de Selva. E partiamo, sempre dal capitolo “Volti e tradizioni”, con l’immagine di Lucia Bellenzier, ‘Lùzia de Melkioro, moglie di Melchiorre Zuliani di Solator. L’autore scrive nella didascalia: “Non è retorica dire che ha le mani da lavoratrice! Porta ai piedi la tipica calzatura in stoffsa karpéc’ e al collo una collana di ‘kòrai’”. Il volto che segue è quello di Carmelitana ‘Mitana’ Toffoli (1872-1952) nel suo usuale costume ladino locale (raccolta Pietro Toffoli). Che precede quello di Emma Monico (raccolta Remo Martini). Siamo ad un terzetto di belle signore: Ida Monico (a sinistra), Maria Piai e Lucia Monico. Scrive Dell’Andrea: “Le donne, anche se le foto risalgono ad anni diversi, dalla fine del secolo scorso fino a periodi più recenti, vestono in prevalenza i costumi tradizionali comuni a tutta l’area ladina. Le donne portano quasi sempre il cappello per tutte uguale e con una piuma di struzzo. I particolari dei vari costumi coincidono con quelli che sono stati riprodotti nei nuovi costumi ladini di Selva di Cadore presentati il giorno della sagra della Madonna del Carmine del 1985 e ora di nuovo usati con orgoglio, anche se purtroppo soltanto nelle feste e in ricorrenze solenni” (raccolta Maria Dell’Andrea Nicolai). Altro tris quello che propone: Virginia Zuliani ‘Gina de Keko’ e Teodora Zuliani con la loro madre Caterina (morta nel 1910) nei costumi ladini femminili. Una puntualizzazione: “Il costume non era cosa eccezionale, ma l’ordinario abito da festa e da cerimonia. Non si differenziava dall’abito quotidiano (salvo il cappello, che nei giorni lavorativi era sostituito dal fazzoletto) se non per la qualità della stoffa, per la pulizia, per i colori e i particolari ornamentali specialmente curati (raccolta Cesira Nicolai). Ed eccoci a: “Giuliana Dell’Andrea e la figlia Maria Piai nel costume ladino di Selva. Una volta era perfettamente normale per le giovani e le ragazze vestire come le nonne e le madri. I costumi delle bambine e delle giovani, tuttavia, si distinguevano per maggiore semplicità e in alcuni particolari. Assai spesso inoltre le giovani non portavano il cappello. (raccolta Angela Dell’Andrea). Di nuovo un tris: Teresa Rova, Maria Monico e Lucia Callegari: tre donne tra le tante di Selva che si sentivano onorate e orgogliose di vestire il costume ladino tradizionale. Un sentimento che – annota il prof. Dell’Andrea – è ancor vivo nelle nostre donne (e in molti nostri uomini) ma che deve essere coltivato e sviluppato nelle nuove generazioni: è anche questo un modo per mantenere il contatto con le proprie ‘radici’. Da notare gli ‘ori’, i ‘korai’ e gli orecchini ‘piroi’. Non poteva mancare, ed eccolo, un gruppo che presenta, da sinistra: Ida Monico, Lea Monico, Lucia Monico ‘Cia de i polìé’, Ines Cadorin, Elide Cadorin negli anni ‘60 davanti alla casa ‘ciésa de i Polié’. Le donne non hanno mai smesso di usare il costume tradizionale ladino (qui eravamo negli anni ‘60, parecchio prima del rilancio da parte della Unione de i Ladiñ), anche se esso è stato usato via via sempre più raramente. (raccolta Elide Cadorin). Coppia al femminile quella che segue con Bortolina Martini ed Elba Nicolai Martini nel tradizionale costume ladino durante la sagra della Madonna del Carmine del 1987 (foto e raccolta L. Dell’Andrea). Ci avviamo alla conclusione con tre immagini singole, quelle di: Italia Dell’Andrea De Piero, deceduta nel 1955 (raccolta Antonio Torre); quella di “Una donna di Selva con il caratteristico fazzoletto fiorito alle spalle, gli ori, gli orecchini, la collana al collo, le ‘guséle de ardént’ ai capelli. Una eleganza classica che non teme confronti con la moda dei tempi moderni (raccolta Maria Grazia Callegari); quella di Alma Toffoli con la spiegazione: “Anche per le donne come già capitava da tempo per gli uomini, il richiamo di altri modi di abbigliamento (dagli abiti alla capigliatura) si faceva sentire ed era seguito come un progresso” (raccolta Pietro Toffoli). Siamo alle due ultime immagini: quella, raccolta Maria Lorenzini, della stessa Maria Lorenzini ‘de i Amadei’ (a destra) e di Maria Dell’Andrea ‘de i Ghjndi’, a Pescul, nel tipico costume locale qualche anno fa; e quella che propone: “Rita Nicolai ‘de Beniamin) a L’Andria, con il ‘darlìn da l fen’ e il ‘restel’, e la Nina con il ‘zampedon’ con appese le ‘sege’. Il trasporto dell’acqua (‘di a peà aiva’) era un lavoro quotidiano, sia per gli usi domestici che per approvvigionare la stalla”.