DI RENATO BONA
” Altra tappa di avvicinamento verso il traguardo conclusivo del “viaggio” in comune di Rivamonte Agordino, guidati dallo splendido libro che il Club Unesco Agordino, presieduto dall’amico Giuliano Laveder, ha dato alle stampe col titolo: “Una finestra su Riva”, per i tipi della tipografia Castaldi di Agordo nell’ottobre 2013, con foto e immagini di Breveglieri, Burloni, A. Case, don Elio Cesco, Della Lucia, Ganz Falcade, Giorgio Fontanive, Cesare Gnech, Gibert, Giuliano Laveder, Piatti e don Giovanni Ren, e notizie storiche tratte dall’archivio comunale e da quello personale di Laveder, dal bollettino parrocchiale “Le campane di sant’Antonio”, dal circolo culturale “La Marol”, “El Caselo de Riva 1894-1994: cento anni di storia e tradizioni della latteria di Villagrande di Rivamonte Agordino”, dalla locale Società operaia di mutuo soccorso “Sant’Antonio”, con coordinamento didascalico di Emilia Sommariva, presentazione del giornalista, originario di Rivamonte, Sergio Tazzer e di Maria Luisa Stringa, presidente emerito della Federazione italiana Club Unesco, infine con considerazioni di Adriano Ritacco, presidente della Federazione italiana dei Club e Centri Unesco (“… Non vi è alcun dubbio che conoscere a fondo il nostro passato ci induce a valutare il presente con più attenzione, a considerare le difficoltà e i sacrifici che hanno vissuto i nostri padri in un tempo non molto lontano, quando di molto poco disponevano, per costruire la società, per portare avanti una famiglia e per dare ad essa una dignitosa esistenza. Dai volti di coloro che l’obiettivo ha immortalato, traspaiono difficoltà, preoccupazioni e stenti, comuni alla condizione sociale e umana di quel tempo. Le tappe del percorso umano, fermate dalle immagini fotografiche della raccolta che documentano il vissuto, delineano uno spaccato di quegli anni: rientrano a pieno titolo nel bagaglio umano e culturale di quella comunità e contribuiscono alla affermazione dei valori universali”). Sostiamo a Valchesina di cui viene proposta una gran bella foto di gruppo con questa dicitura: “”Valchesina – Inizi del ‘900. Gruppo di abitanti: tra gli altri si riconoscono a destra il Thòt Patisse, orologiaio e scarpolin che abitava nell’ultima casa di Valchesina Bassa”. Segue l’immagine, datata 1951, proprio di Valchesina Bassa, che documenta “Un giro in bici” con: Costante Fadigà, Elisa (Lisetta) Schena con il figlio Giovanni . Quindi ecco a Riva da Franche, 1959, Arturo Del Din ed Elda Schena sulla Vespa di Luciano Conedera. Altro gruppo dei primi anni ’50. In prima fila da sinistra: Nina Conedera, Teresa Schena (Taresòt), Teresa Xaiz (Tereséta del Gisòl), Luciano Xaiz, Rachele Conedera, Bruno di Varese e Guido Schena; seconda fila: Valentino Xaiz (Tinòl), Amalia Mottes, Domenico Schena (Mencòl), Luigi Xaiz (Gisòl), Nina del Gisòl, Margherita Schena (Négra) con bambina in braccio,Arcangela (figlia del Gócio), Antonia Fadigà (Toninèl), Vincenza Conedera e Michele Schena (Micelùth). Per la cronaca: nel 1944 le famiglie residenti nella frazione erano 24. Dello stesso periodo ecco Antonio Xaiz impegnato con il taglio della legna e, dietro, Mosè Xaiz con il figlio Giovanni. Per la cronaca: “Un personaggio da ricordare della frazione è Antonio Schena (Tòni Marèbe) per un fatto eroico e citato anche nel libro di Giulio Bedeschi ‘Centomila gavette di ghiaccio’. Antonio era militare in Russia e ha sacrificato la sua vita al posto di un commilitone. Ultimo ricordo di questo rivamontese è l’incontro casuale avuto con il compaesano Mario Cont mentre questi si stava cuocendo due patate nell’elmo. In quella circostanza difficile Mario e Antonio si sono lasciati con l’augurio di incontrarsi nuovamente a Rivamonte; purtroppo nessuno dei due ha più rivisto le proprie montagne”. All’immagine successiva è stato dato il titolo: “In pullman verso Franche” con questa didascalia: “La ditta Buzzatti ha iniziato a gestire il servizio di trasporto per Rivamonte negli anni ’30 con un Fiat 514 dotato di ben 7 posti. L’autista era Guido Facciotto di Agordo. Nel febbraio del 1931, a causa delle abbondanti nevicate stagionali e del rischio di caduta valanghe, fu sospeso il servizio di autocorriera per ben 12 giorni; in tale periodo il servizio postale fu effettuato a mezzo slitte. Nel 1934 la strada Gosaldo-Passo Franche-Rivamonte-Ponte Alto richiedeva ancora di essere dotata di parapetti, ponti e di paracarri al fine di garantire l’incolumità dei passanti, oltre ad un ampliamento di almeno 5 metri, larghezza sufficiente per il traffico degli autoveicoli”. Tocca ora a Valchesina Bassa, anni ’50 con un gruppetto in cui sono netta maggioranza le signore: davanti, a sinistra: Elda Schena e Annamaria Frigerio, in mezzo Angelina Angoletta, dietro da sinistra: Domenico Xaiz (Pelìn), Marietta Schena e Maddalena Mattarel. E ora siamo a Valchesina, anni ’60 con il Gruppo per le missioni. Un tempo – è scritto – era consuetudine che venissero in visita alle frazioni i frati missionari, si organizzavano delle processioni e ancora in molti ricordano le loro prediche al termine delle quali lasciavano in dono una Croce”. Eccoci a “Valchesina. Amèda Mabile. Nella frazione, la signora Elisabetta Selle di Cristoforo (detta Bettina) gestiva un negozio di generi alimentari a cui era annessa anche un’osteria. Inoltre, Bettina possedeva una macchina per il confezionamento delle calze”. Di nuovo Anni’60 col gruppo-mini: in piedi, da sinistra: Fiorella, Sandro, Mario, e Chiara Xaiz, davanti, da sinistra: Franco e Fausto Schena. Conclusione della gradevole trasferta con l’immagine intitolata “Valchesina Alta – 1953” in cui si riconoscono, davanti da sinistra: Renato Schena e Luigia Da Costa; dietro, sempre da sinistra: Guido Schena, Giovanna Schena, Annetta Schena, Teresa Xaiz, Maria Schena, Teresa Schena e Margherita Schena. Ultima fotografia proposta in questa occasione è quella che ci mostra, restando a Valchesina Alta: Rosa Schena (nonna di Antonietta e Maria Rosa Casera. Per la cronaca viene ricordato che “nel 1932 il villaggio contava circa cinquanta abitanti”.