Un evento dai caratteri eccezionali che sembra, almeno dal punto di vista meteorologico in fase di superamento, ma che presenterà i conti in più fasi. Quella che stiamo vivendo caratterizzata dalla necessità di superamento dell’emergenza, in cui assume un ruolo fondamentale la rapida valutazione dei rischi, la messa in sicurezza delle situazioni più critiche, il ripristino della viabilità, dell’energia elettrica e delle comunicazioni. In questa fase è fondamentale il ruolo della Protezione Civile, dei volontari, delle istituzioni e dei colleghi geologi già operanti sul territorio. Dalle notizie che si hanno dai colleghi impegnati nella montagna bellunese le problematiche geologiche più rappresentate sono dovute alle colate concentrate e detritiche nei canali degli affluenti secondari e dei fiumi principali e, come nel caso del Cordevole, situazioni di erosione spondale e di divagazione dell’alveo, che hanno interessato la viabilità principale e secondaria. Sono diffusi inoltre alcuni smottamenti superficiali che non dovrebbero evolversi in eventi più importanti. Le situazioni più critiche, come la frana di Perarolo e del Tessina, sono sotto controllo e oggetto di monitoraggio dedicato.
L’ecatombe di copertura boschiva di fatto espone interi e vasti versanti alla potenziale instabilità: l’assenza di copertura boschiva e dell’apporto alla stabilità del versante che può dare l’insieme degli apparati radicali aumenta potenzialmente il rischio in aree che fino ad ora erano considerate stabili proprio perché coperte da imponenti foreste. Tale rischio potrà essere valutato solo successivamente alla rimozione della massa legnosa caduta. L’arrivo dell’inverno inoltre non aiuterà tali operazioni e il problema si presenterà in primavera dove lo scioglimento del manto nevoso e nuove precipitazioni si sommeranno nell’imbibizione dei terreni superficiali, che non avranno più l’aiuto del bosco e quindi potranno innescarsi fenomeni più o meno profondi. Una situazione delicata sarà rappresentata dall’area di Taibon Agordino e dalla Vallata di San Lucano dove si sommano gli effetti del devastante incendio avvenuto qualche giorno prima del forte evento piovoso. Assenza di copertura boschiva e terreno nudo significano anche una drastica riduzione dei tempi di corrivazione con conseguente aumento della velocità di trasferimento delle precipitazioni negli alvei dei torrenti e fiumi. Importanti portate da smaltire in alvei già fortemente modificati dall’evento passato.
Ancora una volta è necessario ricordare che è fondamentale non abbassare l’attenzione e soprattutto iniziare sin da ora a pianificare le prossime mosse, le professionalità non mancano, i geologi professionisti e i geologi presenti all’interno della Pubblica Amministrazione possono giocare un ruolo fondamentale nel supportare le politiche e le successive fasi pianificatorie che la Regione vorrà mettere in atto.Molto importante sarà in futuro mantenere viva la montagna che significa ripopolare la montagna bellunese, così come quella vicentina dell’Altopiano di Asiago anch’esso tanto duramente provato. Garantire il turismo e le attività ma soprattutto riprendersi cura dei boschi, dei torrenti, vivere e manutenere un bene, come il patrimonio boschivo, che spesso non viene percepito come tale.