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TAIBON In una lettera inviata all’amministrazione di Taibon e a Radio Più è stato evidenziato l’intervento effettuato per ricostruire “el tornichè dei cadene” sopra Col di Pra subito dopo i giorni di Vaia, tornante della silvo pastorale portato via dalle acque del torrente Bordina. Nella lettera una domanda. “rimarrà di quella pendenza? L’alveo andava svuotato e fatta una scogliera o alla prossima alluvione aumentiamo ulteriormente la pendenza della strada fino a farla verticale?” Domanda lecita ma quelli erano i lavori precedenti. Nell’ultimo periodo come evidenzia il servizio fotografico il tornante è stato rettificato, la pendenza ora è quella di prima e sul Bordina sono state realizzate imponenti scogliere che potrebbero evitare il deja vu. Va aggiunto che i lavori effettuati in prima battuta hanno permesso di raggiungere le località oltre Col di Pra dando inizio ad importanti lavori. La strada è oggi oggetto di lavori di sistemazione per un importo di 533 mila euro per ordine del Commissario Delegato “Primi interventi di protezione civile in conseguenza del maltempo del 29 ottobre 2018”. Ente appaltante il Comune di Taibon, Progettista Massimo Cervo, Geologo Luca Salti, Imprese Deon e Cogei Costruzioni. Chi ha scritto la lettera a Radio Più ha voluto anche ricordare la storia di quella strada che qui riassumiamo: “La strada da Col di Pra porta fino al rifugio Rosetta, è una strada militare costruita dagli austriaci diversi anni prima della Prima Guerra mondiale. Strada realizzata con i mezzi del tempo, e quindi a mano e con manodopera locale in nemmeno tanti mesi. I muraglioni che si snodano lungo il percorso sono loro stessi un’opera d’arte perché costruiti con pietre perfettamente squadrate a mano tra le cui fessure “no pasa gnanca un sfoi de carta” per dirla in taiboner. Tutta roba che al giorno d’oggi nessuno è più in grado di fare. La strada è stata progettata con una pendenza studiata per consentire di portare l’artiglieria austriaca fin sull’altopiano del Rosetta, la stessa pendenza che oggi è ideale per chi affronta la salita in mountain bike. Sarebbe bello saperne di più su quella strada, magari con una ricerca storica, per collocarla perfettamente nel tempo e valorizzarla, insieme al forte dei Coi di Peden, per farne un’altra “cosa” da andare a vedere e renderla turisticamente interessante”.
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