Il 13 ottobre 1990 il Palazzo delle Contesse di Mel ospitò il convegno internazionale sul tema: “Tra celti e paleoveneti” organizzato ad iniziativa di Mel-Arte, comitato per la promozione della cultura (ed in particolare del suo direttore, Dario Dall’Olio, operatore culturale che a Mel è nato), con il patrocinio del ministero per i Beni culturali ed ambientali, dell’assessorato alla cultura della Regione Veneto, dell’Amministrazione provinciale di Belluno, della Comunità montana bellunese e del Comune. L’occasione fu propizia per la presentazione di “Mel. Il sepolcreto paleoveneto” di Mariangela Ruta, della Soprintendenza archeologica di Padova; Gabriella Dalla Vestra, direttrice del Museo civico di Belluno; Rita De Toffol, dello stesso Museo, da Nino Sartori, studioso di Mel. L’allora sindaco del comune zumellese, Piergiorgio Sbardella, ebbe modo di scrivere nella presentazione: “… Ritengo che questa pubblicazione fosse necessaria, non solo per il rilievo scientifico che essa riveste, ma anche per divulgare l’esistenza a Mel di una necropoli finora scarsamente conosciuta, che potrebbe divenire meta di interesse storico ed archeologico…”. Mentre il presidente della Provincia di Belluno, Oscar De Bona aveva sottolineto lo scopo del convegno: “… verificare e far luce su uno squarcio di storia antica della valle del Piave, ove sembra che due tra le più antiche civiltà: i Celti ed i Paleoveneti, abbiano vissuto mentre tradizionalmente la storia le ha sempre tenute ben distinte sotto il profilo del tempo e dei luoghi del loro sviluppo” aggiungendo: “Nella storia bellunese, che si rivela in quest’occasione in tutta la sua originalità, c’è ancora molto da scoprire e da sapere ed è per questo che agli studiosi, ai ricercatori, a tutti coloro i quali hanno reso possibile la realizzazione di questo convegno, va la profonda gratitudine ed il plauso di tutti noi bellunesi”. Il convegno si era aperto con l’inaugurazione di due mostre: “I Paleoveneti” e “I Celti” quindi, dopo i saluti di rito e l’introduzione del direttore di Archeologia Viva, Piero Brunetti, che trarrà poi le conclusioni, erano seguite le relazioni: “I Paleoveneti e la valle del Piave” con Mariangela Ruta; “Celti nell’Europa e contatti con le civiltà alpine” con Kruta Vaclav del Museo di Parigi; “Reperti celtici e paleoveneti a nord delle Alpi” con Fritz Moosleitner del Museo di Salisburgo; “Tumuli della pedemontana alpina occidentale” con Marco Tonon, direttore del Museo di Pordenone; “Elmi ed armi celtiche” con Philippe Marquis dell’Università di Parigi; “Carinzia, popoli e razze in una terra di confine” con Gert Thalhammer presidente della Dante Alighieri di Spittal; “Il sepolcreto di Mel, considerazioni archeoastronomiche” con Giuliano Romano dell’Università di Padova. Dobbiamo allo scomparso Nino Sartori una “Breve cronaca della scoperta” di Mel, che risale al 1958 quando, eseguendo uno scavo per completare l’entrata dello scantinato dell’asilo di Mel, vennero casualmente alla luce una decina di tombe a cassetta: “Il dott. Francesco Chiarelli, farmacista di Mel, studioso cultore di storia locale, sapendo che coltivavo la stessa passione e mi interessavo di tutto ciò che riguardava Mel, mi avvertì del ritrovamento. Insieme, pazientemente, recuperammo spilloni, fibule di diversa foggia, armille e pendagli vari che sono ora custoditi nel Museo di Belluno. Il dott. Chiarelli, ispettore onorario della Soprintendenza, informò le autorità; ma fu solo nel 1960, nominato sindaco di Mel che attraverso l’interessamento dell’arch. Alberto Alpago Novello venne sollecitata una campagna di ricerca. Ai primi di settembre, e per diversi anni poi, la Soprintendenza di Padova eseguì una serie di scavi, trovando in tutto una sessantina di tombe a cassetta con ricchi corredi e, dato molto interessante, una serie di circoli in arenaria marnosa, pietre confitte nel terreno, strutture queste molto interessanti perché si inserivano, pur nella loro modestia, fra i numerosi megalitici funerari alpini. Ancora una volta, quindi, la costanza e l’impegno han portato ad un risultato positivo e premiato le fatiche di una ricerca innalzando il buon nome dei nostri luoghi”. Resta da dire, in conclusione, che il Museo civico archeologico di Mel, inaugurato – come scrive il sito beniculturali.it del ministero per i beni e le attività culturali – nel 1966, propone nella sala centrale pannelli, foto, disegni relativi all’intera area archeologica: le due stanze laterali contengono bacheche di cristallo in cui sono esposti i corredi tombali provenienti dalla vicina necropoli paleo veneta, materiali dell’abitato e reperti da collezioni private; sono presenti ossuari fittili e bronzei, oggetti di ornamento personale: anelli, armille, spilloni, cinture con ganci decorati, fibule di particolare rilevanza ad arco costolato, oggetti di uso quotidiani: coltelli, punteruoli, fusaiole, aghi per la filatura e vasellame. (attualmente peraltro chiuso per la nota situazione della pandemia) è visitabile il sabato e la domenica dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 (gli altri giorni solo su prenotazione per le scolaresche) mentre la necropoli è visitabile tutti i giorni su prenotazione al Palazzo delle Contesse, nella Piazza Papa Luciani 7. NELLE FOTO (Renato Bona; riproduzioni da “Mel il sepolcreto paleoveneto” e da “Archeoastronomia italiana” di Giuliano Romano): copertina della pubblicazione stampata da Grafiche Trabella di Lentiai; Dario Dall’Olio promotore del convegno internazionale; il sepolcreto di Mel; Museo civico archeologico nella Piazza Papa Luciani; vaso ossuario rinvenuto in una tomba; momento di una campagna di recupero di reperti; applique in bronzo a forma di volto umano; adesivo realizzato per il convegno da Seriarte Belluno.