BELLUNO Con la pandemia il servizio di trasporto pubblico ha evidenziato una serie di problemi per il taglio delle linee con la riduzione del servizio. Le organizzazioni sindacali hanno deciso di fare chiarezza con un documento a firma di Alessandra Fontana (Cgil), Angelo Barrovecchio (Cisl) e Federico Cuzzolin (Uil), con un richiamo alla Provincia (socia di maggioranza di Dolomitibus) a prestare più attenzione al servizio che per tanti anni ha rappresentato il fiore all’occhiello del territorio. I sindacalisti chiedono l’apertura di un tavolo istituzionale per un confronto con l’azienda per la costruzione di un nuovo modello di lavoro con la ridiscusione dei turni ormai insostenibili e un riconoscimento anche economico alla dignità dei lavoratori.
IL DOCUMENTO CHIARIFICATORE
Partiamo dal finale: il taglio di numerose corse nel territorio provinciale, giustificato dall’azienda con la necessità di rivedere il servizio causa entrata in vigore del green pass. Questa decisione dell’azienda, immaginiamo concertata con l’Ente di Governo e i Comuni, sul territorio ha delle conseguenze gravissime, a breve e lungo termine, per tutti. Per gli utenti innanzitutto, privati del servizio di trasporto pubblico locale. E spiace leggere le dichiarazioni di chi sostiene che “tanto si trattava di linee di morbida”, a scarsa utenza. Ma davvero questo nostro territorio non ha capito nulla? Davvero siamo ancora arroccati su una logica di risparmio sui diritti che non sono remunerativi? Davvero qualcuno pensa che si possano privare del diritto alla mobilità i cittadini più deboli (gli anziani, le donne, i giovani), perché il servizio non si paga? Se questa è la logica probabilmente ci siamo dati una risposta ai tanti interrogativi sul perché dello spopolamento in montagna: non vale la pena l’ospedale, non vale la pena lo sportello postale né quello bancario, non vale la pena investire sulla viabilità. Invece che pretendere un rafforzamento del servizio, proprio per raggiungere le zone più svantaggiate, per promuovere l’utilizzo del mezzo pubblico, per favorire una mobilità verde si arriva alla scelta sciagurata di toglierlo del tutto, che tanto non non conviene… ma non conviene a chi? Quindi chi lavora o va a scuola ha diritto (forse) a spostarsi e gli altri cittadinino? Ma forse non tutti sanno come, da questo taglio delle corse, siano derivate conseguenze altrettanto sciagurate per il personale viaggiante. I turni sono stati smontati e ricostruiti “in emergenza” (quindi senza la possibilità di discussioni con le Organizzazioni sindacali) con un evidente peggioramento delle condizioni di lavoro, della durata della prestazione lavorativa, dell’impegno. La regola del “pari uomo pari turno” non esiste più, ai lavoratori non viene assegnato più il proprio turno ma vengono impegnati a coprire quelle, che secondo l’azienda, diventano le priorità in Provincia, con spostamenti importanti tra le residenze lavorative. Non ci sono piaciute le dichiarazioni lette sulla stampa che “la colpa è degli autisti no green pass”. Nel rispetto della privacy e della riservatezza dovuti infatti possiamo tranquillamente sostenere che i tassi di assenza sono quelli fisiologici che un’azienda strutturata dovrebbe riuscire a coprire. Il problema è l’azienda, non i lavoratori. Il tema vero è un altro. La gara a doppio oggetto per l’affidamento del servizio si è conclusa ma, ad oggi, e malgrado le nostre numerose richieste, non è stato presentato alcun piano industriale da parte di Dolomiti Bus. Cosa intende fare l’azienda? Nel bando di gara era previsto che il nuovo socio avrebbe dovuto portare innovazionee valore aggiunto. Negli ultimi anni abbiamo assistito solo ad un arretramento, arretramento del servizio e della qualità della vita dei lavoratori. Le dimissioni sono all’ordine del giorno e riguardano tutti: il personale con anzianità importante, il personale più giovane, i ragazzi del posto e quelli che arrivano da altre Regioni. Il problema è la retribuzione, in parte ma non solo. Se è vero come è vero che la contrattazione aziendale è bloccata dal 2008 e che negli anni si siono sottoscritti solo accordi temporanei, il problema è anche il clima di incertezza, di insicurezza perfino nella gestione del turno quotidiano. Aumentano i tempi di lavoro, aumenta lo stress, aumentano le esponsabilità senza trovare alcun corrispettivo, nemmeno in termini di riconoscimento sociale.