BELLUNO Simone Soccol e Andrea Filippo Soppelsa a nome dell’Associazione Treno delle Dolomiti contesta l’idea di una ferrovia lungo la Valle del Cordevole. “Il treno in Agordino “non s’ha da fare, né domani né mai” – dicono i portavoce dell’associzione – non vorremmo sembrare polemici, ma abbiamo idee ben chiare per il futuro della nostra Provincia. Un treno è un’infrastruttura troppo “rigida” per essere usata in ambienti montani come questi e quindi rigettiamo l’idea dell’architetto Dell’Osbel, troppo esosa e inutile; tuttavia ne proponiamo una nostra, molto più economica e che al contempo permetta ai territori agordini di uscire dall’isolamento”. Idee e ipotesi sono già state inviate sia all’Unione Montana Agordina che al Comitato Ferrovia Agordina.
Al Comitato in particolare è stato inviato un documento che esordisce dicendo che la linea ideata dall’architetto Stefano Dell’Osbel è senza dubbio una valida e interessante alternativa al treno della Val Boite, ma allo stato attuale irrealizzabile.
“L’obiettivo è giungere a Cortina d’Ampezzo e sicuramente passare per Agordo, Cencenighe, Alleghe e poi sotto al passo Giau rasenta quasi la fantascienza. Per questo motivo, e perché il problema della mobilità è evidente e oggettivo per tutte le valli dolomitiche, vorremmo presentare una valida alternativa che possa venire incontro sia alla Valle del Boite sia a quella del Cordevole. È altresì vero che l’aspetto economico non deve essere sottovalutato, dal momento che stentiamo a credere che un’opera del genere costi meno di un miliardo di euro come già annunciato e scritto su Il Corriere delle Alpi nonché udito nella diretta radiofonica a Radiopiù. La nostra idea è quella che il treno delle Dolomiti debba necessariamente passare per Calalzo, visto che la linea attuale soffre per la mancanza di traffico e si rischia di doverla chiudere definitivamente come già si era caldeggiato in passato: è evidente che la costruzione di una nuovissima ferrovia non deve comportare la chiusura di un’altra; tuttavia, con la ferrovia in Agordino, si incentiva fortemente Ferrovie dello Stato nel fare ciò. In secondo luogo, vorremmo segnalare come la valle del Boite sia molto più popolosa e trafficata della valle del Cordevole: nonostante la SS 51 sia tutta in variante da Pieve di Cadore a Castellavazzo, è sempre e costantemente congestionata; il contrario invece si può dire per la SR 203, che presenta ampi margini di miglioramento in sicurezza e velocità. Inoltre una ferrovia in Valboite permetterebbe il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, dato che le statali 51, 51bis e 52 sono percorse quotidianamente da decine di camion come alternativa al costoso Autobrennero. Tutto ciò premesso vorremmo presentare la nostra proposta: il treno è fattibile solo in Valboite. In Agordino, invece, bisogna puntare su un altro mezzo di trasporto, più versatile e dinamico: una tramvia extraurbana. Si veda per confronto la tramvia della Val Seriana, costruita ex novo sullo stesso tracciato sul quale fino a metà del secolo scorso c’era una ferrovia. I binari si possono mettere dove un tempo correva la ferrovia Bribano – Agordo: il sedime, benché fortemente imboschito, è ancora intatto e percorribile. Un tram non presenta problemi di peso, di sagome limite, di pendenza, di tempi morti per gli incroci (un incrocio nel PM di Le Campe o La Muda quanto potrebbe essere inutile?), di opere d’arte complesse. Partendo da Belluno il tram sarà sempre in sede propria e fungerà anche da mezzo urbano, così come ad Agordo, mentre nel mezzo viaggerà esattamente come lo farebbe un treno. L’obiettivo, nella ventina di anni a venire, potrebbe essere quello di connettere tra loro tutte le realtà agordine con il tram e creare una sorta di Rete Celere Agordina, sul modello di quella svizzera. In 40 minuti da Alleghe a Belluno, in 30 da Cencenighe, in 20 da Agordo, in 40 da Falcade. Solo per la tratta Belluno – Agordo i costi e i tempi sarebbero decisamente contenuti, visto che gallerie e ponti sono tutti al loro posto: in meno di 3 anni e con 200 milioni di euro tutto potrebbe già essere finito. Concludiamo con un appello all’unità: se davvero è nel bene comune giungere a Cortina d’Ampezzo in treno, è inutile remare uno contro l’altro. È inutile voler ognuno per sé la ferrovia come già è successo anche con Auronzo (che poi si è spontaneamente defilata): se non c’è unità nessuna delle infrastrutture sarà mai realizzata”.
LA DOCUMENTAZIONE INVIATA IN UNIONE MONTANA