Che vi sia un collegamento tra quanto ritrovato dai Carabinieri a Comelico Superiore e la colorazione del Piave rilevata nei giorni scorsi è da escludere. Potrebbe trattarsi di un evento collegato, cioè che qualcuno si sia voluto liberare rapidamente di materiale che aveva in casa e che ha poi colorato il Piave, disfacendosene prima di poter essere controllato.
COMELICO SUPERIORE I Carabinieri di Cortina, nell’abitazione di un uomo, nell’effettuare un controllo, hanno sequestrato un elevato numero di reperti della Grande Guerra da collezione dove comunque chi le detiene ha responsabilità in materia di detenzione di materiale bellico o esplosivo, spesso rinvenuto attraverso un’attività clandestina di metal-detecting. Tale condotta, che configura conseguenze penali, risulta pericolosissima per la spesso perfetta efficienza degli ordigni, che costituiscono un pericolo per chi li maneggia, spesso con l’intenzione di estrarne la carica esplosiva per poi rivendere l’involucro in qualche mercatino di settore piuttosto che sul web. I Carabinieri hanno rivenuto due fucili dei primi del ‘900, numerosi proiettili d’artiglieria e 80 bombe a mano, alcune in pessimo stato di conservazione. Il materiale pericoloso è stato sottoposto a sequestro e l’uomo dovrà rispondere di detenzione illegale di armi ed esplosivi. I Carabinieri hanno anche proceduto al sequestro di una pistola, a carico di un altro soggetto, che aveva trasferito il luogo di custodia dell’arma senza darne comunicazione all’autorità.
Chiunque rinvenga o possieda reperti mobili o cimeli relativi al fronte terrestre della Prima guerra mondiale “di notevole valore storico o documentario” deve ottemperare all’obbligo di comunicazione, entro sessanta giorni dal ritrovamento, al Comune del luogo della raccolta. Le attività di controllo proseguiranno nell’intera provincia, sotto il coordinamento del Comando Provinciale di Belluno, ma l’invito dei Carabinieri è chiaro: gli appassionati della montagna e della storia patria segnalino tempestivamente eventuali rinvenimenti e non portino via materiali pericolosi dalle nostre cime. Non è solo un problema legale, ma è soprattutto una questione di sicurezza.
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