Il 16 marzo 1996, Ugo Stefanutti, autore di libri, studi e saggi che sono stati anche tradotti in varie lingue, mi faceva dono, con la dedica: “A Renato Bona con vive congratulazioni per l’ottimo Settegi Dolomiti” – il settimanale bellunese che dirigevo – ndr.) del libro “Le sorgenti nascoste Dolomitipreludio” stampato nell’aprile 1995 da “La Tipografica srl” di Venezia per conto della Arnaldo Forni editore di Sala Bolognese. Si tratta di un poemetto lirico con tre disegni con prefazione di Francesco Semi e postfazione di Silvano De Marchi. Il primo scrive fra l’altro: “Stefanutti ha individuato tra le alte cime delle Dolomiti le fonti misteriose di mille voci, ha tentato di penetrarne il ‘ritmo ciclico’, mentre va ricostruendo il miracolo della creazione artistica, unica attività che ormai conti per lui ‘nel flusso inesauribile di energia cosmica’. Un connubio di solido materialismo ed aerea bellezza artistica (così l’ha definito la critica) è lo straordinario risultato di una tale ricerca che ‘trasforma la materia in simboli’ che si realizza (e qui è la novità di Stefanutti, è ciò che lo distingue da tutti gli altri poeti di questo secolo) in una sintesi di creatività, scaturita da un unico essenziale elemento, che è l’armonia del Tutto, sostanziato di verità e di certezza”. Il secondo, premesso che “La montagna ha sempre incantato l’uomo fin dalle sue origini con la maestosità e varietà dei suoi spettacoli, colpendo la sua sensibilità estetica, a cui il poeta ha dato espressione adeguata, perché essa è un elemento della natura, che è il necessario polo dell’interiorità del poeta” propone una descrizione di pascolo montano con la suggestività dei suoi fiori alpestri: ‘In alto/ nei macereti alpini/ si affollano/ le ambrette striscianti,/ solitari sui pendii/ gli anemoni avvampano” e quella del graduale passaggio dalla pianura i colli, festanti di vigneti: ‘Irruente la pianura/ s’incunea tra i colli” con il dono di Bacco che viene esaltato in festosità di colori: ‘grappoli dalla buccia dorata/ si allargano in ventagli suntuosi”. Spiega che “Nell’ambito di questa poetica non poteva mancare il capitolo delle Dolomiti che lui, pur essendo uomo lagunare, per la vicinanza conosce e non cessa di ammirare. E tuttavia mai si ferma esclusivamente all’apparente bellezza, agli spettacoli insoliti dei mutamenti diurni e stagionali, ma cerca di andare oltre il fenomeno per penetrarne la vita intima e misteriosa, per ricostruire la storia che si perde nella notte dei tempi: ‘Scavare negli umori/ di fiumi sotterranei,/ captare gli accordi/ di grotte insondabili,/ decifrarne i motivi,/ trasformarli nei simboli/ del nostro fluire’…”. E così conclude, De Marchi: “Una poesia originale, questa di Ugo Stefanutti, che fa riflettere per la profondità del pensiero, che colpisce per la singolarità e vivezza delle immagini simboliche, per la misurata pronuncia dell’espressione essenziale e precisa”. Ed ora, in chiusura, dal sito literary.it/ali, un sintetico profilo di Ugo Stefanutti (Venezia 1924-2004): scrittore, poeta, scienziato, è vissuto nella città lagunare. La vasta produzione letteraria spazia negli ambiti di scienza, filosofia, storia, arte, secondo un metodo personale che denota l’originalità del suo stile. Laureato in medicina nel 1951 con una tesi su “Coscienza morale e psicopatologia” il nostro viaggia a lungo in Europa, frequentando i maggiori istituti scientifici e umanistici, dove perfeziona la sua formazione e approfondisce le tematiche dei grandi movimenti spirituali e fra l’altro conosce e familiarizza con personaggi illustri. Nel 1961 è cofondatore del “Notiziario dell’Ordine dei Medici di Venezia”, ne predispone e firma la copertina e per cinque volte scrive la “Prefazione” all’Albo e ne disegna le copertine. Lo stesso anno inizia la consulenza storico-artistica alla Rivista dei Medici di Padova e coordina la Grande mostra storica in occasione del Congresso mondiale degli ospedali (Venezia, Scuola Grande di San Marco, 1961). Nel 1963 consegue la docenza universitaria in Storia della medicina. Come storico e scienziato ha pubblicato lavori fondamentali quali: La Scuola Grande di San Marco. Guida artistica dell’Ospedale Civile di Venezia (1954); Le pitture anatomiche di Girolamo Fabrici d’Acquapendente (1957) eccezionale capolavoro di arte e scienza, inedite da 400 anni e da lui pubblicate per la prima volta; Piante e animali nell’opera di Ulisse Aldrovandi (1958), Documentazioni cronologiche per la storia della medicina, chirurgia e farmacia in Venezia dal 1258 al 1332 (1961). Ha fondato e diretto tre collane editoriali: due dedicate alla Storia veneziana e la terza alla Storia della medicina e della scienza, nelle quali sono apparse opere ricercatissime, di spessore monumentale. Come letterato e poeta è autore di vari lavori: Città dondolante (1969; nel 1999 terza edizione con patrocinio Unesco), Acque di una storia (1972, poesie a Venezia di: Selvatico, Fusinato, Nietzsche, Cardarelli, Pound, Valeri, Stefanutti), Neuroni della terra (1978), Negazione e possibilità (1979), Ippocrate, Seneca, Benn, Sachs, Eliot, Saint-John Perse (1969- 1979, traduzioni dal greco, latino, tedesco, inglese e francese), Fiaccole abbacinanti (1985), Notte di alta marea (1988), Noi uomini zattere di atomi (1992), Le sorgenti nascoste Dolomitipreludio (1995), Orizzonte degli eventi (19297). Veramente originali le sue “Poesie grafiche”, una nuova via al fare poesia, armonica fusione di versi e immagini nella stessa composizione, ad opera di un unico artista: Marmi quasi liquidi sopra una selva di palafitte (1974, 3 incisioni), Ignoriamo l’essere frantumiamo l’esistere (1978, 3 incisioni), Messaggi dalla preistoria (1978, 3 incisioni), Forma preesistita (1979, 2 incisioni), Nella luminosità dell’assoluto (1983, 2 incisioni), Cavalli del mare (1984, 2 serigrafie) per citarne alcune. È stato presidente dell’Associazione scrittori italiani (Tre Venezie) e di giurie e premi letterari; membro titolare dell’Ateneo Veneto, dell’Unione mondiale medici scrittori (Unesco), dell’Associazione internazionale di bibliofilia (Parigi). Premiato più volte in Italia e all’estero. Per ragioni di studio è stato in relazione con le maggiori fondazioni e con grandi personalità della cultura: Karl Jaspers, Martin Heidegger, Carl Gustav Jung, Albert Sabin, Jonas Salk.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Le sorgenti nascoste Dolomitipreludio”): la copertina della pubblicazione; un disegno con la figura dell’autore: disegni dello stesso Stefanutti a corredo dei testi.