ROMA Le piste di sci non riaprono. Il ministro Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo.
COVID: GIORGIETTI E GARAVAGLIA CHIEDONO SUBITO GLI INDENNIZZI PER LA MONTAGNA
ROMA “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. È prima di tutto una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”. Così i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia sull’ordinanza di Speranza.
LE DICHIARAZIONI DI ZAIA DOPO L’ORDINANZA DEL MINISTRO SPERANZA
VENEZIA “Prendiamo atto della ordinanza del ministro Speranza che fa slittare la chiusura impianti sci fino al 5 marzo. Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti. In Veneto, in particolare, io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. E avevamo previsto di aprire al 30 per cento, rispettosi delle regole di salute pubblica. Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, una economia che è fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell’ospitalità. Parliamo di un settore praticamente massacrato: su 65 mila posti di lavoro persi, ben 35 mila sono del settore turistico. E il turismo è la prima industria del Veneto con 18 miliardi di fatturato. Prendo dunque atto – ripeto – di un provvedimento che arriva molto, troppo tardi, superando ampiamente anche i tempi supplementari. Bisogna dunque provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto. Siamo infatti tutti convinti che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, col Cts che prima dice che possono essere aperte le piste da sci e poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione fino al niet finale. Così è impossibile programmare alcunché“. Queste le dichiarazioni del Presidente del veneto Luca Zaia dopo l’ordinanza da parte del Ministro Speranza.
BLOCCO DELLO SCI, BUSSONE (UNCEM): STAGIONE FINITA NEL PEGGIORE DEI MODI
ROMA “Il blocco dello sci è gravissimo. La stagione è finita, per molti operatori che in questi istanti mi hanno confermato che non apriranno più. Il NO all’apertura degli impianti, arrivato in questi minuti dal Governo, non trova d’accordo i Comuni montani, insieme a tutti gli operatori economici. Abbiamo buttato al vento milioni di euro in quest’ultima settimana. Uno spreco. Ora contiamo i danni. Che in settimana dovranno essere rimborsati con adeguati ristori. Per il personale serve immediatamente un’indennità, la cassa integrazione. Il Governo Draghi si attivi immediatamente“. Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem
BOND: “RINVIO SCI A MARZO, LA MONTAGNA MUORE MENTRE ROMA E’ PIENA DI GENTE”
ROMA «Il dietrofront del Cts sugli impianti di risalita è incomprensibile. O i dati erano sbagliati qualche giorno fa, quando è arrivato l’ok all’apertura per il 25 febbraio, oppure è sbagliata la nuova chiusura prolungata. In questo tira e molla però la montagna muore». È quanto afferma il deputato di Forza Italia Dario Bond, alla notizia dello slittamento dopo il 5 marzo per l’apertura degli impianti di risalita. «Alberghi e località turistiche aspettavano il 15 febbraio come una data simbolo per salvare il salvabile di una stagione ormai defunta. Ora cosa accadrà? Quel che è vergognoso è ancora una volta la differenza di trattamenti a sfavore della montagna. Oggi a Roma, domenica da zona gialla, era pieno di gente, con file nei bar e nei negozi. O le varianti del virus esistono ovunque oppure c’è una disparità inaudita: in montagna, all’aria aperta e con tutti i protocolli di sicurezza previsti dagli impiantisti non si arriverà mai agli assembramenti visti oggi nella capitale».
DE CARLO: “NUOVO GOVERNO VECCHI VIZI. NESSUN RISPETTO PER CHI È IN GINOCCHIO E VUOLE RIPARTIRE”
ROMA “Nuovo governo, vecchi vizi: a poche ore dall’apertura degli impianti sciistici in molte regioni, ecco che arriva la mazzata del nuovo governo con il vecchio ministro Speranza che sposta ancora la data della ripartenza. Sarebbe questa la discontinuità annunciata? Mi pare che sia rimasta quella pessima abitudine di cambiare idea all’ultimo minuto, mancando di rispetto a chi, nonostante sia ormai da tempo in ginocchio, ha investito in sicurezza ed è pronto e ansioso di ripartire. Doveva essere il governo del sostegno alle imprese, ma se si inizia così...”: il senatore e coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, attacca duramente il nuovo rinvio della partenza della stagione sciistica 2021, rinviato – per ora – al 5 marzo. “Come già successo per tante altre categorie, anche qui gli operatori hanno investito cifre importnati, adeguato gli impianti, assunto personale, preso tutte le precauzioni richieste dalle normative e dalle linee guida approvate dal Comitato Tecnico-Scientifico appena una settimana fa”, sottolinea De Carlo. “Uno sforzo inutile, calpestato dal governo che ha deciso di spostare nuovamente la riapertura, decisione presa ancora una volta quando ormai era tutto pronto. E ancora una volta di ristori non si parla: chi vuole lavorare investe per poi venire beffato dai dietrofront governativi, mentre i componenti del precedente governo erano troppo impegnati a cercarsi una poltrona nel nuovo esecutivo per pensare a come sostenere una fetta così importante del settore turistico nazionale”. “Il settore dello sci è già stato messo in ginocchio dalla chiusura e dai continui tira e molla sulla riapertura; la decisione di questa sera è la mazzata finale”, conclude De Carlo. “Se il buongiorno si vede dal mattino, direi che non c’è proprio nulla per cui stare allegri”.