BELLUNO Martedi 20 aprile in Tribunale avrà inizio il processo per l’incidente dello scorso 1 settembre 2019 a Safforze, costò la vita al diciannovenne Cristian Palazzolo, altri quattro giovani amici sono rimasti gravemente feriti. Il Giudice per le indagini preliminari Elisabetta Scolozzi ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del Pubblico Ministero Simone Marcon nei confronti di chi era al volante. Una distrazione o colpo di sonno, nessun altro ostacolo o veicolo coinvolto, né possibili anomalie meccaniche, questo quanto emerge dalle conclusioni della ricostruzione del tragico incidente da parte del consulente tecnico nominato della Procura, l’ingegnere sandonatese Pierluigi Zamuner, esperto chiamato a ricostruire anche molti altri noti sinistri avvenuti nel bellunese come quello costato la vita a Barbara Durastante in via Vittorio Veneto. Emerge inoltre un nuovo elemento: nonostante la violenza dello schianto improvviso contro l’albero, avvenuto a oltre 70 chilometri orari, gli airbag della Fiat 500 non si sono, purtroppo, attivati. I familiari di Cristian Palazzolo sono assistiti da Giesse Risarcimento Danni, gruppo bellunese specializzato nel risarcimento di incidenti mortali. “La natura ed andamento della traccia di scorrimento rilevata sul ciglio è indice di una graduale deviazione a destra del mezzo – sottolinea nella consulenza tecnica l’ingegner Pierluigi Zamuner – Eventuali anomalie meccaniche ad organi direzionali e/o alle ruote (comunque non rilevate) avrebbero comportato scarti più bruschi con rotazioni e marcature più accentuate. Una deviazione così graduale è tipica del colpo di sonno o distrazione”. I ragazzi avevano passato la serata in alcuni locali e al momento dell’incidente (alle 6,50 del mattino) stavano facendo rientro a casa. Il conducente è risultato in stato di alterazione psicofisica a seguito di assunzione di sostanze alcoliche 0,75 g/l con prelievo avvenuto alle 14.30. Il povero Cristian era seduto sul sedile posteriore in zona centrale ed essendo il veicolo omologato per 4 passeggeri, non poteva indossare le cinture di sicurezza, nessuno degli occupanti i sedili posteriori le indossava. Secondo i calcoli del perito, l’incidente sarebbe avvenuto a una velocità di 75 chilometri orari, prossima al limite che su quel tratto è di 70. “Attendiamo fiduciosi l’esito di questo processo – sottolinea Gennaro Pisacane, responsabile di Giesse Belluno – Gli esiti delle indagini sono estremamente chiari e non lasciano spazio a dubbi, ora è giunto il tempo di dare Giustizia a queste famiglie”.