BELLUNO In Ulss Dolomiti è stato portato a termine con successo, dopo un percorso corale, un intervento al fegato che ha ridato vita e speranza a una donna di 67 anni. La donna, originaria dell’Alpago, che ha sempre goduto di buona salute, per la comparsa di un malessere apparentemente banale si era rivolta al proprio medico curante, ricevendo, dopo i primi accertamenti, una diagnosi che toglieva ogni speranza. La diagnosi era di carcinoma del fegato che occupava l’ 80% dell’organo e che era stato inizialmente giudicato inoperabile, avviando la paziente verso un percorso di palliazione. A questo punto, la donna è stata presa letteralmente in carico, non da un singolo professionista, bensì da una cordata di specialisti dell’Ulss Dolomiti che hanno attivato una valutazione collegiale multispecialistica per fronteggiare il caso da tutti i punti di vista. Un lumicino di speranza è diventata una luce intensa quando, grazie alla condivisione delle proprie competenze e professionalità, il team ha ideato una strategia per cercare di portare un tumore inoperabile ad esserlo. La strategia contemplava il trattamento chemioterapico, la radiologia interventistica e la chirurgia del fegato. «Il tumore, infatti, poteva essere asportato solo lasciando un piccolissimo segmento di fegato che avrebbe esitato in una morte certa per insufficienza epatica» spiega il dott. Valter Vincenzi, dell’ambulatorio di epatologia della UOC di Medicina di Belluno. Dopo la diagnosi e la stadiazione della malattia eseguita dalla radiologia di Belluno, la paziente è stata affidata all’oncologia del dott. Fable Zustovich, che ha sottoposto la paziente ad un trattamento chemioterapico con lo scopo di indurre una riduzione del tumore. Tuttavia, al termine dei trattamenti, il tumore risultava ancora troppo esteso per essere asportato. E’ intervenuto quindi il Dott. Riccardo Berletti, direttore della Radiologia di Feltre, che ha sottoposto la paziente ad un trattamento radiologico angiografico per embolizzare le strutture vascolari del fegato interessato dalla malattia, sfruttando la capacità rigenerativa ed ipertrofizzante del fegato sano residuo. Tale trattamento ha portato il fegato “sano” inizialmente troppo piccolo per sostenere le capacità vitali della paziente, ad aumentare nel suo volume e dopo, il calcolo del rapporto tra peso del fegato sano (estrapolato mediante volumetria TAC) e peso corporeo, si è resa possibile la valutazione da parte del chirurgo dott. Umberto Montin, direttore della Chirurgia Di Feltre, con una consolidata esperienza nel trattamento dei tumori del fegato e del pancreas. «I margini di operabilità erano esigui per l’estensione di malattia e il poco fegato sano rimanente», spiega il Dott. Montin, ho sottoposto la paziente all’asportazione di sei segmenti di fegato su otto con una attenzione maniacale per preservare la vascolarizzazione del fegato residuo. Un albero con le radici tagliate si secca. L’importante intervento, durato 5 ore, è stato possibile anche grazie all’apporto dell’équipe di anestesia guidata dal dottor Federico Innocente e dal contributo del direttore dell’anatomia patologica Duilio Della Libera che ha dato una valutazione istologica in tempo reale sulla qualità del fegato rigenerato e sulla assenza di linfonodi interessati da malattia. Oggi la paziente viene dimessa con gioia dal reparto di chirurgia di Feltre, con una prospettiva di cura che prima non esisteva. «La determinazione, le conoscenze, le professionalità e la collaborazione tra specialisti hanno reso possibile questo risultato di cura che rappresenta un qualcosa di straordinario nell’ordinarietà quotidiana» commenta il direttore Generale dell’ULSS1 Dolomiti Dott.ssa Maria Grazia Carraro. «La nostra Azienda è dotata di tutte le competenze e la tecnologia per portare a termine con successo interventi delicati. La vera nostra forza è rappresentata dall’integrazione e collaborazione tra le varie figure e l’approccio umano e relazionale con cui ogni persona viene accolta e curata, dando sicurezza e speranza anche ai casi più complessi»
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