Castaldi Feltre stampava nel luglio del 1997, per Nuovi Sentieri editore di Bepi Pellegrinon, il libretto di una ventina di pagine dedicato a “Mons. Giovanni Benvegnù. Un santo ‘taiboner’ in Brasile”, realizzato da Libera Rossi per la Parrocchia di Taibon Agordino e voluto in particolare dall’allora parroco don Mario Zanon. Il quale, nella presentazione, esaltava la figura di Benvegnù “figlio illustre di emigranti della nostra terra che nel secolo scorso, in numero rilevante, hanno lasciato i nostri paesi e son partiti in tutte le direzioni dell’Europa, delle Americhe e del Brasile in cerca di lavoro e di un avvenire migliore”. Queste famiglie hanno portato con sé un ricco bagaglio di virtù umane e cristiane: si sono rese benemerite in tanti campi, compreso quello religioso, ed hanno dato alla Chiesa numerose vocazioni sacerdotali e religiose. Sottolineava quindi che: “Mons. Giovanni Benvegnù ha trovato proprio in seno alla famiglia l’aiuto per seguire la vocazione al sacerdozio; ha seguito via via tutti i passi della preparazione con entusiasmo, ha vissuto in pienezza il dono del sacerdozio lasciando in tutti un ricordo incancellabile di virtù e di fecondità nei vari campi dell’apostolato. Ora viene invocato nelle preghiere perché ottenga, tra i tanti benefici, anche quello di numerose vocazioni sacerdotali e religiose”. Concludeva formulando l’augurio che “l’esempio di mons. Giovanni Benvegnù susciti anche nei nostri giovani il desiderio di ascoltare e accogliere l’invito di Gesù: ‘Vieni e seguimi’”. A sua volta l’ex parroco di Taibon, don Gino Del Favero, ricordato il personale primo incontro: “non di meraviglia ma di profonda, incancellabile ammirazione e venerazione: cuore aperto, umiltà resa più evidente dall’aspetto sempre sorridente, carico di delicatezza nel tratto e nella parola, occhio limpido con uno sguardo che entrava nel cuore e lasciava il segno”, richiamava un’indicazione di Benvegnù che gli aveva dato il vescovo mons. Luigi De Nadal: “Uomo di Dio, si rivelò con umiltà e costanza pastore zelante, spinto dal solo desiderio che ogni famiglia della sua comunità di San Domingos fosse centro di vita cristiana, vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose, piccola chiesa viva e sempre in cannino per garantire ed indicare scelte sicure di vita cristiana ai suoi figli spirituali” e concludeva il suo intervento intitolato “Il buon seme” sottolineando che le vecchie famiglie di Col dei Prà e di Taibon emigrate in Brasile, hanno eretto il più bel monumento alla memoria di don Giovanni con figli che nella stessa chiesa e nella società brasiliana hanno onorato ed onorano ancor oggi il loro paese di origine”, che era poi una delle tante e sante ambizioni che don Giovanni portava nel suo cuore. Monsignor João (Giovanni) Benvegnù era figlio di Fedele (1852-1908) e Maria Moretti (1862-1937) che partirono da Pra il 20 novembre 1888 con due figli, decisi come molti altri compaesani a varcare l’oceano in cerca di fortuna (recenti ricerche nei registri comunali di Taibon affermano che fra il 1876 ed il 1894 emigrarono per il Brasile 119 persone e nel biennio 1923-24 altre 35 – ndr.). L’autrice del libretto, anche grazie alla collaborazione dell’amica Solange Soccol, pronipote di Luigi Soccol (Gigeto dei Bigoi) e Rachele Benvegnù, sorella di Fedele, anch’essi emigrati nello stesso anno ha potuto soddisfare le curiosità di quanti si interrogavano sulla storia di don Giovanni, anche con testimonianze sull’infanzia raccolte da Clotilde Ben Anghiben, Maria Lagunaz Nardin, Antonio Lagunaz, Ines De Nadal e Maria Luisa Sandi De Nadal, parenti o vicini di casa della famiglia. Dunque: Giovanni venne alla luce il 12 agosto 1907 nel distretto di Macum, nello stato del Rio Grande do Sul e Libera Rossi non omette di citare l’espressione attribuita al padre del neonato: “Speriamo che questo piccino un giorno diventi sacerdote!”… Battezzato il 7 ottobre 1907 nella chiesa di Santa Teresa, ricevette la cresima dall’arcivescovo di Porto Alegre nel 1914 e la prima comunione cinque anni più tardi. Purtroppo, a soli 13 anni perse il padre. Dopo gli studi con i Padri Passionisti a Bento Goncalves, nel 1922 entrò in seminario e dopo aver superato difficoltà connesse alle condizioni di salute, fu ordinato sacerdote il 16 il 16 settembre 1934 nella cattedrale di Porto Alegre “e da quel giorno non festeggiò più il compleanno bensì l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale”. Prima messa solenne nella terra natale, a Santa Teresa il 20 dello stesso mese. Il 12 ottobre 1935 venne nominato parroco di San Domingo do Sul ove rimase fino alla morte. La sera del 31 dicembre 1985, dopo la messa, si sentì male e venne ricoverato nell’ospedale di Passo Fundo dove morì il 3 gennaio 1986. Il 16 ottobre di dieci anni fa, Gianni Santomaso dava conto di una grande notizia: “monsignor Joao Benvegnù è servo di Dio”. Era infatti giunto dal Brasile l’annuncio dell’avvio della causa di beatificazione con l’arrivo in Vaticano del faldone con le 600 testimonianze raccolte nel Rio Grande do Sul, come aveva spiegato Livio Benvegnù di Taibon, che assieme a Pio Benvegnù, don Mario Zanon ed il presidente della Bellunesi nel mondo, Oscar De Bona, fa parte del Comitato a sostegno della beatificazione. Aggiungeva che in Brasile monsignor Joao Benvegnù è già venerato come un santo. Basti dire che, dal 1987, ogni anno, la prima domenica di gennaio, sulla sua tomba si recano circa 20 mila persone in pellegrinaggio”. Ricordiamo in conclusione due notizie rifacendoci al sito di Bellunesi nel Mondo: quella che il 5 gennaio 2019 annunciava il 33. Pellegrinaggio annuo alla tomba del “Servo di Dio” Giovanni Benvegnù a cura della “Famiglia bellunese” di Serra Gaucha presieduta da Leoni Menta Zamin, e questa, del 7 agosto 2018: Gianantonio Cecchin può essere definito il ‘Michelangelo’ del Brasile. Continua infatti con successo il tour in terra brasiliana con l’obiettivo di incontrare le comunità di veneti presenti in loco e offrire loro un dipinto. La Famiglia Bellunese di Serra Gaucha ha chiesto all’artista feltrino di realizzare un murales dedicato alla figura di mons. Joao Benvegnù, L’opera è stata realizzata nella chiesa di Sao Domingos do Sul ed è stata benedetta in occasione di una messa, presente con il gagliardetto della Famiglia Bellunese di Serra Gaucha, il vulcanico segretario Davino Contini.
NELLE FOTO (SITO Bellunesi nel Mondo e riproduzioni dal libretto di Libera Rossi “Mons. Giovanni Benvegnù. Un santo ‘taiboner’ in Brasile?”): la copertina della pubblicazione; mons. Benvegnù davanti alla parrocchiale di Taibon nell’agosto 1957; veduta di San Domingos nello stato brasiliano del Rio Grande; Taibon con le chiese di San Cipriano a fine Anni Venti; i genitori di don Giovanni: Maria Margherita Moretti e Fedele Benvegnù; don Giovanni con lo zio Santo e parenti sulla scala della casa di Peden (agosto 1957) e davanti alla porta laterale della chiesa parrocchiale; 20 settembre 1934: con la madre e i fratelli il giorno della prima messa, in piedi da sinistra: Agostino, Davide, Rosalia, Paolo, Giuseppe; seduti: Sisto, nato a Taibon, don Giovanni, la madre, Vittorio, pure nato a Taibon; il ricordo dell’ordinazione sacerdotale; con lo zio Santo e l’ameda Cristina (1957); con don Gino Del Favero all’ingresso della parrocchiale di Taibon, lo stesso anno; l’inizio di una lettera che Giovanni inviò allo zio Santo il 3 marzo 1958; San Domingos do Sul: la cappella accanto alla parrocchiale dove è sepolto mons. Giovanni Benvegnù, aperta giorno e notte per consentire ai fedeli di pregarlo; particolare della tomba ripreso nel febbraio 1997; il dipinto realizzato da Gianantonio Cecchin; il “Servo di Dio” con parenti.