di LORIS SANTOMASO
Prima di manifestarsi “All’ombra del grande faggio”, Antonio “Toni” Tegner, da Campaz di Sospirolo, s’era timidamente affacciato (come è nel suo carattere schivo e discreto) sulle pagine di “Le Dolomiti Bellunesi”, la rassegna semestrale delle sezioni bellunesi del CAI (è socio della sezione Agordina). Lo aveva fatto nel numero di Natale 2018, con “Il contatto della Montagna”, un breve racconto in cui si calava nei panni di un immaginario sindaco alle prese con i bisogni e le problematiche della gente di un disagiato villaggio alpino, minacciato dalla speculazione turistico-edilizia. Dibattuto fra la volontà di proteggere il territorio o permetterne l’invasione del “progresso” (fra virgolette) degli impianti di risalita, con personale vantaggio elettorale, sale meditabondo lungo un ripido sentiero per immergersi nella quiete di quell’ambìto lembo di montagna, alla ricerca della migliore ispirazione. Che troverà nel saggio consiglio di un misterioso e solitario vecchietto. Un’atmosfera questa, fra le tante altre, che ritroviamo pure in “All’ombra del grande faggio”, la prima fatica letteraria di Toni Tegner (ma siamo certi non sarà la sola), da qualche settimana anche nelle nostre edicole e librerie, che ha già incontrato il gradimento di tanti lettori, in particolare degli amanti della montagna e del suo “spirito” più autentico, nonché il riscontro di favorevoli recensioni. Il libro è impreziosito da belle immagini di elementi naturali e fauna locale dell’amico Denis Rambaldi. Quell’“animus” che l’autore non ha respirato solo nei Monti del sole, l’ambiente preferito delle sue origini, ma sicuramente anche fra i monti agordini percorsi nel tempo libero di quando lavorava all’ospedale di Agordo. Una ridda di pensieri, impressioni, emozioni, riflessioni, percezioni, umori, atteggiamenti, i rapporti famigliari e col prossimo, i sentimenti più intimi sono il florilegio di questi 14 racconti condensati in 130 pagine il cui denominatore comune resta la montagna. Montagna come rifugio e libertà dalle masse e dalla confusione, montagna come bisogno insostituibile di ritrovare se stessi, fuori dalle situazioni standardizzate, fatte di virtuale, senza più cuore né fantasia. Quella che non manca a Toni Tegner e che nel silenzio del bosco, nell’incontro dei pastori, degli animali, immerso nella natura del monte, trova l’ispirazione e la capacità di sognare nella convinzione che tramite il sogno e buone amicizie si possono immaginare, costruire e realizzare nuovi percorsi di vita non omologati. «Mentre i conflitti interiori continuano ad entrare e uscire dalla mia testa», si confessa Tegner, «mi ritrovo libero in un ambiente dove i rumori sono cambiati in maniera drastica, dal brusio del traffico cittadino sono passato al cinguettare felice e spensierato degli uccellini, al verso del cuculo…, al saltellare dei merli, al piroettare di farfalle di variegati colori e al rincorrersi festoso di gruppi di rondini, tutto questo mi mette di buon umore e mi da la parvenza di essere più leggero e dinamico». Insomma, racconti con il profumo di libertà e natura, ma anche di poesia; pensieri,esperienze di vita e fantasia si fondono per poter riscoprire la bellezza di quelle montagne che molti hanno dimenticato. Ma non solo: messaggi importanti che arrivano al lettore come una dolce carezza sul viso. Un modo delicato di riscoprire cosa ci circonda, con cui Toni ci dona le sue emozioni e il suo vissuto per riscoprire il vero valore di cosa ci circonda. Al lettore il piacere di camminare lungo questi sentieri, scoprendoli leggendo questo bel libro all’ombra di un faggio, in mezzo alla natura all’aperto, o comodamente seduto sul divano di casa nel relax pomeridiano o nel dopo cena in alternativa agli stereotipi estivi della TV