di RENATO BONA
“Una giornata a Belluno” è il titolo di un libro (purtroppo oggi di fatto introvabile…) di quasi 130 pagine che si rivolge all’ospite edito nel dicembre 1993 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali con Bertoncello arti grafiche di Cittadella; testi redatti dal Gruppo operatori culturali: Andrea Basile, Sandra Bardin, Mariagrazia Bortot, Federico Bressan, Sergio Sacco; foto a colori di Giorgio Ghe; foto in bianco e nero di Gigetto De BortolI; cartina topografica eseguita dallo studio tecnico dell’architetto Roberto Reolon; traduzioni curate dalla scuola di lingue “Marco Polo”; in copertina: Belluno visto da sud-est. I redattori puntualizzano che si tratta di una guida breve ed essenziale che non intende porsi in concorrenza con altre pubblicazioni più complete e più titolate (e citano in proposito l’importante “Belluno: storia architettura arte” di Gigetto De Bortoli. Andrea Moro e Flavio Vizzutti “vera miniera di notizie da cui sono state tratte le annotazioni che sostanziano la presente opera”). Convinti, come giustamente sono, “che una guida rapida ed abbondantemente illustrata possa essere più indicata per quanti avessero poco tempo per rimanere in Città”. Presentano dunque ciò che hanno ritenuto essenziale per un primo approccio a Belluno, proponendo gli scorci più caratteristici e più cari. Concludono la presentazione auspicando che “Una giornata a Belluno” interessi pure i bellunesi. “desiderosi di un prontuario rapido per conoscere meglio la loro città”. Si parte dunque con: “Aspetti salienti di Belluno” richiamando la leggenda secondo la quale San Martino (patrono della Città e della Diocesi – ndr.) “era di passaggio per le nostre zone e per sfuggire alla persecuzione del Diavolo si rifugiò sui monti che proteggono Belluno da Nord; vi legò il suo giumento a un anello che si trova ancora lì in qualche parte, chissà dove. Un anello d’oro, da cui il nome dell’intera montagna: S’ciara anello) che è il primo avamposto delle Dolomiti per chi giunge dal Sud”. Quindi una succinta descrizione dell’ambiente geografico della Val Belluna, verde e splendida, una delle più ampie dell’arco alpino, bellissima dal punto di vista paesaggistico. Larga al massimo 11 chilometri e lunga più di 40. Particolarmente ridente e soleggiata, con a nord il Cadore e Zoldo, a ovest l’Agordino, a sud il Feltrino “tutte zone che compongono la provincia di Belluno e che sono assai note sia per le loro bellezze naturali, sia per la loro storia passata e recente, e l’industriosità delle loro genti”. Seguono “Cenni storici” per ricordare che “… I Romani accolsero Belluno come ‘municipium’ dopo la fondazione della vicina Aquileia nel 175 avanti Cristo e la nostra città fu un centro ben vivo; lo attestano parecchi reperti visibili al Museo civico; tra di essi celebre il sarcofago di Flavio Ostilio. Noto è pure il suo collegamento con la vicina Claudia Augusta Altinate costruita da Drusio nel 15 a.C.”. Ma “Alla caduta di Roma Belluno visse le tristi vicende delle invasioni barbariche. In particolare i longobardi la fecero oggetto di una riorganizzazione territoriale e urbanistica, conferendole il ruolo di sede di ‘sculdascia’. Dell’epoca longobarda rimane in città un portale, in una stretta viuzza del centro”. Un salto in avanti per rammentare che: “Alla caduta di Venezia, Belluno passò all’impero austriaco” e nel 1805entrò a far parte del napoleonico Regno d’Italia divenendo capoluogo del Dipartimento della Piave” i cui confini corrispondevano all’incirca all’attuale territorio provinciale”.Poi, ed è storia meno lontana, le due guerre mondiali. Seguono: “Personaggi famosi” ricordando Pierio Valeriano (Belluno 1447-Padova 1558), scrittore ed educatore; Tito Livio Burattini (Agordo 1617-Cracovia 1680), grande matematico e fisico, architetto, politico; Sebastiano Ricci (Belluno 1659-Venezia 1734) uno dei massimi pittori europei tra 6 e ‘700 ; Girolamo Segato (Vedana 1792-Firenze 1836) noto per la pietrificazione dei tessuti corporei umani e animali; mons. Albino Luciani Papa Giovanni Paolo I (Canale d’Agordo 1912-Roma 1978) il “papa bellunese del sorriso”mancato dopo soli 33 giorni di pontificato, secondo pontefice bellunese della storia dopo Gregorio XVI. C’è poi l’elencazione dei “Luoghi di cultura!”, un richiamo a “La cucina bellunese” quindi ai “Luoghi di svago e di divertimento” e all’ “artigianato artistico bellunese”. Il libro si chiude dando il giusto spazio a qualcosa come “Trenta monumenti di Belluno” (sui quali avremo modo di soffermarci prossimamente).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Una giornata a Belluno”): copertina della pubblicazione; retrocopertina; l’antico sigillo della Città di impronta medievale che raffigura un elemento architettonico caratteristico di quei tempi: il Castello bellunese che come i molti altri serviva per difendere la gente dalle scorrerie provenienti in particolare dal Nord; il sarcofago di Flavio Ostilio quando era ancora accanto alla chiesa di Santo Stefano; immagine di inizio secolo con un gruppo di zattieri su una grande zattera, scena allora abituale mentre oggi viene ogni tanto riproposta come celebrazione del passato; il “pom noselà” ossia la mela ornata di noci e rametti di tasso, un omaggio tradizionale bellunese, simbolo di buon augurio e di prosperità; il magnifico Gruppo dolomitico della Schiara con la Gusela del Vescovà; uno dei tanti splendidi panorami bellunesi.
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