di RENATO BONA
Con il contributo della Regione Veneto il Comitato provinciale bellunese dell’Unpli (Unione nazionale Pro loco d’Italia) e la collaborazione della Provincia e di Stefano Triches oltre che delle singole associazioni e dei consorzi Pro loco, ha dato alle stampe (progetto grafico Mivy.it Belluno, stampa tipografia Dbs di Seren del Grappa) l’opuscolo intitolato “Una montagna di colori” che è poi il progetto del benemerito sodalizio che “si pone l’obiettivo certamente ambizioso, di raggruppare in un compendio sia digitale che cartaceo, le numerose realtà associative che in provincia di Belluno si occupano di tenere in vita tradizioni che si tramandano soprattutto grazie alle testimoniane orali”. Il Comitato pro loco Unpli Belluno così conclude la presentazione dell’iniziativa: “La naturale evoluzione di questo progetto sarà la creazione di un coordinamento provinciale di tutte queste realtà, al fine di potersi presentare anche in futuri eventi promozionali e turistici che saranno organizzarti sia a livello nazionale che internazionale con una veste unica e coordinata”.Segue l’elenco, ed un po’ di storia dei 13 Gruppi folkloristici (con l’Agordino a fare la parte del leone con ben 7 presenze!), dei 14 Carnevali e del Palio di Vigo di Cadore. Riservandoci un successivo servizio, vediamo qui di conoscere i gruppi folkloristici, partendo dal “Cesiomaggiore” di Cesiomaggiore (Pro Loco di Soranzen e di Busche): nato nel 1971 tenne la prima apparizione in pubblico il 12 febbraio dello stesso anno, al seguito di una sfilata carnevalesca, Da allora ogni esibizione “continua a riscuotere notevoli apprezzamenti per le musiche coinvolgenti, per i costumi e per il modo di interpretare i brani e perché fa rivivere frammenti del tempo passato”. Gruppo folk Nevegal di Belluno (Pro loco Pieve Castionese): è attivo in tutta la provincia e non solo; i balli toccano le tematiche principali del mondo contadino, in primo luogo il lavoro nei campi; affronta anche il tema dell’amore con ben tre balli e poi ci sono i balli legati alle stagioni. Gruppo folk “Drio le peche” di Lamon (Pro loco Lamon): è nato a Lamon nel 2006 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le antiche tradizioni locai anche con la riproposizione con costumi ed attrezzi originali degli antichi mestieri lamonesi: pastór, cròmer, cóntha, moléta… e di momenti di vita quotidiana di un tempo. Il gruppo si propone per sfilate nei tradizionali costumi con esibizione degli oggetti ed attrezzi originali e di fedeli ricostruzioni. Ci spostiamo in Alpago per il Gruppo folk “Il Bassanello” di Chies (Pro loco Chies d’Alpago): si può leggere che “A San Martino, piccola frazione di Chies, viene tutt’ora tramandata una danza popolare, praticata un tempo dai nostri avi per corteggiare la propria amata oppure per accompagnare e festeggiare le nozze. Il sodalizio è nato intorno agi anni ’70. Nel 2000 la danza folcloristica è stata portata avanti da figli e nipoti ed è cambiato il nome da Balsanello a Bassanello. Due i balli che per eccellenza appartengono alla tradizione: la “Polka viva la sposa” e il “Bassanello”. Tocca ora al Grupo folk “Dei bati orz” da San Tomaso Agordino (Pro loco San Tomaso Agordino): il gruppo, composto da ballerini e figuranti, è nato nel 2018 e prende il nome da un’antica lavorazione che si eseguiva in paese: la battitura dell’orzo, che ha fra l’altro dato vita ogni anno, la prima domenica di settembre, alla tradizionale festa dell’orzo e delle birre artigianali. Ancora in Agordino per il Gruppo in costume tradizionale “Betin Buli” di La Valle Agordna (Pro loco lavallese): il gruppo si è costituito nel 2009 per occuparsi del patrimonio storico e culturale del paese dove l’usanza di indossare l’antico vestito del dì di festa è da sempre molto sentita e negli anni ’80 si era formato il gruppo delle baline in costume: giovani ragazze che nei giorni di festa sfoggiavano i costumi tipici originali o riconfezionati del paese. Avviato anche il progetto per un coro con lo scopo di recuperare pure la tradizione del canto popolare. Tocca al Gruppo folk “Val Biois” di Falcade (Pro loco di Caviola): nato nel 1989 sulle tracce di un precedente sodalizio attivo dalla fine degli anni ’60 e fino ai primi anni ‘80. L’intento principale è di divertirsi, riproponendo nel contempo musiche e balli popolari, tramandati dai più anziani, alle feste di paese e successivamente in varie località italiane ed estere. Nel 1996 il Gruppo ha promosso la prima Rassegna dei Gruppi Folk dell’Agordino. Fa parte di “Venetnia”, l’associazione che raggruppa i gruppi folkloristici del Veneto. Ed ecco il Gruppo folk “I ladin del Poi” di Gosaldo (Pro loco Gosaldo): costituito in associazione di promozione sociale riconosciuta dalla Regione nel 2000, fa parte dei ladini storici delle Dolomiti bellunesi ed ha lo scopo di recuperare e valorizzare lingua e tradizioni ladine del territorio gosaldino. Prima iniziativa è stata la ricerca storica al fine di predisporre un costume caratteristico da indossare nelle manifestazioni civili e religiose; massimo impegno anche per una raccolta museale nell’ex municipio, che è considerata il fiore all’occhiello del gruppo visto che vi si possono osservare gli attrezzi di un tempo delle lavorazioni dei campi ed artigianali, con sala dedicata ai seggiolai e alla lavorazione del legno con pezzo forte rappresentato da un tornio di oltre 70 anni fa. Tocca al Gruppo folk “Union ladign” di Selva di Cadore (Pro loco Val Fiorentina): nato nel 1994 dall’intenzione dell’Union dei Ladin de Selva di riscoprire antichi balli e danze tradizionali, ormai dimenticati o caduti in disuso: vi fanno parte una decina di coppie che si esibiscono in varie località animando sagre paesane e spettacoli di beneficenza. Al suo interno è nato il Mini Folk di Selva di Cadore con bimbi che sono testimoni dei balli tradizionali locali e protagonisti di numerose feste popolari nella loro Val Fiorentina. Ci spostiamo per leggere a proposito del Gruppo folk “I Narli” della Val Comelico (Comelico Superiore):”Si racconta che nella Val Comelico ogni anno a carnevale le montagne prendano forme reali. Sono i Narli, figure dai nasi enormi e dai profili belli come le cime dolomitiche che si animano, si cercano, si chiamano e scendono insieme a valle, correndo e ruzzolando per poi saltare e ballare per giorni e giorni, Alcune persone, vedendoli, fuggono impaurite, altre, invece, si avvicinano e si lasciano trascinare nel loro allegro girotondo. E’ la magia dei Narli e chi la vive godrà di una speciale protezione per tutto l’anno”. Gruppo folk “I Légar” di Casamazzagno (Pro loco Santo Stefano di Cadore): nato durante l’inverno 1983-84 grazie all’entusiasmo di alcuni giovai e al supporto del comitato turistico. Riproporre i balli popolari e la tradizione ladina del Comelico è stato lo scopo principale dalla formazione del gruppo. I Légar sono diventati un dei simboli del folklore comeliano trasmettendo l’allegria della musica e del ballo della gente; la scelta del nome non è stata casuale: in lingua ladina legar significa allegro, festoso, vivace e dunque tutto quanto è insito nei balli e nella musica. Gruppo folk “Marmolèda” – Rocca Pietore: nato nel 1993 con l’intenzione di alcuni amici di imparare a ballare è cresciuto con l’aiuto dell’Union d Ladins de La Ròcia e dei nonni del paese che hanno consentito la ricoperta di balli, musiche ed abiti che si possono ammirare ancora oggi durante le apprezzate esibizioni. I balli – con diversi giovani ballerini – sono accompagnati dal suono di fisarmoniche e contrabbassi. Concludiamo la rassegna con il Gruppo folk “Fodom” di Arabba (Livinallongo): Nato nel 1982 ad iniziativa di alcuni giovani che “vedendo scomparire le tradizioni, costumi e lavori della propria vallata hanno deciso di portare avanti e far conoscere alle nuove generazioni i valori culturali ereditati dai loro nonni”. I ragazzi indossano pantaloni e gilet neri di fustagno, calzini di lana, camicia di lino cucita a mano e cappello con piume di gallo forcello. Le ragazze indossano il costume tradizionale estivo: camicia bianca a maniche corte con il pizzo e allacciate al gomito con nastri colorati, grembiule e fazzoletto a fiori, calzini di lana e cappello. Venti i componenti “sempre determinati a mantenere gelosamente il loro compito e custodire una preziosa parte di storia della loro splendida vallata”.