CANALE D’AGORDO Per ricordare la figura di Padre Domenico De Rocco il Museo Albino Luciani ha organizzato una mostra: P. Domenico De Rocco (1889-1958) e la Cina, le avventure di un missionario perseguitato nel Sol Levante, un viaggio dalle Dolomiti alla Cina, che attraversa le esperienze missionarie di Matteo Ricci, Martino Martini e Josef Freinademetz e racconta con fascino e curiosità l’avventura umana e cristiana e missionaria verso l’Oriente. Per approfondire gli aspetti di questa avventurosa esistenza l’inaugurazione della mostra sarà preceduta da una conferenza. L’evento si terrà sabato alle 17.30 in Sala Zandò del Museo Albino Luciani di Canale d’Agordo (Belluno). Prenotazione presso la segreteria del Museo ([email protected], oppure whatsapp 377.9665237, oppure telefonando al numero 0437.1948001). La mostra resterà aperta fino al 31 ottobre con il seguente orario: fino al 12 settembre tutti i giorni 9.00-13.00 e 15.00-19.00. Dal 13 settembre al 31 ottobre: venerdì, sabato e domenica 9.00-12.00 e 15.00-18.00.
LA FIGURA DI PADRE DE ROCCO
Nato a Forno di Canale (l’allora Canale d’Agordo) il 31 gennaio 1889, frequentò il seminario di Feltre per poi entrare, a 20 anni, nell’Istituto Missionario di Pietro e Paolo di Roma. Conseguita la laurea in teologia Pontificia Università Gregoriana, venne ordinato sacerdote nel 1914. La Prima Guerra Mondiale lo vide cappellano del battaglione alpini “Monte Antelao” e non rinunciò mai a celebrare la Messa anche in prima linea per stare vicino ai soldati. Un attaccamento che gli valse la medaglia di bronzo al valor militare. Col ritorno della pace, Padre De Rocco decise di partire missionario: il 15 novembre 1919, quindi, assieme a Padre Filia, partì alla volta della provincia nordoccidentale della Cina denominata Shensi. Un viaggio che a quell’epoca era già di per sé una vera e propria avventura. Raggiunta la sua destinazione, si mise subito al lavoro in alcuni centri cristiani mettendo in mostra il suo essere “buono, cordiale, pronto ad ogni cura e necessità”, ma non solo: pare infatti che fosse un ottimo tiratore nella caccia agli orsi e un provetto scalatore. Nominato Procuratore Generale della missione e poi Vicario Generale della stessa, seppe intrecciare ottime relazioni con la popolazione locale (il suo cognome cinese era Teï che significa virtù), ma negli anni 1933-1934 dovette affrontare l’assalto di alcune “bande di briganti” e, in seguito, le conseguenze della guerra contro il Giappone che durò otto anni durante la quale venne rinchiuso in un campo di prigionia. Nel 1947, dopo 28 anni come missionario, lasciò la Cina per fare ritorno in Italia per ricoprire ruoli di notevole prestigio (come rettore del Noviziato a S. Ilario a Genova e rettore del liceo di Monza). Morì l’9 aprile 1958