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(Una piccola storia veramente vissuta a San Candido in Val Pusteria.)
UNA SERA A SAN CANDIDO
Seduto al bar del Cavallino Bianco
ammiravo del sole il tramontare
che rendeva dei monti auree le cime;
al mio tavolo con egual stupore
mi era compagno un anziano signore.
Lei si palesò come per magia,
sorridente, nel sinuoso svolare
di un’elegante veste color ambra,
posato fra i capelli grigi un fiore
che sul bel viso disegnava ardore.
Premuroso il mio gentil compagno
le andò d’appresso e con garbato fare
il braccio le offrì fino al tavolino.
Mi ammaliarono due occhi color giada
mi persi nel profumo di rugiada.
Mi ritrovai in un quadro di Renoir,
lui un cappello di feltro con la piuma,
il gilet e l’orologio da panciotto,
lei la veletta, quel fiore fra i capelli
e sulle mani snelle due anelli.
Assai mi stupì quel che lui le disse:
“quanto sei bella principessa mia”,
come l’udire cosa lei rispose:
“ciao amore che da sempre m’aspetti
e sopporti con grazia i miei difetti”.
Dall’attimo sognante unico eliso,
importuno mi sentii all’improvviso.
Un fuori luogo il mio, dal quale poi
mi discostai, ma stare avrei potuto,
dal loro tempo io ero già sperduto.
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