ROMA Il Presidente nazionale Uncem ha trasmesso nelle scorse ore una lettera al Ministro Cingolani (Transizione ecologica, ambiente), chiedendo che al più presto venga approvato il “Piano nazionale di gestione del lupo”. Occorre definire, dal livello centrale, al più presto delle positive regole che contemplino tutte le istanze, ma che partano da chi vive e tiene in vita i territori producendo reddito, posti di lavoro, servizi ecosistemici-ambientali dati dalla multifunzionalità dell’attività agricola. Lo scontro tra regioni è forte. La conservazione e la gestione della specie, nel quadro della biodiversità alpina, non devono andare a scapito – secondo Uncem – di chi la montagna la vive e vi lavora, con aziende agricole e zootecniche di piccole e medie dimensioni. L’attività agricola è il pilastro dello sviluppo e del presidio delle aree montane. Non è indubbiamente solo il lupo a ridurre la presenza di capi e di imprese, è chiaro, ma alcune risposte agli allevatori vanno date, mettendo d’accordo tutti. È evidente – secondo Uncem – che la contrapposizione, anche nelle Regioni e nelle Province Autonome alpine, tra chi vuole favorire la conservazione del lupo e chi invece vorrebbe abbattimenti, diventi una polarizzazione che non aiuta il sistema agricolo-zootecnico e non favorisce il dialogo tra le parti. A farne le spese, di un Piano non approvato e con indirizzi non chiari, sono le imprese e anche le Amministrazioni locali (Comuni, Unioni montane, Comunità montane), alle prese con risposte non semplici da dare ad allevatori e anche alle Datoriali agricole. Servono formazione e informazione, investimenti e regole certe, anche nel quadro europeo dell’arco alpino, sincronizzando gli interventi tra gli Stati.
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