“Una delle figure più luminose della cultura bellunese (Il Comune gli ha dedicato il tratto di strada ad ovest della Casa di riposo di Cavarzano, da via Alpago a via Sperti – ndr.) e la sua stessa vita, avventurosa e sempre in movimento, testimonia la vivacità di un’ epoca in cui le terraferma veneta, una volta entrata stabilmente nell’orbita veneziana, poté sviluppare un ruolo proiettato ben oltre gli angusti confini municipali”.
Così, sotto il titolo “Fra Urbano Bolzanio, viaggiatore, grammatico e maestro di Leone X”, viene presentato nel libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” di Paolo Conte e Marco Perale – edito nel 1999 da L’Amico del Popolo e stampato dalla Piave – Urbano Bolzanio, secondogenito di Pietro Bolzanio dalle Fosse, appartenente ad un ramo collaterale, decaduto, di una famiglia di antica nobiltà cittadina. Nato a Belluno nel 1443 e mancato a Venezia nel 1524, era entrato giovanissimo nel Convento dei Minori, l’attuale Seminario Gregoriano dove ancor oggi vi è nel chiostro gotico un suo busto con lapide dedicatoria del 1751.
La libera enciclopedia Wikipedia nel proprio sito definisce “Urbano Dalle Fosse, meglio noto come Urbano Bolzanio (Belluno1442-Venezia aprile 1524” – con discrepanza di un anno sulla data di nascita – ndr.) umanista e grecista italiano precisa che “L’epiteto ‘Bolzanio’ con il quale è universalmente noto, non fu mai usato da Urbano, in quanto fu un’invenzione del nipote Pierio Valeriano estesa successivamente a tutti i membri della famiglia (per quanto riguarda Urbano, il soprannome compare nella sua opera di grammatica a partire dalla lezione postuma del 1545). Non si tratta però di una pura fantasia in quanto la famiglia Dalle Fosse era effettivamente originaria di Bolzano, villaggio alle porte di Belluno” e aggiunge: “Diversamente da quanto tentò di sostenere Pierio Valeriano, i Dalle Fosse non erano nobili e lo stesso Urbano era figlio di un artigiano (un ‘mastro Pietro’)”.
Ed eccoci, sempre con Wikipedia, a tappe significative dell’esistenza di questo bellunese illustre: Già nel 1450 risulta novizio nel convento di San Pietro di Belluno abitato dai frati minori conventuali. Nel 1465 è ancora nel monastero come studente, mentre nel 1466 risulta a Treviso forse per studiare teologia. Nel 1472 passa nel convento di San Nicolò della Lattuga di Venezia, città dove probabilmente approfondì filosofia e dialettica. Desideroso di imparare le lingue e di conoscere le civiltà orientali dal 1473 al 1489 visitò a piedi la Tracia, la Grecia, la Siria (ma secondo P.S. Allen si tratterebbe del Sinai – ndr.), l’Arabia, la Palestina e l’Egitto. Di queste peregrinazioni scrisse un itinerario andato perduto di cui rimangono molte testimonianze. Tornato in Italia salì per due volte sull’Etna per esaminare il cratere e studiarne i fenomeni e di ciò dà testimonianza Pietro Bembo nel suo dialogo ‘De Aetna’. Discepolo di Costantino Lascaris a Messina, amico di Pietro Bembo, fu collaboratore di Aldo Manuzio col quale pubblicò nel 1498 una ‘Grammatica greca’.
Ancora il profilo di Bolzanio: “Ben introdotto nell’ambiente culturale veneziano invitò ben presto presso di sé il nipote Giovanni Pierio Valeriano Bolzanio. Nel 1484 si trasferì a Firenze su invito di Lorenzo il magnifico, dove divenne precettore di suo figlio Giovanni, il futuro Leone X ed entrò a far parte dell’Accademia Platonica. Quando Giovani fatto cardinale fu trasferito a Pisa, Urbano si spostò a Venezia dove insegnò greco dal 1489 al 1497. Nel 1503, ancora al seguito del Gritti, tornò a Costantinopoli. L’ultimo viaggio di cui abbiano notizia è una visita a Roma nel 1515 per trovare il suo ex allievo divenuto papa Leone X. Morì nel 1525 a 81 anni come ricorda la lapide fatta murare nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia dal nipote Pierio Valeriano. Per quanto riguarda le opere di Urbano Dalle Fosse Bolzanio, quella più importante è sicuramente la Grammatica della lingua greca pubblicata con Aldo Manuzio e dedicata a Gianfrancesco Pico della Mirandola. In essa – puntualizza Wikipedia – vi si tratta del nome e del verbo e delle altre parti del discorso. E’ la prima redatta per intero in lingua latina. Il suo successo fu grandissimo e l’opera ebbe in pochi anni ben 23 edizioni.
E veniamo al sito treccani.it/enciclopedia perché nel Dizionario biografico, detto che Urbano morì a Venezia alla fine del mese di aprile del 1524, ricorda che “il 27 furono infatti celebrati i suoi solenne funerali nel convento di San Nicolò. L’orazione funebre fu pronunciata da un suo allievo: Alberto da Castelfranco, indotto a ciò da Giovan Battista Egnazio e da Niceta Fausto… In suo onore, oltre all’epigrafe dettata da Pierio Valeriano nel convento dei Frari, fu redatta un’altra iscrizione a Belluno; fin dal 1498 fu incisa una medaglia per celebrare la prima edizione della Grammatica greca e… il bellunese fu raffigurato da molti pittori tra i quali Tiziano Vecellio, con un quadro eseguito nella canonica di Castione”.
Concludiamo ricordando doverosamente che la Biblioteca civica bellunese è custode del raro e prezioso incunabolo del 1497 ‘Instittutiones Graecae Grammaticae” di Urbano Bolzanio, acquistato anche grazie a private donazioni e digitalizzato gratuitamente dalla società Stelf di Roma;
NELLE FOTO (Wikipedia, Renato Bona, Biblioteca civica di Belluno): incisione di Francesco Monaco col busto di Bolzanio; la medaglia celebrativa della prima edizione della Grammatica greca; testo dell’incunabolo; digitalizzato per la Biblioteca civica; la targa col nome e la via dedicata a Urbano; epigrafe con busto nel chiostro dell’attuale Seminario gregoriano; le sue ”Memorie”; la basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari di Venezia: sulla sinistra del portale la lapide commemorativa di Urbano Bolzanio, sulla destra quella di suo nipote al quale pure Belluno ha intitolato una via; Pierio Valeriano.