A un anno dalla tempesta Vaia, la Provincia di Belluno ha presentato oggi in conferenza stampa il lavoro profuso per mettere in atto le operazioni di sistemazione del territorio e di ricostruzione.
LA CONTA DEI DANNI
Il quadro del territorio bellunese all’indomani del passaggio di Vaia era eloquente: 3 morti e un ferito grave; almeno 400 persone sfollate; circa 113.000 utenze senza elettricità (solo il 6 novembre in tutte le case era tornata la luce, anche se in alcuni luoghi risultano ancora attivi i gruppi elettrogeni); 8 paesi completamente isolati per giorni, dove si arrivava solo a piedi; esondazione del Piave (che ha toccato il suo massimo storico) e di molti altri corsi d’acqua, con conseguenti frane e smottamenti; 36 strade provinciali e regionali danneggiate, per un totale di 457 chilometri (senza contare le tante strade comunali); circa 250 frane censite dall’amministrazione provinciale; 7mila ettari di bosco distrutti, per quasi 2 milioni di metri cubi di legname a terra.
«A distanza di un anno, la prima parola che mi sento di dire è grazie – afferma il presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Grazie a chi ha saputo gestire l’emergenza, in quelle ore difficili. Grazie a chi ha saputo rimboccarsi le maniche per avviare la ricostruzione. Grazie soprattutto alla solidarietà che è stata dimostrata al territorio bellunese. Sono arrivati volontari di Protezione Civile da tutto il Veneto e non solo. Sono arrivate donazioni da ogni parte d’Italia. E a queste persone va il nostro grazie».
«Un anno dopo la situazione rimane complessa, perché il territorio registra ferite ancora aperte – prosegue Roberto Padrin -. Molto è stato fatto, ma moltissimo resta ancora da fare, perché gli alvei dei fiumi e dei torrenti sono pieni di ghiaia e in alcune zone al di sopra del livello stradale, nonostante gli interventi da parte degli enti preposti siano in corso. Vaia ha compromesso tutto il sistema idraulico principale e secondario con moltissimi danni alle opere idrauliche. Inoltre, data la vastità della nostra provincia non si riesce a intervenire tempestivamente e su tutto il sistema idraulico: ci vorranno anni per mettere in sicurezza tutto il territorio. Vaia però ha mostrato anche il volto solidale delle nostre zone e del Veneto. Per cui ringrazio sentitamente i tecnici provinciali e i nostri uffici, che hanno lavorato con puntualità ed efficienza nei giorni dell’emergenza e continuano a farlo adesso, nei giorni della ricostruzione. Grazie anche all’unità commissariale che il governatore della Regione del Veneto ha messo a punto con il direttore Nicola Dell’Acqua».
GLI INTERVENTI
La Provincia di Belluno è intervenuta direttamente con attività di somma urgenza subito dopo l’evento. L’amministrazione ha varato immediatamente una variazione di bilancio per 1.500.000 euro da mettere a disposizione delle prime opere edili, per l’acquisto di tavolame, teli per i tetti scoperchiati e simili. A distanza di qualche settimana dall’evento, sono state messe a disposizione delle Unioni Montane risorse per circa 4 milioni di euro. Inoltre, ha mosso somme proprie per 2.300.000 euro, per le ultime somme urgenze (Bries, Cancia, ecc.). Infine, come attività commissariale ha gestito tutta la contrattualizzazione degli interventi di difesa del suolo in diversi Comuni. Oltre a ciò, sta portando avanti azioni puntuali e capillari su smottamenti storici, in cui l’effetto della tempesta Vaia ha amplificato o riacceso fenomeni franosi.
«La maggior parte degli interventi è stata fatta in somma urgenza per ripristinare frane e viabilità. Poi, a causa di caduta massi, siamo intervenuti con opere di difesa in località Bries e in Comune di Canale d’Agordo in località La Mora; per la pulizia del canalone di Cancia e per ripristinare le condizioni di sicurezza sulla frana di Piei, a Davedino (in Comune di Livinallongo), a Zoldo e a Caprile; inoltre, sulla strada di Rizzios e su quella di San Martino d’Alpago (in Comune di Chies) – spiega il consigliere provinciale delegato alla Difesa del Suolo, Massimo Bortoluzzi -. Stiamo progettando delle opere di difesa valanghiva in Comune di Rocca Pietore e abbiamo iniziato i lavori di mitigazione del rischio a Cancia. Come attività commissariale abbiamo contrattualizzato interventi a Zoppè di Cadore, a Calalzo, a Santo Stefano, a Lorenzago, a San Pietro di Cadore, a Chies d’Alpago, a Tambre, a Gosaldo, a Borca e Selva di Cadore, per opere di difesa idrauliche e geologiche. Come attività di somma urgenza post-evento siamo intervenuti anche con altri interventi a Cibiana, San Pietro, Zoppè, Belluno-Nevegal, Chies, Val di Zoldo, Santo Stefano, Lamon, Borca, Selva, Calalzo, Agordo e Canale d’Agordo. Gli interventi di competenza provinciale, per il triennio 2019-2021 ammontano a 17.500.000 euro circa. Per il 2019 abbiamo già preparato la lista degli interventi da eseguire come soggetto attuatore, per una cifra vicina agli 8 milioni di euro; interventi che perlopiù saranno cantierizzati la prossima primavera, con tempi piuttosto rapidi. Non possiamo permettere che i nuovi vincoli imposti su Auronzo e sul Comelico precludano importanti e imprescindibili interventi di messa in sicurezza del territorio. E per questo ci auguriamo che si sia un ripensamento da parte della Soprintendenza, che si è mossa senza condividere la decisione con le nostre comunità, rischiando così di accelerare il processo di spopolamento in atto».
FONDO WELFARE E IDENTITÀ TERRITORIALE
All’indomani della tempesta, la Provincia ha indirizzato ufficialmente anche l’azione del Fondo Welfare e Identità Territoriale, su richiesta unanime del consiglio provinciale, grazie alla solidarietà proveniente da tutto il Veneto (e non solo), che ha permesso di raccogliere oltre 550.000 euro.
«Siamo intervenuti con un bando dedicato alle urgenze post-Vaia, con priorità per le famiglie più bisognose, perché a basso reddito e/o con condizioni di fragilità sociali – spiega Francesca De Biasi, presidente del Fondo Welfare e Identità Territoriale -. Abbiamo erogato circa 460.000 euro, più 50.000 euro per i casi particolari. In totale, il Fondo ha dato un primo aiuto a circa 175 famiglie. Con il bando abbiamo ricevuto 139 domande da 28 Comuni, di cui 118 per danni e 21 per alloggio, per le persone che avevano dovuto abbandonare la casa».
Il Fondo è intervenuto per 99 anziani, 55 minori e 25 invalidi. Sono state 86 le famiglie con almeno un anziano disabile o un minore a carico. Il contributo minimo erogato si aggira sui 500 euro, mentre il massimo è arrivato a 16.100 euro.
«Oltre a questo, il Fondo è intervenuto in alcuni casi particolari, segnalati dai sindaci: si è trattato di 49 interventi per un totale di 50.000 euro, tra cui anche le famiglie evacuate dopo la caduta del masso a Bries e quelle della frana di Schiucaz – prosegue De Biasi -. Tra gli interventi alle persone non economici, possiamo contare la ricognizione dello stato di benessere di bambini e anziani tramite l’Ufficio scolastico e gli assistenti sociali, e un intervento nelle scuole. Per la frana di Schiucaz è stato attivato un incontro psicoeducativo con gli sfollati. I numeri sono solo uno dei risultati del Fondo Welfare e Identità Territoriale; il secondo, e non meno importante, è la partecipazione di migliaia di persone, sia nella raccolta delle risorse sia nella raccolta delle domande. A loro va il ringraziamento più grande».
Il Fondo Welfare e Identità Territoriale ha anche sottoscritto un accordo con SaniInVeneto per attivare dal 1° novembre un servizio di sportelli psicologici sul territorio.