REDAZIONE Alfonso ci ha inviato un ricordo importante, di famiglia, legato alla tragedia del 9 ottobre del ’63. Il papà di Alfonso già nel 1956 andò in sopralluogo sul Vajont e qui i ricordi sono importanti.
di Alfonso Pieruz
In questi giorni molti parlano del Vajont di quello che accade il 9.10.1963, delle responsabilità umane del disastro ma sento di dover raccontare quello che mi disse mio padre, classe 1940.Nel 1956 e non sbaglio data…lavorava alla diga del Fedaia come “canneggiatore” ossia colui che seguiva i geometri che facevano i rilievi, con l asta metrica e si recava in Fedaia tutte le settimane in bicicletta con la ditta Torno di Torino.Un giorno, non so dirti l’anno esatto, fu mandato sul Vajont ad aiutare a fare il rilievo del terreno dove mettere le baracche di cantiere per la successiva costruzione della diga e anche lì ci andava in bicicletta..Il rilievo fu fatto tutto sul lato del monte Toc segno che li doveva essere costruito. Fu poi spostato in Valarsa in provincia di Trento e dopo un po’ rimandato sulla diga del Vajont e…le baracche di cantiere erano tutte sul lato opposto di dove avevano fatto il rilievo a suo tempo… Questo è un altro piccolo elemento per dire come sin dall’ inizio della costruzione della diga, stupendamente ancora in piedi, sapevano della critica situazione della montagna.