di RENATO BONA
BELLUNO Ed eccoci ad un’altra tappa cadorina del nostro simbolico viaggio accompagnati dal libro degli storici bellunesi Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge chiamati nel 1975, ad iniziativa del Lions club, a scegliere e commentare 157 cartoline illustrate da proporre nel libro “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline” edito da Canova di Treviso per i tipi delle Officine grafiche Longo & Zoppelli, pure trevigiane. In questa occasione riferiamo di Calalzo, Lozzo, Lorenzago, Vigo, per approdare ad Auronzo (dove torneremo). La prima immagine, sotto il titolo “Calalzo” ha per dicitura: “La piazza del paese colta in un momento di particolare animazione, con la strada che va verso la Valle d’Oten, a destra la tuttora esistente trattoria, in fondo le Marmarole. La gente sembra abbia sospeso per un attimo le sue occupazioni, e guarda incuriosita verso il fotografo. Per opera di alcuni intraprendenti artigiani è entrata in funzione il 1878, sulla sponda del Rio Molinà, una fabbrica di occhiali “di ragione del signor Angelo Frescura e compagni”. Dopo alterne vicende la fabbrica si è sviluppata ed ampliata. Quella di Calalzo fu la prima fabbrica cadorina di occhiali”. Ed eccoci al titolo “Lozzo di Cadore” con la vecchia cartolina così commentata da Fabbiani-Sorge”: “E’ un paese attivo, vi si trovò una iscrizione paleo veneta (2-3 sec. A. c.) e ancora oggi affiorano tombe, , monete, oggetti dell’epoca romana. La fotografia che riproduciamo è del 1860, vi si vede la chiesa ampliata nel 1700, il campanile del 1493 colle caratteristiche dei campanili cadorini d’allora, gotiche le arcate della cella campanaria, la punta a piramide quadrangolare. Questo, rovinato dal fuoco con la chiesa nel1687, venne ricostruito nel 1881 con merlatura ghibellina dietro la chiesa. Davanti alla chiesa una casa bassa con più finestre: è il ‘padèon’ o ‘pavèon’, il padiglione ove si tenevano le riunioni dei regolieri per discutere e deliberare sulle faccende della regola, cioè del paese”. Tocca a “Lorenzago” che è anche il titolo dato alla vecchia cartolina abbinata a questa didascalia: “Il 30 luglio 1855 gran parte della popolazione di Lorenzago era dispersa nei prati dei monti vicini a falciare lì’erba; in paese era rimasta poca gente, in gran parte vecchi. Alle 10 di sera il fienile di Francesco Fabbro s’incendia, il fuoco attacca le case vicine e in sole tre ore la parte di Villagrande sovrastante la piazza, 57 case di legno secondo l’uso di allora, erano distrutte e 300 persone rimaste senza tetto. La borgata venne ricostruita su di un piano regolatore steso dall’architetto feltrino Giuseppe Segusini, allora apprezzatissimo (vie e case come a Torino) oggi assai meno. Tra la piazza e l’osteria G. Verdi di V.M Tremonti rimase in piedi per anni quella che una fotografia ha conservato; davanti la caratteristica signorile figura di sior Titta Piazza, imprenditore di lavori in Italia e all’estero”. Il titolo “Vigo di Cadore” è accostato alla dicitura con la quale Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge spiegano che “Gli edifici che si vedono sono scomparsi da tanti anni, lasciando il posto ad una piazza con municipio e case private sulla strada che ancora porta alla chiesa plebana di cui, in alto, svetta il campanile, la bella casa con le lenzuola al sole è un bell’esempio dell’architettura cadorina dei secoli scorsi: dinanzi ha la fontana di stile ottocentesco, usata per abbeverare mattina e sera numeroso bestiame”. L’ultimo titolo di oggi ci introduce ad Auronzo; eccolo: “Auronzo di Cadore – Piazza Vigo”. L’immagine viene così commentata: “E’ la piazza Vigo, sulla via principale, ove scende la via Zardùs. Qui tutto è sconvolto: al posto dei fienili e di qualche casa d’abitazione è sorto l’asilo monumento ai Caduti; la bella e ampia fontana, ormai inservibile. E’ stata eliminata per far posto alle automobili”.