di Renato Bona
Con la Chiesa della Beata Vergine Addolorata nominata Nostra Signora, di Vedoia, quella della Natività di Nostro Signore a Pian di Vedoia e la Parrocchiale dei santi Angeli Custodi di Quantin si conclude la nostra “rilettura” dell’ottimo volume realizzato nel settembre 1999 (stampa tipografia Piave di Belluno) dallo storico prof. Flavio Vizzutti, intitolato Le Chiese dell’antica Pieve di Cadola”, che ha consentito di conoscere ed apprezzare documenti di storia e d’arte legati alla presenza di edifici sacri nel territorio di Ponte nelle Alpi. Il libro è stato voluto dalle parrocchie di Cadola, Polpet-Ponte nelle Alpi, Col di Cugnan, Quantin e dalla Diocesi di Belluno-Feltre. Chiesa di Vedoia. Vizzutti ricorda che “Il 26 agosto 1637 per la prima volta nei documenti di Visita è citato un piccolo oratorio ‘numper erectum’, in località Vedoia, in un luogo molto vicino al letto dove scorre il Piave. L’edificio, di modestissime misure tanto da essere definito “aedicula”, è collegato alle immediate proprietà e alla segheria della famiglia Colle alla quale, peraltro, si fa risalire la sua fondazione”. L’autore spiega quindi che innalzato in mattoni, presenta un pavimento in tavole di legno e l’altare eretto a nord reca l’immagine della Madonna addolorata. Ancora: “Il vescovo Malloni lo sospende al culto perché non è mai stata inoltrata domanda per la sua costruzione, manca l’atto di costituzione della dote indispensabile al mantenimento, si ignorano i doveri ed i diritti del pievano, l’altare non è provvisto della pietra sacra e la conservazione generale non appare affatto degna di encomio”. Una storia tormentata quella di questa chiesa che è stata ricostruita non senza problemi. Eppure “la devozione via via si radica ancora di più e si espande”. E il tempio ricostruito e ristrutturato, con gli abitanti di Vedoia non entusiasti, anzi, di “doversi recare dalla loro frazione a Polpet per assolvere alle proprie devozioni”. Dal 1948 al ‘59 funge da parrocchiale della neonata circoscrizione di Polpet-Ponte nelle Alpi. Altri importanti interventi di restauro e conservazione risalgono al 1998. Opere d’arte. Del cadorino Cesare Vecellio: “Addolorata” (inserita nella pala portante, sull’altare; del bellunese Agostino Ridolfi: “Tobiolo e Tobia” e “Jefte e la figlia”sulle pareti di sinistra uno e di destra l’altro; di Anonimo del secolo XVIII: “Crocifisso”, legno scolpito e dipinto, sopra l’arpese; di Silvestro Boito, pontalpino di Polpet: “Stazioni della Via Crucis”, olio su tavole lignee, parete di sinistra dell’aula. E siamo a Pian di Vedoia dove l’idea di erigere un piccolo edificio da dedicare specialmente al culto mariano sorge tra i fedeli già prima del conflitto bellico 1915-18: vengono raccolte oblazioni trasmesse all’arciprete di Cadola che le versa in banca: purtroppo l’istituto fallisce… L’iniziativa si ripropone nel 1953 dopo la donazione del terreno da parte di Francesca Collazuol Casagrande e l’aiuto di frazionisti e privati; la cappella progettata dall’architetto Giovanni Cecchetto viene ultimata e benedetta il 4 dicembre 1956 e fa parte della Parrocchia di Polpet-Ponte nelle Alpi. Concludiamo con la parrocchiale di Quantin dove – lo scrive il prof. Flavio Vizzutti – “Quando l’antica chiesina dedicata ai santi Matteo e Mattia non è più idonea a contenere l’accresciuta popolazione, gli abitanti del luogo maturano velocemente la convinzione che è necessario costruirne una nuova (siamo nei primissimi mesi del 1888); idea prontamente e validamente sostenuta dal sacerdote mansionario don Gianfrancesco Talamini. Benedizione della prima pietra il 7 aprile del 1888 su un fondo donato dal decano del Capitolo della cattedrale mons. Bartolomeo Miari”. Il concorso dei frazionisti – specifica l’autore – è completo, generoso e impegnato a tal punto che il 9 novembre 1889 l’arciprete di Castion Romano Coletti, con delega vescovile benedice il luogo di culto quasi completamente finito… Il 12 dicembre 1957, con decreto vescovile Quantin, dopo secoli di dipendenza da Cadola viene eretta in parrocchia. Le opere d’arte: di Anonimo del secolo XVI “Santi Matteo e Mattia” olio su tela, sulla parete destra del presbiterio; del bellunese Francesco Frigimelica “Il Vecchio” l’olio su tela “Cristo portacroce” sulla porta laterale sinistra; Anonimo del secolo XVII: “Annunciazione” olio su tela, parete sinistra dell’aula; di Anonimo del secolo XIX: “Vergine con il Bimbo ed i santi Ermagora, Fortunato, Matteo e Mattia” olio su tela, pala dell’altar maggiore; infine: di argentiere veneziano della metà del secolo XVIII: “Calice”, argento, sbalzo, cesello, doratura, appartiene alla Parrocchia ma è custodito in altra sede.
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