Ad avviare un’attività imprenditoriale sono rimasti, anche in Veneto, solo gli stranieri. O quasi. Negli ultimi 10 anni le imprese attive guidate da titolari nati all’estero nella nostra regione sono aumentate del 25,9 per cento (in valore assoluto pari a +10.010), quelle in cui a capo c’è un italiano, invece, sono scese del 7,5 per cento (-30.311). Delle 421.977 aziende attive presenti in Veneto, ben 48.684 (pari all’11,5 per cento del totale regionale) sono a conduzione straniera (vedi Graf. 1). A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Determinate il calo demografico
Certo, il trend demografico registrato in questi ultimi anni in Veneto ha sicuramente condizionato questi risultati. Tuttavia, tra tasse, burocrazia, caro-bollette, costo degli affitti e un senso perenne di precarietà che attanaglia la vita di tantissime partite Iva hanno smorzato in molti corregionali la voglia di affermarsi nel mondo del lavoro attraverso l’autoimprenditorialità. Occasione, invece, che gli stranieri non si stanno lasciando scappare. Basta girare per le nostre città e ci accorgiamo ormai che diversi bazar, il commercio ambulante, tanti negozi di alimentari, molte botteghe di frutta/verdura, altrettanti bar e ristoranti sono a conduzione straniera. Ma anche nei cantieri edili e in alcuni settori manifatturieri la presenza degli stranieri è sempre più diffusa. Non solo tra i dipendenti, ma anche tra i titolari d’azienda.
I pro e i contro
Il fenomeno è molto complesso e si presta a diverse letture. Alcuni esperti sostengono che in alcuni comparti stia avvenendo un “effetto sostituzione”: le imprese straniere stanno rimpiazzando quelle autoctone. Altri segnalano che gli immigrati presentano una forte propensione ad aprire la partita Iva perché ritengono più dignitoso lavorare in qualità di autonomi, anziché come dipendenti. In linea generale, comunque, possiamo riportare due considerazioni oggettive. La prima: positiva. Chi apre una attività imprenditoriale dimostra di aver attivato un percorso di inclusione importante, perché è stato costretto a rapportarsi con alcune istituzioni pubbliche, eventualmente con un istituto di credito a cui è stato chiesto un prestito, periodicamente con il commercialista e una volta iniziata l’attività con i propri fornitori. Insomma, queste persone diventano parte attiva del sistema economico. La seconda: negativa. Non sarebbero trascurabili le attività economiche a guida straniera avviate per “coprire” operazioni di evasione e commercializzazione su larga scala di merce contraffatta. Creando non pochi problemi anche di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane dello stesso settore. Fenomeni, questi ultimi, che le forze dell’ordine devono continuare a monitorare con maggiore attenzione.
Nel commercio e nell’edilizia il 54 per cento del totale
Il commercio e l’edilizia sono i due settori economici dove si registra il maggior numero di imprese straniere presenti in Veneto. Nel primo sono 13.400, nel secondo poco più di 12.900. Se nel primo caso costituiscono il 21,7 per cento del totale di tutte le aziende attive in questo settore, nel secondo si arriva al 14,2 per cento. Le 26.300 ditte presenti in questi due comparti incidono per il 54 per cento sul totale delle imprese straniere ubicate in Veneto. Il terzo settore più interessato dalle imprese straniere localizzate nella nostra regione è l’alloggio e ristorazione con 5.272 unità (17,9 per cento del totale regionale del settore) (vedi Tab. 1).
Ne abbiamo meno degli altri
Nel confronto con le principali regioni d’Italia, il Veneto ha meno imprenditori immigrati degli altri. Se la Lombardia ne conta 168.906, il Lazio 83.726, l’Emilia Romagna 72.401, la Toscana 72.099 e il Veneto, al 5° posto a livello nazionale, con 66.795. Negli ultimi 10 anni la crescita nella nostra regione è stata del +22,6 per cento, contro una media nazionale del +27,3 per cento (vedi Tab. 2).
Cina e Romania sono le nazionalità più diffuse
In riferimento alla nazionalità, gli imprenditori stranieri maggiormente presenti in Veneto sono i cinesi: essi ammontano a 8.982 persone. Seguono i rumeni con 7.698, i marocchini con 5.096 e gli albanesi con 4.743.
A Venezia in 10 anni gli imprenditori stranieri sono aumentati del 42 per cento
Negli ultimi 10 anni la provincia veneta che ha registrato l’incremento percentuale di imprenditori immigrati più significativo è stata Venezia. Tra il 2013 e il 2023 la crescita è stata del +42,5 per cento (in valore assoluto +3.780). Seguono Padova con il +27,6 (+2.663), Verona con +25,5 (+2.937) e Vicenza con il +15,7 per cento (+1.377) (vedi Tab. 3). Sempre in questo decennio, in tutte le province venete gli imprenditori stranieri sono aumentati (+12.307) e quelli veneti sono diminuiti ((-54.909), a dimostrazione che l’autoimprenditorialità non appare più un elemento caratterizzante la popolazione lavorativa veneta; specificità, invece, molto diffusa fino a qualche decennio fa (vedi Tab. 4).