di CLAUDIO FONTANIVE
Nell’ottobre del 1999 il Coordinamento regionale del Centro turistico giovanile (Ctg) veneto dava alle stampe con i propri Animatori culturali ed ambientali, col coordinamento di Maurizio Delibori ed il contributo della Regione, una raccolta di sedici schede col titolo: “Veneto. I luoghi del sacro” per illustrare, sia pure sinteticamente, arte, cultura e devozione nei santuari veneti. Questi: “Chiesa di San Gottardo” e “Santuario di San Mamante” per Belluno; “L’ultimo viaggio di Sant’Antonio”, “Santuario del Monte della Madonna” per Padova; “Santuario della Madonna del Pilastrello” per Rovigo; “Dal Santuario di Santa Maria Maggiore di Treviso all’ex Abbazia Benedettina di Santa Maria Assunta di Mogliano”; “Basilica di Santa Maria della Salute”, “Giudecca e Chiesa del Redentore” per Venezia; “Santuario della Madonna di Campagna”, “Santa Maria in Organo”, “Santuario di San Leonardo sul Monte San Moro”, “Santuari e Chiese tra Valpolicella e Lessinia”, “Santuario della Madonna della Corona”, “Santuario di Santa Maria di Poi” per Verona; “Santuario di Monte Berico” e “Santa Maria dei Miracoli di Lonigo” per Vicenza. L’iniziativa – primo sussidio per la conoscenza di tali monumenti che il Ctg ha inteso mettere a disposizione del mondo della scuola e del settore turistico – era stata realizzata in occasione del Giubileo con lo scopo di concorrere a far conoscere al pubblico, e valorizzare, alcuni santuari e chiesette minori, poco conosciuti ma ricchi di testimonianze di arte, cultura e devozione. E – come sottolineava la presidenza regionale del benemerito sodalizio – di coniugare fede e devozione popolare con la cultura e le manifestazioni storico-artistiche ed architettoniche monumentali, così armonicamente fuse e ‘condensate’ nei santuari. Per quanto riguarda la realtà bellunese, la chiesa-santuario di San Gottardo si trova nel piccolo borgo omonimo nel comune di Sospirolo. E’ probabile che l’edificio sacro sia sorto alla metà del XV secolo con l’arrivo dei Certosini nel vicino convento di Vedana ma non va esclusa l’ipotesi che già esistesse una cappellina. La chiesa è a una sola navata, alta, spaziosa; molto interessante pure lo snello campanile con cupola a bulbo. L’altare maggiore reca una pala di Francesco Frigimelica “il vecchio” (1574 circa – dopo il 1646) raffigurante la Vergine Assunta con i santi Bruno e Gottardo. Dello stesso artista la tela degli altari di destra e sinistra, con san Salvatore; sullo sfondo si riconoscono il lago di Vedana ed il monte Peròn. Decisamente interessante la tempera quattrocentesca, probabile ex voto, incastonata nel tabernacolo, attribuita a Jacobello del Fiore: rappresenta San Gottardo con i piedi deformati per il lungo cammino in penitenza. L’itinerario di visita a San Gottardo contempla anche una tappa al tempietto della Madonna del Sonno che sarebbe stato realizzato ad iniziativa di un nobile bellunese sofferente d’insonnia che si era rivolto alla Madonna perché lo liberasse dalla fastidiosa malattia. Il secondo itinerario bellunese preso in considerazione è quello del Santuario di San Mamante, sopra il centro abitato di Sossai, nominato per la prima volta in un documento del 1289 e la cui costruzione potrebbe risalire alla prima metà del XIII secolo. Pare che solo il campanile facesse parte dell’originaria struttura; il coro fu rifatto nel 1527 ad iniziativa dell’umanista bellunese Pierio Valeriano, pievano di Castion. La navata si fa risalire al 1566 come indica la data scolpita sulla porta principale; altri lavori furono realizzati nel 1854 e 1861 mentre l’interno è stato restaurato nel 1972. Si segnalano gli affreschi del presbiterio, parzialmente scomparsi, attribuiti a Pomponio Amaltei (1506-1588); pregevoli anche le tele che adornano l’arco trionfale e l’altare di sinistra, opere di Francesco Frigimelica “il Vecchio”; ed un Crocifisso quattrocentesco. Mamante, con Gioatà e Lucano compone una triade di santi particolarmente venerata nel Bellunese. Secondo la tradizione popolare era un pastore di Cesarea che viveva in montagna per sfuggire alle persecuzioni dei cristiani; è considerato il protettore delle nutrici, delle madri e dei bambini; oggetto del culto è una fonte sul lato destro del santuario, che avrebbe proprietà galattogene cosicché un tempo era visitata frequentemente dalle madri che non riuscivano a nutrire i figli con latte proprio”.
NELLE FOTO (riproduzioni da “Veneto. I luoghi del sacro”): la copertina della pubblicazione; ultima di copertina; la chiesa di San Gottardo; l’abside con le grucce ex voto alla parete; il tempietto della Madonna del Sonno; il santuario di San Mamante sopra Sossai; la famosa fonte; “predica dal noce e miracolo del frumento” di Girolamo Tessari a Camposampiero; santuario della Madonna del Pilastrello a Lendinara di Rovigo; santuario della “Madonna Grande” di Treviso; santuario della Madonna di Campagna di Verona; Santa Maria della Salute a Venezia; santuario vicentino di Monte Berico: “Cena di San Gregorio Magno” di Paolo Caliari detto “Il Veronese”; Santa Maria dei miracoli di Lonigo di Vicenza: ex voto di Angela Meneghela sottoposta ad intervento per cataratta, 1647.