ROMA Dal giallo all’arancio, da domenica con il nuovo DPCM il Veneto cambia colore, per Bond si tratta di una beffa e sollecita i ristori, subito è ufficiale. Ordinanza firmata dal ministero della Salute e rimarrà in vigore fino a venerdì 15, oggi ultima giornata in zona gialla. In zona arancione ci si può muovere liberamente, senza autocertificazione, soltanto all’interno del proprio comune e rispettando il coprifuoco, che rimane valido dalle 22 alle 5. È invece vietato spostarsi al di fuori del proprio comune e della propria regione salvo che per comprovate necessità e motivi di lavoro, studio e salute. Rimane la deroga che consente di spostarsi dai comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti per una distanza non superiore a 30 km, ma senza la possibilità di raggiungere i capoluoghi di provincia. Possibile, inoltre, uscire per “raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti anche tra Comuni di aree differenti”. Bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie possono effettuare solo servizi d’asporto – fino alle 22 – e a domicilio, senza limiti di orario. Permane, di conseguenza, anche il divieto di consumare cibo e bevande nella adiacenze dei locali. A poter aprire in area arancione sono invece i negozi di tutti i tipi, compresi i centri di estetica e i centri commerciali, che però saranno chiusi nei giorni festivi e prefestivi. Invariata con la zona arancione la situazione dei trasporti pubblici, sui quali permane il limite di capienza del 50%. Stessa cosa per l’ambito sportivo e culturale: rimangono chiusi teatri, cinema, piscine e palestre. È invece possibile fare sport all’aria aperta e in solitaria. Nella zona arancione l’autocertificazione serve per spostarsi nelle ore del coprifuoco, dalle 22 alle 5, o fuori dal proprio comune e dalla propria regione, per ragioni di lavoro, salute o necessità e urgenza.
Per Dario Bond Deputato di Forza Italia il cambio di colorazione e l’arancione calato sul Veneto è una beffa e sollecita i ristori, subito. «Adesso più che mai servono indennizzi autentici per il mondo del turismo invernale. Oppure una parte importante del Paese chiuderà senza nessuna possibilità di riaprire. Questo significa che difficilmente il 18 gennaio potranno aprire gli impianti di risalita e lo sci non partirà. Un’autentica beffa per la montagna veneta e bellunese che sperava almeno nell’ultima parte di gennaio e nel mese di febbraio per poter recuperare la chiusura natalizia. Così non sarà, a quanto pare. Le categorie chiedano lo stesso trattamento che la Regione Piemonte ha riservato agli operatori del turismo invernale, per esempio erogando un bonus da 2mila euro a ogni maestro di sci, e riservando misure speciali per albergatori e filiera turistica”