IN DIFFICOLTA’ VENEZIA (-5,2%), ROVIGO (-4,8%), VICENZA (-2,4%) E TREVISO (-1,1%)
L’anno scorso l’export del Veneto ha subito una leggera contrazione (-0,3 per cento) rispetto al 2022. In termini assoluti le vendite all’estero hanno sfiorato gli 82 miliardi di euro. Tra le altre regioni del Paese solo la Lombardia con 163 miliardi e l’Emilia Romagna con 85 miliardi hanno registrato un flusso di vendite superiore al nostro (vedi Tab. 1).
La lieve flessione del nostro commercio estero è in massima parte riconducibile al rallentamento della domanda internazionale e allo sgonfiamento dei prezzi alla produzione, collegato alla normalizzazione delle quotazioni delle materie prime.
Rispetto al 2019, comunque, la crescita delle esportazioni del Veneto è stata del 25,7 per cento e se la comparazione la realizziamo con 15 anni fa, ovvero il 2008 che è l’anno che ha preceduto la grande caduta del commercio mondiale, l’aumento è stato addirittura del 64 per cento circa (vedi Graf.1). L’elaborazione di questi dati è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA.
Siamo leader nella vendita di macchinari
Le merci che sono state acquistate maggiormente dai nostri partner commerciali stranieri sono stati i macchinari per un valore di 16,3 miliardi (pari al 19,9 per cento del totale export del Veneto), le apparecchiature elettriche per 6,7 miliardi (8,2 per cento del totale regionale) e le calzature e gli articoli in pelle per 5,9 miliardi di euro (7,2 per cento del totale regionale). Rispetto al 2022, tra i primi 10 beni venduti all’estero le calzature (-5,8 per cento), i prodotti metallurgici (-14,2 per cento), i prodotti in metallo (-1,7 per cento) e i mobili (-5,7 per cento) hanno subito una contrazione (vedi Tab. 2).
Germania, Francia e USA i principali mercati di destinazione
La Germania (11,3 miliardi), la Francia (9,3 miliardi), gli Stati Uniti (7,6 miliardi), la Spagna (4 miliardi) e il Regno Unito (3,5 miliardi) sono le prime cinque destinazioni delle nostre esportazioni. Le vendite nei Paesi appena richiamati incidono per il 43 per cento del totale regionale. Tra questi primi cinque destinatari, nell’ultimo anno spicca la diminuzione delle vendite negli Stati Uniti (-6,1 per cento) e nel Regno Unito (-3,7 per cento), mentre in Germania, in Francia e in Spagna la variazione è stata positiva (vedi Tab. 3).
Vicenza, Treviso e Padova sono le province più internazionalizzate
A guidare la classifica delle province venete con la maggiore predisposizione all’export è Vicenza. Nel 2023 nel capoluogo berico il commercio estero è stato pari a 23 miliardi di euro. Seguono Treviso (16,2 miliardi), Verona (15,3 miliardi), Padova (13,5 miliardi), Venezia (6,7 miliardi), Belluno (5,3 miliardi) e Rovigo (1,8 miliardi). Rispetto al 2022, emergono le contrazioni di Venezia (-5,2 per cento), Rovigo (-4,8 per cento) e Vicenza (-2,4 per cento). In controtendenza, invece, Belluno (+6,6 per cento) e Padova (+4,1 per cento) (vedi Tab. 4).
Vinciamo grazie a qualità, gusto e design
Insomma, il nostro “Made in Veneto” rimane una garanzia di successo, non solo nell’export, anche se è una condizione necessaria ma non sufficiente per l’efficacia delle strategie di internazionalizzazione delle imprese. Tuttavia, chi stabilisce se un prodotto è esportabile oppure no? Nella stragrande maggioranza dei casi i titolari di una azienda decidono di internazionalizzarsi perché hanno colto l’importanza di vendere all’estero per aumentare la marginalità e credono nel proprio prodotto, perché rispecchia l’italianità che in tutto il mondo è apprezzata per la qualità, il gusto, il design, la bellezza e la cura dei dettagli. Specificità, quelle appena richiamate, che caratterizzano i beni realizzati dalle 16 mila imprese venete che esportano.