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VENEZIA Allo stato attuale gli over 65 rappresentano circa un quarto della popolazione residente. Ma nei prossimi dieci anni il loro numero è destinato a impennarsi del 21% arrivando a rappresentare quasi il 30% della popolazione, con un ritmo inarrestabile che richiede fin da subito una lungimirante programmazione regionale soprattutto in campo sociosanitario (ma non solo). Insomma, i dati Istat confermano anche in Veneto per i prossimi dieci anni la crescita costante della popolazione anziana, a fronte di un numero sempre inferiore di giovani e del crollo della natalità. Per questo, il sindacato dei pensionati (Spi) della Cgil del Veneto che ha estrapolato ed elaborato i dati pubblicati di recente dall’Istat con le proiezioni demografiche al 2033 e al 2043, lancia un appello alla Regione affinché si istituisca un tavolo finalizzato alla programmazione di una strategia in grado di affrontare l’invecchiamento della popolazione da tutte le angolazioni. I risultati dell’elaborazione sono eloquenti ed emblematici: se oggi la nostra regione ospita quasi un milione 168 mila ultra65enni (24% della popolazione), nel 2033 ne ospiterà circa un milione 410 mila, quasi il 30% dei residenti. Un aumento del 20,8% (+243 mila) tutt’altro che irrilevante, in particolare quando si analizzano le fasce di età più avanzate. Dall’analisi dei dati Istat, si evince che in Veneto la popolazione di età compresa fra i 65 e i 69 anni nel 2033 aumenterà del 34% (100 mila persone in più). Ma il focus del sindacato si concentra soprattutto sugli ultra70enni, maggiormente coinvolti dalle questioni sociosanitarie destinate a divenire critiche in particolare per gli anziani non autosufficienti – per lo più over 85 – che nel Veneto, secondo la relazione della stessa Regione, sono circa 380 mila. Secondo le previsioni Istat, fra dieci anni il nostro territorio conterà 322.754 residenti di età compresa fra i 70 e i 74 anni (circa 55 mila in più del 2023, con una variazione percentuale del 20,5%), 255.652 anziani fra i 75 e i 79 anni (24 mila e 300 in più, con una crescita del 10,5%), 207.210 con una età fra gli 80 e gli 84 anni, di età (quasi 16 mila e 300 in più di oggi, con una crescita dell’8,5%). Il numero degli ultra85enni si incrementerà del 26% passando da circa 185 mila a 233 mila residenti (quasi 50 mila in più di oggi). Naturalmente la maggior parte degli anziani sarà composta, come adesso, da donne. A livello provinciale, Rovigo e Belluno continuano a giocarsi la palma di territorio più anziano. La zona che registra invece il minor numero di anziani rispetto ai residenti totali è quella scaligera. Attualmente il Veronese ospita il 22,9% di ultra65enni, dato che, secondo l’Istat, si impennerà al 27,5% nel 2033. «Le proiezioni per il 2033 sono molto preoccupanti – commentano dallo Spi Cgil del Veneto -. Fermo restando che l’invecchiamento della popolazione è di per sé un fatto positivo, è necessario che la politica, di fronte a questi numeri, avvii fin da subito una programmazione, soprattutto sociosanitaria, che sia in grado di affrontare l’inarrestabile trend demografico. Il Covid, purtroppo, ha messo in luce tutte le criticità della sanità della nostra regione, figlia, appunto, di una programmazione deficitaria. In questo momento, ci troviamo di fronte a situazioni per molti versi drammatiche. Liste d’attesa lunghissime, carenza di medici di base, Rsa in piena crisi, crescita sempre maggiore di anziani non autosufficienti, assistenza domiciliare carente, impegnative di residenzialità quasi esaurite, penuria di strutture intermedie per le persone dimesse dall’ospedale. E questo per parlare solo dell’aspetto sociosanitario. Ma l’invecchiamento della popolazione richiede tantissimi altri interventi, sul fronte del sostegno alle pensioni, sui progetti per l’invecchiamento attivo, sui trasporti, sulle infrastrutture. Per questo chiediamo alla Regione di istituire da subito un tavolo di confronto su questi temi. Il 2033 è praticamente domani, non si può perdere altro tempo, le azioni per affrontare e contenere l’impatto dell’invecchiamento sono una priorità assoluta che deve essere affrontata di petto».
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