di RENATO BONA
“Impianti del Piave. Sistema nord-orientale”. E’ il titolo di un libro di un centinaio di pagine dato alle stampe (Grafiche de Bastiani di Vittorio Veneto) nel marzo del 1991 a cura della Direzione della produzione e trasmissione, sede distaccata di Venezia, Unità pubbliche relazioni e documentazione del Compartimento. In copertina riproduzione di: Mulino del 1773 a Sovezene, Diga e serbatoio di Pieve di Cadore, Sala macchine della centrale di Fadalto e Sala controllo del posto di tele conduzione di Polpet. La pubblicazione si apre con la planimetria generale e quindi con il profilo longitudinale del Sistema nord-orientale. Segue l’illustrazione degli “Impianti di produzione idroelettrica con l’indicazione che “Il sistema idroelettrico del Piave utilizza le acque di questo fiume dalle sorgenti, sulle falde meridionali del Peralba, presso Sappada, fino a Nervesa dove il Piave sbocca nella pianura veneta. Il relativo bacino imbrifero, che comprende numerosi importanti affluenti, quali l’Ansiei, il Boite, il Maè ed il Cordevole, nonché il lago di Santa Croce, ha una superficie di 3889 chilometri quadrati”. Per quanto concerne gli impianti Enel relativi a tale sistema, in servizio all’poca della pubblicazione del libro, risultano avere una “potenza efficiente” di 639 MW ed una producibilità annua che è mediamente di 2259 GWh. Ancora: risultano 24 gli impianti in funzione, compresi quelli di Nove Nuova e San Floriano Vecchia che fungono di riserva a quelli principali. Una citazione, fra gli impianti dell’alto corso del Piave, per la centrale di Pelos, 32 MW di potenza efficiente lorda, che utilizza anche le acque del lago di Auronzo e, più a valle, la centrale di Soverzene da 210 MW di potenza ed una producibilità di ben 726 GWh annui, alimentata dal serbatoio di Pieve di Cadore, con capacità di invaso di 48 milioni di metri cubi. E siamo l lago di Santa Croce che “funziona da serbatoio stagionale con circa 86 milioni di metri cubi di capacità utile”: le acque del Piave fatte defluire su un percorso molto più breve di quello naturale, “azionano un complesso di 7 centrali con 338 MW di potenza efficiente, disposte a cascata lungo la valle del Fadalto e ai piedi dell’altopiano del Cansiglio”. Di notevole importanza gli impianti di Fadalto (210 MW) e di Nove (65 MW) “che sfruttano la possibilità di concentrazione delle portate offerte dai serbatoi di Santa Croce e del lago Morto, anche grazie alla installazione di pompe nella centrale di Fadalto, suggerita dalla favorevole disposizione reciproca dei due serbatoi”. Altra annotazione: a valle di questi impianti una parte delle acque viene restituita al suo corso originario attraverso il canale Castelletto-Nervesa, mentre la restante viene immessa nel fiume Livenza, che “rappresenta l’ideale confine storico fra il Veneto ed il Friuli”. Dopo le tabelle relative alle “ritenute degli impianti idroelettrici” e degli “impianti di produzione idroelettrica” segue la stringata illustrazione, anche con immagini, del sistema nord-orientale dell’impiantistica del Piave; si parte con le centrali di Campolongo e Sopalù: la prima, entrata in servizio nel 1954, si trova in territorio del comune di Santo Stefano di Cadore ed utilizza l’acqua del torrente Frison, affluente del Piave. La quota d’asse orizzontale del gruppo turbina Francis-alternatore, risalenti agli anni 1928 e 1930, è di 1.008,45 metri slm. La seconda, pure del 1954, è situata nel comune di Comelico Superiore ed utilizza l’acqua del torrente Padola ed altri, secondari, pure affluenti del Piave. La quota degli assi orizzontali dei due gruppi turbina Pelton a doppia girante-alternatore, è di 1.024,74 metri. Le centrali di Somprade, Ponte Malon e Val da Rin: “Alle acque dell’Ansiei, affluente del Piave e raccolte a quota 1296, lungo la galleria di derivazione, si aggiungono quelle di alcuni rii: Rudavoi, Sorapis, San Vito ed arrivano alla vasca di carico di Stabin da dove si diparte la derivazione verso il pozzo piezometrico ove giungono da un altro canale derivatore, gli apporti di altri rii: Val Cengia, Val Marzon, quest’ultimo captato anche attraverso un sistema di pompaggio. Viene in tal modo alimentata la centrale di Somprade, nel comune di Auronzo di Cadore, in servizio dal 1959. L’asse orizzontale di macchina del gruppo Pelton a doppia girante-alternatore è a 907. 25 metri di quota. Lo scarico, attraverso un sifone si congiunge alle acque captate in prossimità dello stesso Ansiei e quindi allo scarico della centrale di Val da Rin, Con una galleria viene in tal modo alimentata la centrale di Ponte Malon, pure in territorio auronzano, entrata in servizio nel 1957. L’asse delle giranti dei due gruppi verticali turbina Francis-alternatore è a quota 836,60. Lo scarico della centrale, posta in coda al bacino di Santa Caterina si riversa in esso. La terza è la piccola centrale di Val da Rin, anch’essa ad Auronzo: utilizza le acque dei rii Da Rin e Poorse; in servizio dal 1958, l’asse dei due gruppi orizzontali turbina Francis (del 1944)-generatore asincrono (del 1980) è a quota 1002,43. Tocca al capitolo intitolato “Diga e bacino del Comelico sul Piave”: costruita nel 1930-31 la diga sbarra la valle del Comelico subito a monte di Cima Gogna, alla confluenza del Piave con l’Ansiei; è del tipo a volta a doppia curvatura, simmetrica, dell’altezza di 66 metri e mezzo, sviluppo al coronamento di 113 metri e volume di 31 mila 500 metri cubi. Col rinnovamento dell’impianto di Pelos, avvenuto nel 1976, anche la presa e lo scarico del Comelico furono oggetto di modifiche. Viene precisato che “La nuova opera di presa ha la soglia a quota 801,72 ed è intercettabile con una paratoia a strisciamento di 2,30 per 2,45 metri installata nella camera dell’attuale paratoia, mentre paratoia e valvole a fuso esistenti sono state smantellate. Il nuovo scarico di fondo, realizzato in sponda destra, ha soglia a quota 802 metri ed è munito di due paratoie in serie, entrambe da 3 per 4,10 metri e “può intervenire a sussidio dell’esistente scarico di fondo, in caso di piene eccezionali. Le portate scaricate vengono fatte defluire attraverso la galleria del vecchio scarico di mezzo fondo, opportunamente allargata e rivestita”. E concludiamo questo servizio (sull’argomento torneremo senz’altro) soffermandoci brevemente su “Diga e bacino di Santa Caterina di Auronzo sull’Ansiei”, del quale si legge che: “La diga di Santa Caterina d’Auronzo, costruita nel 1930-31, sbarra la valle dell’Ansiei a Santa Caterina presso Auronzo; è del tipo a gravitò tracimabile, a pianta leggermente arcuata, dell’altezza di 58 metri e mezzo, sviluppo al coronamento di 185 metri e volume di 92 mila 500 metri cubi. Nel 1976, a seguito del rinnovamento dell’impianto di Pelos anche le opere di Santa Caterina sono state adeguate. Per la derivazione dal bacino con soglia a quota 799,05 metri è stato in parte utilizzato il manufatto esistente: le paratoie e le valvole a fuso sono state smantellate e, al posto di queste ultime, è stata installata una paratoiaiii piana a strisciamento delle dimensioni di 2,30 per 2,35 metri.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Impianti del Piave. Sistema nord-orientale” edito dall’Enel): la copertina della pubblicazione; la planimetria generale; il profilo longitudinale del sistema nord-orientale; la centrale di Campolongo; quella di Sopalù; centrale di Somprade; quella di Ponte Malon; il piccolo impianto di Val da Rin; diga e bacino del Comelico sul Piave; diga e bacino di Santa Caterina di Auronzo sull’Ansiei.