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Quando faccio il promo per la trasmissione serale, una canzone si fa subito strada nella mia mente: “La Radio” di Eugenio Finardi. Quelle note, quelle parole, risuonano come un richiamo nostalgico, riportandomi ai miei vent’anni, quando la Radio era davvero libera, un luogo magico dove tutto sembrava possibile. La Radio di sera era un mondo a sé, un universo parallelo fatto di voci, musica, risate e discussioni. La sera, la Radio diventava il ponte che collegava le anime solitarie di chiunque fosse all’ascolto: che fosse una radio grande in salotto, una piccola accanto al letto, o quella in auto, la radio c’era, ovunque e sempre. Quarant’anni fa, la sera era dedicata alla musica, alle dediche, alle battute sciocche, alle imitazioni improbabili di DJ americani. Era un tempo di giochi e scherzi post-adolescenziali, ma anche di discussioni serie sui temi caldi dell’Agordino. Allora la politica era viva, un confronto quotidiano basato su principi. Programmi ancora su nastro, che conservo gelosamente, ormai documenti datati. Lunedì sera, Radio Più trasmetterà un altro documento importante. Al tavolo dei relatori ci sarà una persona con cognizione di causa: un Sostituto Procuratore della Repubblica, con una conoscenza approfondita e dettagliata delle problematiche legate alla rete, a internet, e ai ricorsi al Tribunale dei Minori di Venezia. Chi meglio della dottoressa Roberta Gallego poteva affrontare un tema tanto delicato e prepotentemente nella vita di molti? La sua relazione rifletterà spesso l’esperienza diretta e uno studio accurato, offrendo una prospettiva preziosa e necessaria. Questo documento è cruciale non solo per i genitori, ma anche per i figli. Perché, di fronte a un Pubblico Ministero, i “mi dispiace”, “non lo sapevo”, “scherzavo” assumono un significato ben diverso rispetto alla quotidiana esistenza a “pedalata assistita”, come la stessa Roberta Gallego ha detto. Le conseguenze di azioni più o meno inconsapevoli possono essere devastanti: svuotare il portafoglio, togliere il sonno, stravolgere la vita.
In questi 40 anni di radio, e dunque di comunicazione, ho assistito a cambiamenti enormi. La libertà di oggi mi rende nostalgico, soprattutto quando penso a ciò che può accadere con l’uso sconsiderato di uno smart phone. Negli anni Settanta, ad esempio, non era possibile trasmettere “L’Avvelenata” di Guccini. “Compagno di Scuola” di Antonello Venditti girava in una versione censurata: “quella ragazza che filava tutti meno che te” , che non è quella originale “…che la dava a tutti meno che te”. L’allora Pretore di Agordo aveva nel suo ufficio un Teac A 7300, un registratore a bobine capace di registrare fino a 12 ore di trasmissioni, e noi, giovani speaker, non solo invidiavamo quella tecnologia che in Radio doveva ancora arrivare, ma vivevamo nel terrore di essere ascoltati e giudicati da quelle registrazioni. Oggi, le case discografiche a tutte le Radio (web radio-casalinghe comprese) spesso inviano canzoni che imbarazzano per il linguaggio esplicito, con parolacce che non senti nemmeno nei peggiori Film Sud Coreani. Ma la Radio resta, un faro nella notte, un compagno fedele che accompagna ogni momento, ogni emozione.