BELLUNO Nel novembre 2001 Promoduck di Santa Giustina stampava per la Regione Veneto, la Provincia di Belluno e la Comunità montana Val Belluna, nell’ambito del programma regionale Leader II del Gruppo di azione locale (Gal) 2 “Prealpi e Dolomiti bellunesi e feltrine, l’“Atlante dei capitelli, cappelle, edicole, con piani di restauro e conservazione”, stendendo inventario e catalogo del patrimonio esistente. La Comunità montana aveva affidato ad un gruppo di professionisti coordinato dall’architetto Renato Da Re di Sedico, l’incarico per la redazione appunto dei piani di restauro e conservazione nei territori di Sedico, Sospirolo e Limana con successivo piano di recupero della “Via Crucis” di Limana. Il lavoro ha comportato impegnative attività di inventariazione, catalogazione, schedatura delle testimonianze minori del patrimonio pittorico-figurativo ed architettonico compreso nell’ambito territoriale dei tre comuni. Ci soffermiamo in quest’occasione, sul piano di intervento-progetto di recupero della “Via Crucis” limanese, con cenni storici che accompagnano l’illustrazione della situazione delle singole “stazioni”. Si apprende così che “la realizzazione del suggestivo sentiero risale al 1842, in concomitanza con i lavori di restauro che interessarono la chiesa di Madonna di Parè, punto d’arrivo del sacro percorso”. Viene ricordato che “Per incrementare la pratica devozionale nel piccolo santuario ed accrescere la frequentazione, il cappellano di Limana, don Giuseppe Sandi, fece ampliare la strada di accesso proveniente dal villaggio di Giaon, collocando ai lati 14 capitelli con le stazioni della Via Crucis. Le immagini ad olio raffiguranti le tappe del Calvario di Cristo furono realizzate da Galeazzo Monti (1790-1857). La solenne benedizione dei capitelli, con annessa concessione delle previste indulgenze, avvenne il 7 ottobre 1842; nella circostanza al benemerito don Giuseppe Sandi fu affidato l’incarico di ‘Direttore della Pia Istituzione della Via Crucis’”. Nel 1883 – ricordano i tecnici – si procedette ad un primo radicale restauro dei piccoli sacelli, culminato con una nuova benedizione. E ricordano che “Intorno al 1900, al termine del sentiero vennero collocate tre grandi croci (sostituite nella primavera dell’anno 2000) con l’evidente funzione di rendere ancora più verosimile la rievocazione della passione di Cristo. Qualche decennio dopo si presentò l’esigenza di provvedere ad un ulteriore restauro dei capitelli e venne costituito apposito comitato formato da esperti e volenterosi coordinati da Luigi Gasperin (febbraio 1940). Durante i tristi momenti della seconda guerra mondiale, la popolazione limanese, esortata dall’allora arciprete don Paolo Pescosta deliberò di eseguire i necessari restauri, qualora la Madonna di Parè avesse protetto il territorio comunale dalle pesanti conseguenze dei combattimenti. Nel 1946, nonostante le misere condizioni economiche, il voto venne sciolto ed ognuna delle 11 frazioni del comune si prese cura del rifacimento di un capitello, i tre rimanenti (stazioni XII, XIII e XIV) vennero ripristinati per intervento dell’amministrazione pubblica e delle famiglie Roncada Romano e Bianchet Gioacchino”. Spiegano poi che “Sulla parete nord di ciascun sacello è ancora visibile la scritta col nome della frazione o della famiglia offerente. La realizzazione dei dipinti collocati nelle nicchie fu commissionata al pittore Luigi Vardanega (1909-1988) assai attivo nella zona di Limana, dove ha eseguito, fra l’altro, alcuni affreschi nelle chiese di Villa e Cesa”. Richiamano quindi il fatto che “un tempo, la sera del Venerdì Santo, la Via Crucis era teatro di una partecipata cerimonia, durante la quale gli abitanti delle frazioni di Limana, giunti processionalmente dalla chiesa parrocchiale, percorrevano alla luce delle fiaccole il sentiero sostando ad ogni stazione, fino a raggiungere la chiesa di Madonna Parè; attualmente il suggestivo rito è stato spostato al venerdì precedente”. Segue la serie delle immagini (qui riprodotte dalla pubblicazione) accostata all’elencazione e descrizione di: epoca di costruzione, dimensioni, architettura, stato di conservazione, necessità di intervento, iscrizioni, immagini votive dei singoli capitelli: “Cristo coronato di spine”a Giaon centro (con quadro su supporto ligneo del 1985 circa), “Gesù condannato a morte” in località Madonna di Parè come tutti gli altri (con quadro di “Gesù davanti a Pilato” di Luigi Vardanega, del 1946, come tutti gli altri che seguiranno); “Gesù riceve la Croce”; “Prima caduta di Gesù sul Calvario”; “Incontro di Gesù con la Madonna”; “Gesù e il cireneo”; “Gesù e la Veronica”; “Seconda caduta di Gesù”; “Gesù e le pie donne”; “Terza caduta di Gesù”; “Gesù spogliato ed abbeverato”; “Gesù crocifisso”; “Gesù morto in croce”; “Gesù deposto dalla croce”;”Gesù posto sul sepolcro”. In chiusura della relazione tecnica i redattori esprimono l’auspicio che “dalla lettura delle schede sia possibile ritrovare aspetti poco conosciuti,, e talvolta curiosi, di una tradizione popolare che rischia di essere dimenticata ed alla riscoperta della quale, forse, questo studio è riuscito a dare un piccolo contributo”.