2 milioni 825mila euro per la tutela e la valorizzazione delle lingue minoritarie del Paese. Il riparto delle risorse è stato definito nei giorni scorsi dal Ministero delle Autonomie e degli Affari regionali, guidato da Erika Stefani, a seguito del bando lanciato a gennaio. Buona attuazione dunque per la legge 482 del 1999. Compie vent’anni l’importante provvedimento nazionale nato per la salvaguardia delle biodiversità linguistiche in attuazione dell’articolo 6 della Costituzione. Riconosce dodici comunità linguistiche storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche presenti entro i confini della Repubblica italiana e diversi dall’italiano. Questi dodici gruppi linguistici (albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni) sono rappresentati da circa 2.400.000 parlanti distribuiti in 1.171 Comuni di 14 regioni. Le risorse disponibili per l’attuazione di quanto previsto dalla legge 482 sono ripartite allo Stato (84mila euro) e soprattutto alle Autonomie locali che hanno partecipato al bando, con oltre 2,7 milioni di euro per i Comuni, la Regione Friuli Venezia Giulia (mezzo milione di euro) e la Regione Sardegna (700mila euro). 53 le domande presentate di cui 48 da parte degli Enti locali di tutto il Paese, per un totale di 103 progetti.
“Questo è un bando importantissimo per i nostri paesi, per i nostri territori – afferma Marco Bussone, Presidente Uncem – Ringrazio il Ministro Erika Stefani per l’impegno e per aver dato seguito a quanto disposto dalla norma, che compie vent’anni. Abbiamo molto da fare per tutelare e rilanciare la biodiversità linguistica del Paese. Le lingue non sono solo ‘minoritarie’ bensì ‘madri’, cuore pulsante culturale dei nostri territori alpini e appenninici. Due fronti principali del lavoro da fare nei prossimi anni, dopo i primi due decenni della 482. Dobbiamo lavorare sulle scuole, sulla formazione in classe delle nuove generazioni, e sui media. Secondo, c’è pochissimo spazio sulla tv pubblica per le lingue madri. Troppo poco, niente. Nel nuovo contratto di servizio serve un’adeguata valorizzazione e promozione. C’è in ballo il futuro di un bagaglio storico che nessun altro Paese del mondo ha e conosce”.