di RENATO BONA
Navigando in Internet abbiano fatto conoscenza con il sito “mondi medievali.net” che svolge un’apprezzabilissima attività per divulgare la conoscenza regione per regione, provincia per provincia, di: castelli, fortezze, rocche, torri, borghi ed edifici fortificati oltre a “palazzi del potere”, tutti autentico patrimonio del Belpaese. Onore al merito al sito che, mentre annuncia che “altre voci sono in preparazione”, per quanto concerne la realtà bellunese si sofferma, in ordine alfabetico, su: Agordo: Villa Crotta De Manzoni; Andraz (frazione di Livinallongo del Col di Lana), sul Castello; Arson (frazione di Feltre) sul Castello di Lusa; Avoscan (frazione di San Tomaso Agordino), sui resti del Castello; Belluno, Palazzo dei Rettori; Palazzo Doglioni; Porta Dojona; Porta Rugo; resti del Castello (Torrione); Torre Civica (Auditorium); Castellavazzo, sui ruderi del Castello della Gardona; Cortina d’Ampezzo: sul Forte Tre Sassi; Rovine del Castello di Botestagno o Potestagno; Feltre, Castello di Alboino, Torre del Campanon; Cinta Muraria, percorso della Sentinella, torre delle Rondinelle; Porta Imperiale; Porta Oria; Porta Pusterla; Torre dell’orologio; Lamosano (frazione di Chies d’Alpago) per il Castello non più esistente del Bongaio; Majon (frazione di Cortina d’Ampezzo) per il Castello De Zanna; Mel: Palazzo delle Contesse e Palazzo Zorzi; Pieve di Cadore per il Castello e il Palazzo della Magnifica Comunità; Quero per il Castello di Quero o Castelnuovo; Tiago (frazione di Mel) per il Castello di Zumelle; Zorzoi (frazione di Sovramonte) per il Castello dello Schener. In questa occasione, andando in rigoroso ordine alfabetico, ci soffermiamo oggi sulle tre “schede” relative alla realtà agordina: Agordo, Andraz ed Avoscan. Per quanto riguarda la Villa Crotta de Manzoni si può leggere che: “Si presenta nella parte anteriore come un’imponente villa urbana, mentre nella parte posteriore si trasforma in una residenza di campagna con un grande parco e giardino. Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento Francesco Crotta acquistò la proprietà dove sorgeva un edificio del XV secolo che venne ingrandito ed abbellito per renderlo a tutti gli effetti una residenza signorile. Vennero uniti il nuovo edificio, che ospitava la residenza privata della famiglia, con l’ala antica destinata al numeroso personale della proprietà; venne realizzata una sala completamente affrescata. Il corpo seicentesco si affaccia verso il grande prato, il cosiddetto “Broi, e verso la strada che taglia il centro”. Ancora dal sito: Nel Settecento venne eretta l’ala di rappresentanza creando lo spazio per il giardino contornato da un’alta cancellata in ferro con colonne in pietra su cui sono posizionate quindici statue di antiche divinità. Nel 1813 la villa venne acquistata dalla famiglia Manzoni che, grazie alle ricchezze accumulate nelle miniere di Valle Imperina, riuscì a comprare il titolo nobiliare divenendo De Manzoni nel 1820. I De Manzoni fecero vivere alla villa il periodo di massimo splendore promuovendo la cultura e l’arte come mecenati. Chiamarono alcuni dei rappresentanti più significativi delle arti bellunesi tra cui l’architetto Giuseppe Segusini per completare il parco con un edificio in tipico stile romantico, e Pietro Paoletti per decorare il salone con scene tratte dal poema epico Orlando Furioso”. Si rammenta per concludere che “Durante la Grande Guerra la Villa subì numerosi danni; vennero distrutti e trafugati gli arredi, i dipinti e la ricca biblioteca insieme ad una grande collezione di minerali e conchiglie”. E siamo al Castello di Andraz a proposito del quale “mondi medievali.net” specifica che: “… Con ragionevole certezza un castello esisteva già prima del 1027 quando Corrado II il Salico dona ai Vescovi di Bressanone un vasto territorio tra Livinallongo e Colle Santa Lucia ma non il castello e le sue pertinenze. Si ipotizza un castelliere o un mansio di fattura tardo-romana e la riedificazione, poco prima del 1000 (dopo le successive ondate barbariche che sicuramente hanno distrutto il preesistente manufatto), ad opera di una potente famiglia locale, i Pouchenstein, per contrastare le dispute con i confinanti arroccati sui castelli di Avoscan e Rocca Pietore. Un erede di questa potente famiglia, nel 1200, vende il castello con le pertinenze ed il territorio circostante al Principe-Vescovo di Bressanone Conrad Von Rodenegg. Da allora in poi il castello apparterrà ininterrottamente ai vescovi fino al 1803 quando il Principato Vescovile venne soppresso. Ma non sarà una storia tranquilla, né facile. Già nel 1221 il vescovo insedia un suo nipote come vassallo e amministratore del castello e delle proprietà terriere. Qualche anno dopo altri suoi nipoti, Paul e Nicolaus Schoneck, compiono atti indicibili ed orrendi delitti e tiranneggiano la popolazione locale. È costretto all’intervento armato pure il Conte del Tirolo che deferisce i due ‘bravi’ e li costringe all’esilio e confisca tutti i loro beni nelle circostanti valli, ma non il castello che resta comunque a disposizione della famiglia Schoneck che di fatto si impossessa dei diritti dell’illustre vescovo. Probabilmente per necessità economiche nel 1331 i diritti d’uso, ma non la proprietà, che nominalmente appartiene ancora ai Vescovi di Bressanone, vengono ceduti alla famiglia degli Avoscano rappresentata da Guadagnino, insediati ad Avoscan di San Tomaso Agordino”. È proprio in queste cruente lotte tra potenti famiglie locali – si spiega ancora – che, nel 1350, il castello viene assediato ed assaltato con successo da Corrado Gobel che mette in fuga gli Avoscagno e consegna castello e diritti al legittimo proprietario, il Vescovo che… dal 1416 il vescovo si riserva la gestione ‘diretta’ del manufatto e del feudo circostante, ed insedia una propria guarnigione militare con un capitano alla proprie dipendenze. Il Castello viene usato regolarmente dai Vescovi per ‘villeggiatura’ ma serviva, e abbastanza spesso, come sicuro rifugio in caso di situazioni di pericolo nelle numerose contese con gli scomodi vicini, primo tra tutti il Conte del Tirolo, o durante le numerose guerre come nella ‘guerra dei contadini’ del 1525…Dopo l’uragano napoleonico, nel 1803 il Principato dei Vescovi di Bressanone viene soppresso e le proprietà secolarizzate ed assoggettata definitivamente l’intera regione. Il castello diviene proprietà del governo austriaco…”. Nel 1853 viene venduto ad un privato locale: in parte demolito, le travature usate come materiale da costruzione per le case o addirittura come legna da ardere come del resto suppellettili, mobilia, quadri e la dotazione di materiale storico e cartaceo. Il Castello di Andraz è di proprietà della Regione Veneto. Concludiamo con Avoscan ed i resti del Castello degli Avoscano casato di conti dei quali viene ricordato che “dominò per circa venticinque anni la storia dell’Agordino nel corso del XIV secolo, periodo in cui queste zone erano in mano agli Scaligeri di Verona (1322-1337). La residenza di questa famiglia nobile era appunto il castello di Avoscan, esistente già al tempo delle invasioni barbariche. In riferimento all’edificazione della fortezza, la tradizione vuole che tre sorelle, tra loro in disaccordo, abbiano costruito tre castelli: quello di Avoscan, quello di Rocca Pietore e quello di Andraz…Altre testimonianze più attendibili descrivono il castello come ‘…un complesso di solidi edifici, alla maniera di fortilizio, e si estendeva anche lungo tutto il piccolo pendio, occupava il piano dove oggi passa la strada pubblica, e finiva sulla sponda del Cordevole’. Attualmente nel luogo dove sorgeva tale costruzione sono state edificate case private e quindi non rimangono più tracce del castello”.
NELLE FOTO (dal sito“mondi medievali.net”): due scorci di Villa Crotta-De Manzoni di Agordo; ed altrettanti del Castello di Andraz; anche Avoscan vantava un castello, lo testimoniano i resti; una panoramica del paese agordino.