di RENATO BONA
Cammina, cammina, leggi, leggi, eccoci a riferire del nono itinerario (su dieci) relativo a “Le ville nel paesaggio prealpino della Provincia di Belluno”, libro realizzato a cura di Paolo Conte, con testi di Simonetta Chiovaro, edito nel 1997 dall’Amministrazione provinciale bellunese con la Edizioni Charta Milano, referenze fotografiche di Mauro De Santi (altre immagini sono di Stefano Renier, Venezia; Cristiano Velo e Luigi Dalla Giustina, Feltre; Luciano Solero, Sappada, e del Ministero della Difesa). E’ quello intitolato: “Intorno alla città di Belluno: dai luoghi di Dino Buzzati al Castionese”, che propone: a San Pellegrino villa Buzzati; all’Anconetta villa Doglioni; a Piai villa Coraulo; a Vallina di Castion villa Berettini; a Modolo villa Miari Fulcis, quindi le ville del Viale di Pedecastello; a Cadola di Ponte nelle Alpi villa Cesa e a Pieve d’Alpago villa Falìn. La Chiovaro apre la sua descrizione ricordando che oggi Belluno, è tagliata in due settori dalla strada statale e spiega: “a meridione rimane il nucleo storico mentre a settentrione si estendono antichi quartieri attualmente molto modificati ed ampliati a causa della forte espansione edilizia”; aggiunge quindi che la città ha un secondo limite territoriale, questo di tipo naturale, vale a dire il Piave che la divide dalla zona del Castionese ma col quale è rimasta sempre in stretto contatto “grazie al sistema di ponti costruiti nei secoli”. Prima di passare alle singole tappe con riferimenti alle ville, precisa che “l’itinerario propone una interessante deviazione verso l’Alpago e più in particolare a Pieve d’Alpago dove si conserva ancora l’unica villa ‘veneta’ di questa parte orientale della provincia”. L’itinerario prende il via nei pressi dell’abitato di Visome “in un punto riconoscibile senza alcuna difficoltà per la presenza ai margini della strada, sulla destra, di una singolare piccola chiesa di colore rosso acceso. E’ la cappella di San Pellegrino diventata il simbolo della zona nonché della villa alla quale appartiene”. Si tratta di VILLA BUZZATI, XIX secolo, che “rappresenta il più significativo esempio nella zona di residenza di campagna di un tipo ‘romantico’ con caratteristiche ormai completamente svincolate da quelle tradizionali delle ville venete”. E’ probabile che all’epoca della costruzione della chiesa, nel Cinquecento, proprietaria della villa fosse la famiglia Sacello; l’aspetto attuale e ben noto deriva dalle profonde trasformazioni e dalle aggiunte avvenute ad opera della famiglia Buzzati. Meta successiva, la località Anconetta per raggiungere VILLA DOGLIONI, XVIII secolo, di modeste dimensioni ma molto ben proporzionata. Il portone d’accesso è molto lineare; “l’unico elemento decorativo è costituito dai due occhi ovali ritagliati in una lastra massiccia di pietra posta in linea con l’architettura della porta. Al primo piano, la bifora all’interno di un’ampia cornice in pietra. Un timpano triangolare e i due camini laterali concludono la composizione. Verso ovest si addossa al corpo della villa un edificio più basso aggiunto nell’Ottocento”. Proseguendo all’Anconetta fino ad un trivio si prende la strada al centro cioè la Via Coràulo ai Piai per arrivare a una tipica residenza padronale del Seicento: VILLA CORÀULO, di fine XVII secolo edificata su un terreno che “ebbe origine da una frana che anticamente provocò la caduta di una grande massa detritica su una specie di altopiano a terrazzamenti”. Dei due ingressi, il principale, di rappresentanza, è costituito da un alto muro con al centro il cancello tra due robusti pilastri con i caratteristici vasi. Nella corte vi è un pozzo in pietra in cui sono incisi lo stemma della famiglia Coràulo e la data 1691. Al corpo principale della villa ne è addossato uno rustico, formando una struttura ad “L”. A questo punto la Chiovaro sottolinea che dai Piai è necessario riprendere via Anconetta e, camminando in salita verso Cavessago, compare il complesso di VILLA BERETTINI, XVIII, secolo, con ingresso caratterizzato da un bellissimo corridoio di carpini innestati. E spiega che: “La facciata che si intravede alla fine del viale alberato è quella rivolta ad est che è stata parzialmente trasformata nella prima metà del Novecento, perché la villa aveva subito notevoli danni durante la prima guerra mondiale”. Da segnalare, infine, le robuste cornici in pietra che riquadrano le finestre probabilmente originarie. Lasciata Cavessago si procede verso la parrocchiale di Castion, si attraversa il paese e si giunge a Modolo dove è possibile ammirare VILLA MIARI-FULCIS, XVII-XVIII secolo, che ha ingresso laterale. L’edificio principale è completato da un’ala perpendicolare, più bassa, che forma con esso una “L”. L’autrice del testo sottolinea che “Gli elementi architettonici che compongono l’ingresso della villa costituiscono uno dei più significativi esempi di gusto barocco… intendendo riferirsi col termine a particolari soluzioni per estrosità d’invenzione e per movimento plastico, piuttosto infrequenti nella valle”. Continuando la passeggiata si va fino a Pedecastello dove una stradina porta alla chiesetta di Sant’Anna dove alla base della collina si trova la VILLA DE BERTOLDI-CATANI, XIX secolo, edificio ricostruito nell’Ottocento sui resti di una precedente costruzione distrutta da un incendio. La villa è singolare soprattutto per la posizione: orientata ad ovest e sul nord di un poggio gode di una splendida vista sulla città di Belluno. Si riprende il cammino ed ecco, in mezzo al verde, la VILLA DE BERTOLDI, XVII secolo; “al posto della trifora centrale compare una grande monofora inquadrata da una cornice in pietra e completata da un poggiolo a filo parete con i balaustrini in pietra”. Completala la visita nel Castionese ci si sposta in un’altra zona meritevole di interesse: la conca alpagota, ma prima, tappa a Cadola di Ponte nelle Alpi per la VILLA CAPPELLARI, praticamente soffocata dalla nuova zona artigianale, costruita per la famiglia Cesa: una villa piuttosto piccola ma molto ricercata in ogni particolare. Conclusione di itinerario, come detto, a Pieve d’Alpago per VILLA FALÌN, XVII-XVIII secolo, che si presenta come inglobata nel centro abitato e quindi priva della necessaria apertura verso la campagna. L’edificio è a due piani: quello terreno abbastanza rialzato tanto che al di sotto è stato ricavato lo scantinato. L’accesso “avviene attraverso un imponente scalone a due rampe che poggia su un muro a bugne rustiche e presenta una ricca balaustra in pietra scolpita, impreziosita da eleganti vasi pure di pietra tornita”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Le ville nel paesaggio prealpino della Provincia di Belluno”): veduta del complesso di villa Buzzati; il corpo principale; l’ala est, di stile neogotico; villa Doglioni; scorcio della facciata principale e del parco-giardino di villa Coràulo; veduta del complesso; scorcio della facciata di villa Berettini; veduta parziale del complesso di villa Miari-Fulcis; l’ala di servizio; ambienti interni della stessa villa; la facciata della villa De Bertoldi-Catani; il lungo prospetto verso nord di villa De Bertoldi; imponente sfondo naturale per villa Cesa; villa Falìn: la facciata principale, oggi.